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Marchio Reggio Children: equilibrismi lessicali Pd per dare il via libera ai privati
Le maestre, presenti in massa, se ne vanno dal consiglio deluse

8/2/2016 – Il Pd apre la porta a una parziale privatizzazione, o quanto meno a “sinergie” con investitori privati, del marchio Reggio Children. È quanto emerso dopo un paio d’ore di dibattito in consiglio comunale, al termine del quale il Pd ha approvato una propria mozione (20 favorevoli, otto contrari e 3 astenuti) che in definitiva mette una toppa, senza risolverla, alla divisione emersa  all’interno del gruppo la settimana scorsa, a seguito della presentazione di un documento delle opposizioni sulle notizie di un accordo bloccato in extremis per una partnership privata nel marchio Reggio Children: documento non ammesso, ma con il Pd che si è diviso a contrari e astenuti.
Tutto era nato dal quasi-accordo con la società concessionaria del marchio delle bamboline Winx, agenzia vicina per amicizie generazionali e affinità politiche al presidente del consiglio Matteo Renzi. La compartecipazione, trattata in estate, doveva avvenire nel silenzio generale, si sussurra, per la ridicola cifra di 24 mila euro, ma è stata bloccata dopo l’ intervento di un gruppo di insegnanti di Reggio Children.
IN Sala del Tricolore, oggi, pedagogiste,  maestre e atelieriste dagli asili più belli del mondo erano presenti in massa (almeno duecento) e certamente se ne sono andate con l’amaro in bocca: erano convinte che il Pd  sbarrasse il passo a una privatizzazione strisciante, ma così non è stato.
Naturalmente i democratici si tengono bene alla larga dalla parola “privatizzazione”, tuttavia il documento presentato e approvato è un capolavoro di equilibrismo in politichese da Prima Repubblica, degno delle celebri “convergenze parallele”.
Ecco il passaggio cruciale, su cui sviluppare un’esegesi degna dei rotoli del Mar Morto:    “Aumentare la riconoscibilità internazionale del Reggio Emilia Approach e del modello educativo reggiano anche attraverso un piano industriale di sviluppo che, mantenendo il controllo pubblico del progetto pedagogico, delinei stategie di interazione sinergica e alleanze al fine di ricercare ed elaborare ipotesi che si pongano l’obiettivo di produrre una seria tutela del “marchio” con conseguente valorizzazione anche economica dell’utilizzo del Reggio Approach  da parte di istituzioni scolastiche straniere. Questo al fine di aumentare le risorse a disposizione del nostro sistema educativo 0-6 anni. Si sottolinea l’importanza che tale valorizzazione venga realizzata in forme coerenti con i principi e i valori che la città riconose e ha affidato all’esperienza educativa 0-6 anni del Comune“.

Chi ci capisce è bravo, e certamente chi ha scritto tale arzigogolo ho ha le idee poco chiare, o le ha sin troppo e le vuol confondere agli altri. Nè ha diradato la cortina di smog l’intervento dell’assessore Curioni: “Ciò che conta non è dire sì o no al rapporto con il privato – ha detto – Ciò che conta è la capacità di avvicinare privati che condividano il senso di una politica pubblica, che ci consenta di mantenere quell’egemonia e quella titolarità che permette al pubblico di segnare l’indirizzo. Ricercare un partner significa stare dentro a questo schema con lo scopo di valorizzare il brand, implementare la rete internazionale, cogliere nel mondo ulteriori opportunità per investire su un’educazione pubblica di qualità nella nostra città”.
Praticamente ogni opzione sembra aperta, almeno sul piano della promozione e dei diritti di sfruttamento. Annzi se una cosa è chiara dalle parole dell’assessore è che l’intervento dei privati non costituisce più un problema.
Ma – questo invece costituisce un problema – neanche una parola per chiarire la natura dei rapporti instaurati con l’agenzia delle Winx vicina al premier Renzi. E neanche sulle ragioni che spingono a rastrellare denaro mettendo sul mercato il marchio Reggio Children: forse perchè la fondazione guidata da Carla Rinaldi è stata caricata impropriamente dal Comune del fardello di un mutuo plurimilionario relativa al completamento
del centro internazionale Malaguzzi?
Con questo documento, in definitiva, la Giunta  ha via libera per avere mano libera. Qualcuno però dovrebbe ricordare agli amministratori che il Reggio Approach non è di proprietà nè del Comune, nè del Pd nè del consiglio comunale, ma appartiene della città di Reggio Emilia nel suo complesso, come del resto hanno chiarito oltre venticinque anni fa i pedagogisti americani, quando hanno definito Reggio Emilia “una comunità educante”.
Nessuno dunque può disporre a piacimento del Reggio Approach e di conseguenza del marchio Reggio Children. A voler essere pignoli,  l’ultima parola su eventuali partner spetta comunque non ai politici, bensì  agli eredi materiali e culturali di Loris Malaguzzi: in primo luogo maestre, atelieriste, cuoche e ausiliarie che hanno dedicato la vita alla costruzione degli asili più belli del mondo. Ma forse gli amministratori di oggi non hanno compreso a fondo la lezione magistrale lasciata dai Bonazzi e dai Malaguzzi, e magari sono in tutt’altre faccende affaccendati.

(Pierluigi Ghiggini) 

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Una risposta a 1

  1. carlo baldi Rispondi

    09/02/2016 alle 08:15

    Mi rammarica che non si riesca a trovare un accordo con l’Università per fare di Reggio il centro mondiale della formazione per l’infanzia. Ne abbiamo parlato più volte, dall’estero ci chiedono di organizzare corsi di laurea specifici in inglese con il marchio Reggio Children, di predisporre college per studenti stranieri che verrebbero in gran quantità , dando una svolta alla nostra città. Ma manca una classe politica che sappia coordinare una simile iniziativa e si svende il marchio e quindi le prospettive della stessa città. Con Reggio Children università Reggio potrebbe diventare il M.I.T dell’infanzia ( corsi di laurea, fiere specifiche per i prodotti delle scuole primarie, case editrici specifiche, architetti specializzati, ricercatori e studiosi dei problemi dell’infanzia, ed ancor più 2-3000 giovani studenti stranieri che farebbero fare un salto di qualità al centro storico)
    Carlo Baldi

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