8/2/2016– Tutti davano per acquisita la chiusura definitiva del sito rifiuti di Poiatica (dove fra l’altro sono stati rilevati in alcuni punti elevati tassi di radioattività,p eraltro non confermati dall’agenzia Arpa) dopo il no della Provincia all’ampliamento dell’ultimo lotto, e dopo l’accordo tra Regione e Iren ambiente per la bonifica del sito.
Invece, contrordine compagni: giovedì scorso di fronte alla III commissione dell’assemblea regionale, l’ingegner Giachetti, responsabile di Poiatica, a nome di Iren ha chiesto che la discarica diventi un bacino per lo smaltimento di, si calcola, 500 mila tonnellate di rifiuti speciali.
Il colpo di scena viene denunciato oggi dal Comitato Chiudere la Discarica, presente alla riunione. Il Comitato ora teme che la riattivazione della mega discarica venga contrabbandata come piano di riqualificazione, magari per colmare l’invaso creato nel tempo da Iren. Per questo chiede sin d’ora alla Provincia e ai sindaci della montagna reggiana di pronunciarsi con un no fermo e di mettere in atto “ogni azione” per impedire la riapertura di Poiatica.
Ecco cosa scrive il Comitato. “Siamo a un passo dalla definizione del Piano Regionale che tra le tante azioni prevede, in virtù anche delle osservazioni arrivate e dal diniego della Provincia all’ampliamento del famoso sesto lotto avvenuto nel 2014, la chiusura formale e definitiva della discarica di Poiatica. Partita chiusa, direte voi? Quasi, avremmo detto fino a qualche settimana fa.
Finché Giovedì non ci presentiamo alla convocazione della Regione alla III Commissione Territorio Ambiente, riunito per discutere delle osservazioni e contro-osservazioni inviate nel 2014 da Enti, Comuni, Associazioni e Comitati di tutta la Regione. Andiamo per ascoltare senza prenotare alcun intervento, finché a nostra sorpresa nel corso degli interventi prende la parola l’Ing. Giancarlo Giacchetti responsabile della discarica di Poiatica e tecnico Iren, il quale, in rappresentanza dell’azienda, chiede che la discarica diventi bacino regionale (ed extra) per rifiuti speciali”.
“Cosa? Abbiamo capito bene? – chiosa il Comitato – Ma se solamente due giorni prima i media si rimpallavano le dichiarazioni di una soddisfatta Regione che con l’amministratore delegato di Iren, Roberto Paterlini, sottoscriveva un accordo per la riqualificazione del sito di Poiatica !”
A conferma della notizia, è stato difuso un brano delle dichiarazioni dell’Ingegner Giachetti:”Nel territorio di nostra competenza ( Iren ) non abbiamo disponibilità impiantistiche per questa tipologia di impianti e contemporaneamente c’è una discarica a Poiatica che prevedeva l’ampliamento… per questo, rimane un fabbisogno legato ai rifiuti speciali rispetto al quale chiediamo alla Regione verso l’impianto ( il cui invaso non è stato completato ) di adoperarsi a trovare uno sbocco legato al fabbisogno di rifiuti speciali.”
“Ecco ciò su cui puntano il giro di affari le mega aziende dei rifiuti: gli speciali – è il commento del Comitato – Una macrocategoria dove stanno ormai tutti i tipi di rifiuti che da norma necessitano di trattamento: biostabilizzato, inerti, rifiuti ospedalieri, fanghi e scarti industriali,scorie da inceneritori e tutto ciò che è rifiuto dalle attività produttive e di servizi. Una mole immensa di tipologie di rifiuti su cui nessuno può porre limitazioni.
Ma perché tanto smoderato amore per gli speciali? In primis perché negli speciali rientrano ormai quasi tutte le tipologie di rifiuti e, dunque, un giro di affari (i loro) milionari. Inoltre, lo smaltimento di speciali ad oggi è aperto a libero mercato, le aziende possono cioè scegliere di rivolgersi per il loro sotterramento all’operatore che meglio risponde alle loro esigenze, anche dal punto di vista economico, senza confini territoriali (!), gare o appalti di sorta”.
La Regione però dovrebbe a Poiatica concedere le autorizzazioni. “Ma se il piano regionale rifiuti adottato sancisce la chiusura della discarica, come può Iren fare ancora utili a Poiatica con gli speciali ? Magari con un super piano di “riqualificazione ambientale” (sulla riga dell’accordo emerso in questi giorni?) o di “messa in sicurezza del famoso invaso” ( invaso che Iren, incontrastata, ha subdolamente creato e nel quale si potrebbe invece benissimo mettere terra o argilla )?
Tutte bellissime parole per celare il sempre vecchissimo motivo che attanaglia queste terre da 20 anni: seppellire rifiuti in terra di appennino reggiano”.
“Fatta la legge trovato l’inganno, direbbe qualcuno. Per ora manca ancora la legge, ma c’è già chi lavora per l’inganno e confidiamo che la Regione, che legifera con la responsabilità del futuro di intere comunità, non ceda e resista alle pressioni dei monopoli, mantenendo la promessa di chiusura definitiva su cui riponiamo la nostra fiducia e speranza”.
Conclude il Comitato: “Abbiamo letto l’intervento di Iren di Giovedì come un messaggio evidente soprattutto per gli amministratori regionali, provinciali e locali di riaprire la questione Poiatica sulla base delle solite motivazioni monetarie e di emergenza rifiuti (emergenza più volte disconfermata dagli amministratori regionali presenti in quella e altre sedi, non esiste un’emergenza rifiuti ma, anzi, impianti in sovrabbondanza). Lo stile comunicativo in campo rifiuti è sempre un po’ quello della paura per condizionare le scelte politiche ( le tariffe, i costi, le emergenze ecc.) .
“Sappiamo che gli amministratori locali sono a conoscenza di questo possibile rischio a Poiatica e chiediamo che Presidente della Provincia Manghi e i Sindaci tutti dell’Unione Montana dei Comuni dell’Appenino Reggiano, il Sindaco e amministrazione di Carpineti, oltre ad ogni discorso di politica rassicurazione, di cui francamente ce ne facciamo poco, si adoperino fin da oggi per impedire con ogni mezzo e strumento qualsiasi piano dissennato su Poiatica che preveda lo smaltimento di altri rifiuti con piani di ripristino, qualificazione o altro escamotage. Da mesi abbiamo sentito solo la voce del Sindaco di Toano Volpi farsi alta contro ogni ulteriore nefandezza, chiediamo che si manifesti solidarietà attorno a questa voce e si agisca operativamente in prevenzione di qualsiasi interramento ulteriore di rifiuti.
Quando, infatti, avranno succhiato tutte le risorse naturali del nostro Appennino, lasceranno una terra arida e disabitata, quale reale guadagno potranno aver tratto da questa compravendita gli amministratori?”