2/3/2016 – Il Prefetto di Reggio Emilia non aveva ordinato alcuna scorta per il sindaco Luca Vecchi. Anche perchè non spetta a lui autorizzarla, mentre nel caso la decisione spetta al ministero ell’Interno che dovrebbe attivare Ufficio centrale scorte. Il comitato provinciale ordine e sicurezza pubblica, convocato su richiesta del sindaco all’indomani della lettera dal carcere di Pasquale Brescia, al 41bis in attesa di giudizio nel processo Aemilia, si era limitato a disporre una vigilanza specifica, vale a dire il passaggio di auto dei Carabinieri o della Polizia sotto la sua abitazione.
E’ quanto ha chiarito il 18 febbraio lo stesso prefetto Raffaele Ruberto, presente il questore Isabella Fusiello, in un incontro con i rappresentanti del Sulpl, incontro chiesto dallo stesso sindacato della polizia locale che chiedeva chiarimenti, appunto, sull’assegnazione della scorta di vigili urbani al primo cittadino di Reggio Emilia.
Lo ha scritto il Resto del Carlino, in una ricostruzione della vicenda scritta da Sabrina Pignedoli. In sostanza, se così stanno le cose, il sindaco Vecchi si sarebbe auto-attribuito la scorta basandosi sul diritto di disporre di un autista (ma non un agente della Municipale). La questione della scorta a seguito delle presunte minacce contenute nella lettera del costruttore cutrese , si ricorderà, aveva offerto il destro al Pd di mettere sotto accusa i Cinque Stelle che, dopo le rivelazioni sulla casa di Masone, avevano chiesto in Parlamento un’inspezione antimafia al comune di Reggio.
Il fatto è che il giorno successivo all’incontro del Sulpl la scorta si è , per così dire, dissolta. E se ne sono accorti in molti alcuni giorni fa, quando il sindaco è andato da solo al convegno di Legacoop sull’edilizia al centro Malaguzzi. Non aveva la scorta quando ha incontrato davanti ai cancelli i soci lavoratori ex Cormo e quando si è allontanato a prendere la macchina in piazzale Europa. Ora il Siulp è in attesa di chiarimenti personalmente dal sindaco: quando hanno chiesto di incontrarlo, Vecchi non era in ufficio.
E se le cose stanno così, anche la valutazione emersa in sede di comitato ordine e sicurezza publica, sulla lettera di Pasquale Brescia, sarebbe diversa da quella accreditata in sede politica di una minaccia al sindaco e alla sua famiglia. Anche perchè la lettera, che chiede a Vecchi di dimettersi “per non aver difeso la comunità cutrese”, in effetti esordisce esprimendogli “solidarietà” umana per gli attacchi subiti nella vicenda della casa di Masone.
Aveva dunque ragione l’ex responsabile sicurezza di An, Pietro Negroni, quando in una lettera ai giornali, aveva per primo messo in dubbio che la scorta fosse frutto di una decisione del prefetto, rilevando che la legge 133 del 2002 vieta di impiegare i vigili urbani in servizi di scorta: “Ho il sospetto insomma – aveva scritto Negroni – che per la prima volta nella storia d’Italia stiamo assistendo ad una “scorta mediatica”, una “scorta” fasulla che – evocando l’immagine di vere misure di protezione – lo promuova d’ufficio, giacché le autorità competenti non l’hanno fatto, a vittima della ‘ndrangheta che necessiti di una “scorta”, collocandolo quindi fra i “buoni a tutta prova” e lo difenda così dalle legittime richieste di far chiarezza che gli giungono dall’opinione pubblica…”.
Si pone a questo punto il problema della disparità di trattamento tra Luca Vecchi e sua moglie, Maria Sergio – che lavora come dirigente al comune di Modena – scortata da due agenti della Municipale della Ghirlandina su richiesta scritta, così pare, del prefetto Di Bari al sindaco di Modena Muzzarelli. Anche a Modena il Siulp è insorto chiedendo un incontro al rappresentante del governo perchè “certi incarichi non ci competono”.
CINQUE STELLE: ESPOSTO IN PROCURA E ALLA CORTE DEI CONTI
Le consigliere comunali del gruppo 5 Stelle Alessandra Guatteri e Paola Soragni hanno depositato un esposto in Procura e alla Corte dei Conti ” per verificare la legittimità dell’utilizzo degli agenti della polizia municipale per la cosiddetta ‘ quasi scorta’ al sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi. Una ‘scorta’ della Polizia Municipale già finita nel nulla dopo un mese e che non fu mai disposta dalla Prefettura” e smontata “pezzo per pezzo dall’articolo della giornalista Sabrina Pignedoli, ricordiamo minacciata nel suo lavoro dall’imputato in Aemilia Domenico Mesiano e parte lesa nel processo contro la ‘ndrangheta”.
Una “quasi scorta”, aggiungono, “che sembra essere stata montata mediaticamente ad arte”, con episodi imbarazzanti come una pattuglia della Polizia Municipale che ha atteso Vecchi “tre ore davanti a un noto ristorante sulla circonvallazione, per riportarlo a casa dopo cena. Ma di punto in bianco sembra che della ‘scorta’ non ci sia più bisogno”.
“Per questo, citando come fonti sia le posizioni del sindacato Sulpm Reggio Emilia, le note del Comune di Reggio Emilia che l’articolo in data odierna della giornalista Pignedoli, abbiamo depositato in Procura un esposto per verificare la consistenza di possibili reati di abuso d’ufficio e peculato. La Procura – aggiungono – all’interno dell’esposto è stata informata anche di un nostro accesso agli atti depositato questa mattina presso il Comune di Reggio Emilia. Accesso effettuato per conoscere quali atti l’amministrazione comunale ha disposto per l’utilizzo di pattuglie e mezzi della Polizia Municipale a favore del primo cittadino. Esposto analogo verrà inviato alla Corte dei Conti”. Alessandra Guatteri e Paola Soragni, consigliere comunali Movimento 5 Stelle Reggio Emilia.
NEGRONI: LA PIGLIATA PER I FONDELLI DELLA FINTA SCORTA
2/3/2016 – “Dopo che il Prefetto di Reggio Emilia ha confermato ciò che io avevo denunciato sui media locali venti giorni fa, ovvero che gli agenti di Polizia Locale che accompagnavano il Sindaco non erano una scorta, né erano lì per decisioni della Prefettura, della Questura, o del competente Ufficio Scorte (Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza personale), tale ridicolo succedaneo è stato immediatamente cancellato, così com’era stato disposto, cioè senza fornire spiegazioni, senza lasciar capire chi l’avesse ordinato – se il Comandante, l’Assessore competente od il Sindaco stesso – senza ordini scritti, neanche agli stessi operatori. Una vicenda che denota quale ridicola e surreale farsa fosse stata armata da chi governa questa città, pur di non fare chiarezza sulle vicende occorse di recente, e di non fornire le carte e le fatture che comprovino la ricostruzione fornita dal Sindaco sulla compravendita e la supposta ristrutturazione della sua casa. Anzi alle legittime richieste di chiarezza essi avevano risposto con quella operazione d’immagine, fatta al solo scopo di far figurare Vecchi come combattente anti-mafia, tanto da venire da essa minacciato… Minacce ritenute inesistenti dai competenti uffici, come scopriamo ora, davanti alle quali comunque la nostra amministrazione cittadina non ha avuto lo stesso alcuna remora – pur di far apparire il Sindaco sotto “scorta” – a distogliere uomini e mezzi dai servizi d’ufficio, dal contrasto a criminalità e devianza, come se fossero queste ultime, come diceva anche Delrio col suo famigerato “tutte balle”, a non esistere a Reggio…
Una vera e propria pigliata per i fondelli ai cittadini reggiani, giunta per di più come unica risposta fattuale dell’amministrazione Vecchi ai gravi sospetti di infiltrazioni mafiose nel nostro territorio: una vicenda vergognosa e gravissima che credo descriva drammaticamente bene chi sia il nostro Sindaco e chi siano coloro di cui si è circondato”. Pietro Negroni, ex responsabile sicurezza di An
Un tànt al bràss
02/03/2016 alle 16:33
Che scorza…