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I reggiani per esempio sono un popolo paziente. Sin troppo
Iren chiude l’acqua alle famiglie, ma il padrone non è il Comune?

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DI PIERLUIGI GHIGGINI

11/3/2016 – I reggiani per esempio sono un popolo con la pazienza di Giobbe. Per esempio ogni mattina raccolgono i cocci delle vetrate e riaprono i negozi con grande pazienza, pur sapendo che presto  o tardi, magari la notte successiva, subiranno un altro saccheggio. In certi orari per esempio viaggiano nei bus pazientemente come sardine, e per esempio fanno tardi a scuola o al lavoro perché il trenino è ritardo un giorno sì e l’altro pure. Ma pazienza.

Devono per esempio sopportare l’insistenza degli abusivi che prendono possesso dei  parcheggi a squadre di quattro e cinque, e pazienza se ti rigano pure la macchina o se ti spaccano il lunotto e di prendono la borsa che hai lasciato lì perché, solo  per fare un esempio, hai un congiunto all’ospedale o la rata del mutuo che scade  e la tua testa è rivolta a tutt’altri pensieri. Vedono per esempio che la burocrazia cresce a dismisura come le persone sedute davanti a un computer in uffici semideserti, affrontano con pazienza le code, guardano con pazienza il buco del park Vittoria, lavorano pazientemente per quattro soldi che per esempio permettono di sopravvivere solo se ti immagini di mangiare, come Dario Fo nel Mistero Buffo. E magari per esempio sono ridotti a sgranocchiare una sapida cartella di Equitalia, e pazienza se non hanno un lavoro e vedono nero davanti a sè. Vedono le mafie e la corruzione e per esempio si chiedono perché chi di dovere non aveva visto prima, e pazienza se il sindaco non porta in consiglio comunale i conti e le fatture della casa di Masone. Respirano aria mefitica, per esempio, e con grande pazienza sopportano la puzza insopportabile dei fanghi di Mancasale. E sempre per esempio passano l’inverno al freddo, e pazienza se Iren gli taglia il gas e il riscaldamento per debiti fatti da altri, non da loro, e per esempio i loro figli piccoli passano a ciclo continuo da un raffreddore a un’influenza a una tracheite da antibiotici. E non puoi farci niente, baby, questa è Reggio Emilia la città delle persone.

rubinetto acqua 2

Ma a tutto c’è un limite, anche alla pazienza dell’asino bastonato e alle afflizioni della vita quotidiana.

Questo limite, nella città delle persone che un tempo accompagnava non solo gli umani, ma persino gli amici delle colonie feline dalla culla alla tomba (epoca d’oro, quella della Reggio Emilia che aveva ancora i suoi sontuosi gatti randagi), la  barriera invalicabile è stata abbattuta con la tortura della sete decretata dal tribunale dell’inquisizione di Iren, che ha tolto l’acqua a una palazzina di otto appartamenti dove vivono famiglie con bimbi piccoli e anche anziani in gravi condizioni di salute. L’edificio avrebbe accumulato bollette non pagate per 17 mila euro: arretrato di cui, per quanto si sa, sarebbero responsabili altre persone, non gli inquilini attuali. Infatti l’amministratore condominiale, per esempio, sarebbe sparito dalla circolazione.

Ma il punto non è questo. Il punto è che nessuno ha diritto di togliere l’acqua ad altri esseri umani, neppure se il debito dovesse raggiungere o superare persino i crediti benignamente condonati da Iren al comune di Torino, evento peraltro impossibile. Nessuno può arrogarsi il diritto di calpestare un diritto umano fondamentale come quello di dissetarsi, di lavarsi e di far da mangiare. Umani, animali e piante sono fatti essenzialmente d’acqua, e gli umani hanno bisogno di acqua potabile per sopravvivere.

Il dirigente, il funzionario, il tecnico che hanno assunto ed eseguito la decisione di chiudere i rubinetti dovrebbero provare sulla loro pelle cosa significa restare tre giorni senz’acqua o anche solo per 24 ore. Provare per credere. Dovrebbero provare il presidente di Iren Profumo e l’amministratore delegato Bianco, dall’alto dei loro stipendi da nababbi, cosa vuol dire restare un paio di giorni con i rubinetti asciutti. Invitiamo il vicepresidente Ettore Rocchi  a scendere tra i comuni mortali e andare tra la gente a cui  la “sua” Iren, ha tolto l’acqua. Vada, avvocato Rocchi, vada a verificare la “customer satisfaction”, e poi dica sinceramente cosa pensa di tale situazione.

Ora è su questo limite, quello del diritto minimo alla sopravvivenza, che ogni patto di cittadinanza si dissolve nell’infamia e nella vergogna,  e la pazienza si risolve di colpo nell’indignazione e nella rabbia, sino all’irrefrenabile prurito di una giustizia fai da te visto che non si ha notizia di alcun giudice che interviene d’urgenza (ma non li leggono i giornali, e quella non è una notitia criminis?), e per esempio il grande partito che ha ancora occhi e informatori dappertutto non pronuncia verbo, impegnato com’è nella scissione. Neppure si ha notizia di una mobilitazione della protezione civile se non altro per portare sacchetti d’acqua. E’ dura riconoscerlo, ma la città delle persone è una balla fotonica.

Lascia increduli, poi,  l’atteggiamento dell’amministrazione comunale di Reggio Emilia. Ieri, evidentemente dopo lunga cogitazione, il vicesindaco Matteo  Sassi ha testualmente dichiarato: “Anche a fronte di morosità importanti e di condotte discutibili da parte degli amministratori di condominio, sarebbe un fatto grave, non condiviso né condivisibile da parte dell’Amministrazione comunale”: E ha assunto impegno solenne per modificare la Carta dei servizi in sede Atesir. Ma va?! E intanto chi dà l’acqua alle famiglie a secco?

Ma lo sa il vicesindaco, chi ha tagliato l’acqua? Qualcuno gli dica che si chiama Iren. E qualcuno gli dica che il padrone di Iren non è un bieco schiavista cinese, bensì il Comune di cui proprio lui, Matteo Sassi è vicesindaco e del quale è sindaco quel Luca Vecchi che si occupa spesso e volentieri di Iren, ma di voto maggiorato, non di gente assetata. Parlano come se fossero un’autorità terza, praticamente impotente, invece sono nella stanza dei bottoni. Ma davvero non sono consapevoli di essere i padroni di Iren? Non scherziamo. Va bene che, per esempio, una cosa sono gli azionisti e l’altra i gestori: ma cosa ci stanno a fare, questi amministratori della città delle persone che sono anche padroni di Iren se non sanno prendere posizione e imporre la fine di uno sconcio del genere? Sono buoni solo ad aspettare i dividendi e a ad avventarsi sulle poltrone?

Gli va bene che il corto circuito in cui sono ingavonati, questi amministratori che sembrano arrivati da Marte, non è ancora chiaro ai cittadini: però non dovrebbero confidare troppo nella pazienza dell’asino, che del resto Giordano Bruno considerava simbolo dell’autentica sapienza. Dovrebbero sapere che per una cosa del genere in altri Paesi e altre città la pazienza, per esempio, si misurerebbe già da tempo sulla lunghezza dei forconi.

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4 risposte a I reggiani per esempio sono un popolo paziente. Sin troppo
Iren chiude l’acqua alle famiglie, ma il padrone non è il Comune?

  1. Pazienti in senso.. Rispondi

    12/03/2016 alle 10:06

    Da curare.
    In quanto la loro grassa e maialosa ignoranza fa lardo da ogni parte..

  2. Oscar Rispondi

    12/03/2016 alle 19:49

    Bravo!! Nulla da aggiungere,basta ed avanza.

  3. waterboy Rispondi

    13/03/2016 alle 16:10

    Bell’articolo, ma io ci avrei messo un po’ piu’ di populismo….

    • Pierluigi Rispondi

      13/03/2016 alle 18:54

      Grazie! Provvederemo la prossima volta, a volte ci tratteniamo per non apparire a tutti i costi contro…

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