17/2/2016 – “Non ho mai avuto posizioni negazioniste, nemmeno per Reggio Emilia. Sin dal mio primo intervento nella commissione Antimafia, gennaio 2007, ho sostenuto che la criminalità si era globalizzata e che le mafie non erano questione di quattro regioni italiane, ma di tutta l’Italia, nord compreso, Europa e mondo intero. Da allora questo concetto l’ho ribadito in tutte le occasioni che ho avuto fino alla noia“. Con queste parole il deputato Pd Maino Marchi replica alla deputata 5 Stelle Maria Edera Spadoni dei 5 Stelle, dopo la polemica esplosa sulle prese di distanza dell’onorevole di Correggio nei confronti di Enrico Bini, nel 2008, quando già i magistrati di Catanzaro avevano riferito in Antimafia -di cui Marchi era membro – del radicamento della ‘ndrangheta a Reggio Emilia.
L’onorevole Maino Marchi e laconsigliera regionale Roberta Mori nel marzo 2010 al buffet della festa di Reggio 24 Ore, alla quale partecipò l’Aier in forze con Antonio Gualtieri, Palermo e Antonio Rizzo
Marchi oggi afferma che la sua posizione è stata limpida, tuttavia non risponde nel merito delle contestazione, né spiega perché lui e il Pd aveva steso un bel cordone sanitario intorno a Bini, mentre le amministrazioni e i politici andavano a braccetto con i costruttori cutresi.
Nessun accenno autocritico, in compenso una severa censura nei confronti dei Cinque Stelle: “Una cosa non l’avevo detta né prevista: un movimento politico che usa le mafie per attaccare amministrazioni senza amministratori indagati, che pensa si possa dire ai prefetti in quali amministrazioni mandare le commissioni d’accesso è al di là del bene e del male”.
“Ringrazio l’on. Spadoni e il M5S per avere richiamato alcune mie affermazioni del 2008 – scrive dunque l’on. Maino Marchi – Siccome sono riportate parzialmente, vorrei rendere più esplicita una posizione che ho sostenuto in varie occasioni. Fin dal mio primo intervento in Commissione antimafia, gennaio 2007, ho sostenuto che la criminalità si era globalizzata e che le mafie non erano questione di quattro regioni italiane, ma di tutta l’Italia, nord compreso, Europa e mondo intero. Da allora questo concetto l’ho ribadito in tutte le occasioni che ho avuto fino alla noia. Non ho mai avuto posizioni negazioniste, nemmeno per Reggio Emilia.
Accanto a questa posizione ne ho sostenuta un’altra – aggiunge – Reggio Emilia era una delle province più povere all’inizio del ‘900 ed è diventata una delle province più ricche e con una delle più eque distribuzioni del reddito grazie alla collaborazione, oltre a un sano conflitto in certi casi, tra le forze economiche e sociali, imprese cooperative e private e organizzazioni sindacali, e le istituzioni locali. Una collaborazione basata sulla legalità e il rispetto delle regole. Le mafie possono cambiare i connotati dell’economia e della società.
Ho spesso aggiunto: chi per decenni ha governato deve temere più di altri che questo avvenga, perché produrrebbe anche cambiamenti politici” Però “una cosa non l’avevo detta né prevista: un movimento politico che usa le mafie per attaccare amministrazioni senza amministratori indagati, che pensa si possa dire ai prefetti in quali amministrazioni mandare le commissioni d’accesso è al di là del bene e del male”.
Conclude Marchi: “D’altra parte, cosa ci si può aspettare dopo che Grillo ha fatto la campagna elettorale in Sicilia nel 2012 dicendo che lì la mafia non c’è, ma è al nord. O da chi, come Di Battista, ha fisicamente impedito a Speranza di fare una conferenza stampa nel 2014?”.