6/3/2016 – Una buona notizia: la Casa dei burattini del grande Otello Sarzi è salva. Resterà nella sede di via del Guazzatoio a Reggio Emilia, vicino alla bellissima piazza Fontanesi, grazie a un’operazione di filantropia culturale come se ne vedono di rado, che ha rimediato al fatto che gli enti locali non sono in grado di contribuire all’affitto dei locali.
Fugato ogni rischio sulla “fine” di un pezzo di storia – non solo reggiana – del teatro di animazione, si apre una fase nuova con il rilancio della Fondazione Sarzi che ha rinnovato a febbraio il Consiglio e i propri vertici con Rossella Cantone presidente, Rolando Gualerzi vicepresidente (noto manager, consulente di comunicazione e programmazione economica: suo, fra l’altro, il primo progetto di Reggio Children nei primi anni Novanta) e i consiglieri Anna Bigi, Maurizia Cavazzini, Maurizio Corradini, Paolo Garuti, Guido Mora segretario provinciale della Cgil, Mauro Sarzi (figlio di Otello) e Isabelle Roth curatrice del Museo.
Il nuovo Consiglio ha già predisposto un piano di lavoro che porterà la Fondazione a intrecciare collaborazioni con le istituzioni della città e della Regione. Un moderno “riposizionamento” culturale, pedagogico, storico, teatrale e di spettacolo rivolto alle scuole di ogni ordine e grado, agli anziani e giovani sino alla Università. Le attività di animazione, educazione e intrattenimento si propongono di arrivare nei quartieri, nelle biblioteche, nei centri commerciali e nelle strutture di accoglienza sociale e nelle strutture sanitarie pubbliche e private.
Il Museo, nella sede di via del Guazzatoio è visitabile gratuitamente nelle ore d’apertura o su prenotazione. Dedicato ad Otello Sarzi Madidini, patigianoi, artista e uomo di teatro, riconosciuto come il più grande maestro burattinaio del Novecento, scomparso ormai quindici anni fa, in via del Guazzatoio è uno straordinario patrimonio di burattini sia tradizionali sia improntati a un’innovazione nelle forme e nei materiali che ha fatto scuola in tutto il mondo, con testi e video di spettacoli storici realizzati e programmati dalla Rai come dalle più importanti televisioni europee. Ed è solo una una parte delle opere d’arte lasciate da Otello Sarzi.
“La “comunità” che ha inventato il “modello di formazione in campo pedagogico” conosciuto ormai a livello mondiale come “Reggio Children” – afferma Rolando Gualerzi – deve anche il proprio successo all’intenso lavoro di protagonisti come Loris Malaguzzi, Gianni Rodari, Otello Sarzi e l’Amministrazione pubblica locale, gli insegnati e tanti genitori e cittadini reggiani che hanno partecipato alla sperimentazione degli inizi e hanno dato vita al modello educativo basato sui “Cento linguaggi”.
Sono gli anni 1969-70 quando Malaguzzi con Otello Sarzi organizzano i primi corsi di aggiornamento su costruzione e animazione dei burattini per una quarantina educatrici. Gli incontri di formazione avvengono al Teatro Municipale (ora Romolo Valli) e Gianni Rodari, che in quegli anni era spesso in città a fare progetti con Malaguzzi e Sarzi , affermò che “il burattinaio è il più bel mestiere del mondo”.
E’ ormai confermato , ricorda Mariano Dolci, già collaboratore di Otello Sarzi e responsabile del Comitato Scientifico della Fondazione, che “ il teatro, o , più precisamente , in un primo approccio, l’espressione drammatica, si trova alle sorgenti di tutte le forme di espressione. Vero e proprio esercizio dei sensi, dell’intelligenza e dell’immaginario. Per sua natura stimola congiuntamente, fra gli altri: l’espressione del linguaggio orale e quella del corpo e dei suoi gesti e mutamenti; allena all’ascolto, all’attenzione, alla osservazione, alla memoria, all’amicizia”.
CHI ERA OTELLO SARZI
Otello Sarzi Madidini è nato nel 1932 a Vigasio, in provincia di Verona, da una famiglia di tradizione burattinaia: il bisnonno e il nonno alternavano l’attività di burattinai con una professione “normale” che gli permetteva di sopravvivere.
Otello, inizialmente, non mostrò passione per quest’arte; ma nel dopoguerra, dopa aver a lungo militato nella resistenza, durante la prima grande alluvione nel Polesine si trovò in un campo di rifugiati a dover improvvisare uno spettacolo di burattini per tanti bambini impauriti e infreddoliti; da allora decise che quella sarebbe stata la sua strada.
Durante i primi anni d’attività allestì alcune ravale, con l’aiuto dei famigliari, con le quali girò l’Italia facendosi conoscere e apprezzare. Nel 1955 si stabilisce a Roma dove comincia a frequentare gli ambienti intellettuali e artistici. In questo ambiente ricco di stimoli e proposte nasce l’idea di un nuovo teatro di burattini che vada controcorrente rispetto alle scelte di molti burattinai, che relegano questa forma teatrale a spettacolo per l’infanzia, senza sfruttarne le infinite possibilità. Questi anni di attività sono destinati a dare una nuova impronta al teatro di figura. Sono anni di sperimentazione, di nuovi e azzardati accostamenti.
Otello è tra i primi ad accostare i burattini alla musica sia classica che moderna e tradizionale. Dai suoi esperimenti risultano opere che riscuotono un grande successo sia in Italia che all’ estero con “Il Barbiere di Siviglia” di Paisiello oppure il “Maestro di Cappella” di Cimarosa. L’enorme successo riscosso con il teatro ha portato Otello in tutto il mondo, fino ad approdare all’Opera Comique di Parigi con un grosso successo. Oltre alla musica il nuovo teatro di burattini si accosta anche alla letteratura, mettendo in scena Beckett, Brecht, Kafka, Jarry, Pascarella, Cervantes e molti altri grandi nomi e titoli.
Verso la fine degli anni ’60 Otello e la sua compagnia (TEATRO IL SETACCIO BURATTINI-MARIONETTE) si trasferisce a Reggio Emilia dove alla normale attività di studio e sperimentazione teatrale si affianca un grosso impegno su tutto il territorio emiliano-romagnolo con corsi laboratorio, stage e attività spettacolare, con un rilevante supporto di operatori scolastici per poter costruire spettacoli a misura di bambino.
Otello è scomparso nell’ottobre del 2001, in sua memoria un gruppo di amici e diverse istituzioni della provincia e della città di Reggio Emilia hanno dato vita alla “Fondazione Famiglia Sarzi” con il compito di presentare e recuperare la sua opera, nonché proporre iniziative educative e culturali nel campo del Teatro di Figura.