24/3/2016 – Nel giorno della prima udienza del processo Aemilia, è deflagrata la bomba delle rivelazioni dell’imprenditore Giuseppe Giglio, imputato per il quale nel rito abbreviato in corso a Bologna il procuratore della Dda Marco Mescolini ha chiesto la pena di 20 anni per associazione mafiosa. Giglio ha deciso di collaborare con la giustizia: trasferito in un altro carcere, lontano dagli altri imputati detenuti di Aemilia, e con afianco nuovi avvocati, ha cominciato a parlare il 9 febbraio. E’ una bomba a orologeria, nel senso che da giorni circolano notizie otto verbali di interrogatorio che scaverebbero nei rapporti tra politica, amministrazioni e costruttori nel Reggiano e in altre città: “Dovevamo oliare, oliare per poter lavorare”, avrebbe dichiarato Giglio a proposito di un colloquio con l’imprenditore edile Augusto Bianchini, anche lui imputato ma nel procedimento ordinario di Aemilia. Ha parlato di superfatturazioni che dovevano servire a pagare le tangenti. Ma a chi? Quali ruote dovevano essere oliate? Nomi nei verbali ce ne sono, ma al momento non trapelano.
Siamo solo agli inizi di un nuovo, clamoroso capitolo dell’inchiesta Aemilia, che si annuncia devastante per il mondo politicoe per il sistema dei poteri pubblici: Giglio comparirà tra pochi giorni davanti al Gup di Bologna, e lì parlerà. Alla luce di quanto sta emergendo, si capisce anche la durezza della relazione della direzione nazionale antimafia, secondo cui nella mitica Emilia rossa il livello di omertà sarebbe persino superiore a quello della Calabria
Alcuni verbali sarebbero secretati, altri sono finiti ai media. Ieri, dopo la chiusura dell’udienza di Reggio Emilia, con una scelta senza precedenti l’Ansa ha pubblicato alcuni contenuti di verbali che ha potuto visionare.
Vi si parla delle dichiarazioni di Giglio a proposito di un patto tentato con un politico reggiano di opposizione. Un patto che non ha avuto seguito, ma ciò non esclude che vi siano stati altri patti con altri politici ben più potenti perchè dentro la stanza. Di questo patto fallito parla per sentito dire da Alfonso Diletto che sarebbe uno degli affiliati alla ndrina reggiana del clan Grande Aracri insieme a Nicolino Sarcone,, Francesco Lamanna, Antonio Gualtieri (già vicepresidente dell’Aier, braccio destro di Antonio Rizzo nella disciolta associazione degli imprenditori cutresi), Gaetano Blasco e Antonio Valerio.
Nel 2012 – ha dichiarato dunque Giglio – è venuto da me Diletto dicendo che era fissata una riunione” con un politico di cui “non sapevo neanche il nome”. Una riunione alla quale però Giglio non andò: “Un patto diciamo politico, da una parte promessi voti e finanziamenti, dall’altra promesse diciamo di lavori in Regione, Provincia e Comune (di Reggio, ndr.)” oltre ad “un quieto vivere diciamo per il Prefetto, perché il prefetto aveva alzato un po’ un polverone2 con le interdittive antimafia.
Chi era il politico così è potente da poter garantire lavori in Comune , Provincia e Regione? Secondo la Dda gli imprenditori legati alla ndrangheta avrebbero scelto l’unico politico che non maneggiava né piani urbanistici né concessioni edilizie né appalti, perché era all’opposizione in netta minoranza. Questo politico secondo la Dda e l’Ansa (che ne ha pubblicato la fotografia in manette, quando fu arrestato a fine gennaio 2015) era Giuseppe Pagliani, capogruppo di Forza Italia a Reggio, già candidato in Provincia e in Regione. ù
GLI STRALCI DEI VERBALI
Nel 2012 (l’anno della famosa cena agli Antichi Sapori) Alfonso Diletto disse a Giglio: “Guarda non è solo per l’interdittiva che ci hanno dato, ma abbiamo la possibilità perché abbiamo fatto un patto con il politico Pagliani che ci darà del lavoro. In cambio noi gli dobbiamo trovare dei voti”.
Aggiunge ilpentito: “Diciamo che il patto politico c’è stato, ma non è andato avanti… Per tutte le notizie, cioè per il polverone che si era alzato, diciamo, sia di giornalismo e sia per il resto, giustamente, non è andato avanti”.
Giglio conferma nella sostanza quanto sempre affermato da Pagliani: che i rapporti con gli imprenditori cutresi furono interrotti quasi subito, quando l’avvocato di Arceto fu avvertito da un collega che tra quelli che lo avevano contattato c’erano personaggi poco raccomandabili. Fa testo, del resto, la sentenza con cui il Riesame scarcerò Pagliani dopo un mese di arresto. Resta da capire come l’esponente azzurro potesse veramente garantire “del lavoro”, vale a dire appalti pubblici o concessioni, vista la sua posizione di totale minoranza politica.
Resta anche da capire quale influenza avranno queste dichiarazioni nel rito abbreviato davanti al Gup di Bologna, dove Pagliani è in attesa di sentenza e per il quale l’accusa ha chiesto ben 12 anni di reclusione e due di lavoro coatto. Certamente la pubblicazione di verbali non a conoscenza delle parti assume in questo caso il carattere di un aperto tentativo di indirizzare il processo verso un esito sfavorevole all’esponente di Forza Italia.
Non a caso subito dopo la diffusione degli stralci dei verbali di Giglio, è insorto con una durissima dichiarazione scritta l’avvocato Alessandro Sivelli, legale di Pagliani, dicendosi “esterrefatto” per la loro pubblicazione. Verbali, ha sottolineato, che la difesa non conosce, che non fanno parte degli anni e che perciò, questa la conclusione implicita, non possono essere che trapelati dalla Dda.
“Ancora una volta – ha dichiarato Sivelli – si è deciso di celebrare il processo sulla stampa anziché nelle aule del Tribunale. Non mi era mai accaduto che dopo che l’accusa e la difesa hanno svolto le proprie conclusioni e si sono lealmente confrontate sul materiale probatorio utilizzabile venga inviato (da chi?) alla stampa un verbale di dichiarazioni che non fa parte degli atti e che la difesa non conosce; verbale che contiene dichiarazioni rese non in contradditorio, da un soggetto che conosceva gli atti di indagine e che aveva evidentemente tutto l’interesse a compiacere ai Pubblici Ministeri”.
Fausto Poli Taneto
24/03/2016 alle 15:49
Nella ….. ci sono tutti, Del Rio, Masini, Pagliani, e tutti i professionisti al seguito.
Stamane ho letto il carlino della Pignedoli, informative inquietanti.
Sia a dx che a sx. Complotto andranghetista ?
E i latitanti che non si sono presentati ?
Reggio come Caracas ?