19/2/2016 -La Regione apre i cordoni della borsa, e il castello di Canossa è “salvo”. Non che nessuno progettasse la demolizione dei sacri ruderi che videro Enrico IV attendere tre giorni nelle neve per umiliarsi davanti a papa Gregorio VII e alla Grancontessa Matilde, e che per questo costituiscono un pilastro della storia europea. Tuttavia incombeva la chiusura del castello con la revoca della gestione, nel baillamme della legge Delrio sulla chiusura-non chiusura delle province: una figuraccia atomica di fronte all’intero continente.
Questa volta a salire a Canossa è stato il governatore Stefano Bonaccini, che oggi pomeriggio ha compiuto un sopralluogo sul posto accompagnato dal sottosegretario Andrea Rossi e dagli assessori regionali a Turismo e Difesa del suolo, Andrea Corsini e Paola Gazzolo, insieme al presidente della Provincia di Reggio Emilia Giammaria Manghi e al sindaco Luca Bolondi. Annunciati due interventi radicali, per la promozione eper la messa in sicurezza della rupe, e un contributo d’urgenza per garantire l’apertura del Castello
“Con questa visita abbiamo confermato l’impegno della Regione, che fin da subito ha seguito con attenzione e interesse i problemi legati al futuro del castello di Canossa che Comune e Provincia ci hanno segnalato, consapevoli che nel nostro territorio, insieme a tante bellezze, c’è anche un prezioso patrimonio artistico-culturale che ci rende davvero orgogliosi – spiega il governatore Stefano Bonaccini – A supporto del nostro intervento c’è anche un dato estremamente importante, per Canossa, di circa 20.000 visitatori all’anno, che dimostra come anche il turismo culturale possa rappresentare un volano di crescita per la nostra regione”.
Tre, in particolare, i campi di intervento sui quali le istituzioni si impegneranno non solo per tutelare, ma anche per rilanciare Canossa e più in generale l’area matildica. “Per quanto riguarda la gestione del castello, la Regione assegnerà alla Provincia 15.000 euro grazie ai quali potremo prolungare fino all’estate l’apertura della struttura”, annuncia il presidente Giammaria Manghi. “Dopo l’estate – aggiungono i presidenti Bonaccini e Manghi – abbiamo avviato contatti con il Ministero dei Beni e delle attività culturali che si è impegnato ad inserire il castello di Canossa tra i 15 siti di interesse nazionale la cui gestione verrà affidata con un bando ministeriale”.
“Canossa e l’area matildica nel suo complesso saranno poi al centro di un progetto di promo-commercializzazione per il quale la Regione Emilia-Romagna si è pure impegnata a stanziare alcune decine di migliaia di euro”, annuncia il sindaco Luca Bolondi, ringraziando i vari livelli istituzionali “che si sono spesi per questo grande risultato”.
Infine la messa in sicurezza del castello e dell’area. “Le situazioni più problematiche riguardano i calanchi ai piedi dell’area del parcheggio e la solidità della rupe in generale”, spiegano il presidente Manghi e il sindaco Bolondi. “Come Regione ci siamo impegnati a estrapolare dal bilancio circa 250.000 euro per i primi interventi – conclude il presidente Stefano Bonaccini – che dovrebbero unirsi ai 600.00 euro previsti dal piano nazionale contro i dissesti “Italia sicura”, in attesa di copertura finanziaria”.
In realtà il declino di Canossa è la cartina al tornasole di un fallimento in termini di valorizzazione e di promozione che arriva da lontano e riguarda l’intero territorio reggiano (emblematico in proposito il disastro di Montefalcone, di cui naturalmente non parla più nessuno). Eppure Canossa è un simbolo per l’Europa, un sogno da ricostruire e da “vendere” come progetto culturale e turistico su cui sollecitare idee, impegnare talenti e investire risorse.
L’annuncio del progetto di promo-commercializzazione può costituire la svolta tanto attesa, ma certo non si andrà da nessuna parte con poche decine di migliaia di euro.