di Pierluigi Ghiggini
23/2/2016 – Il pianoforte ‘e journe da mettere a disposizione dei viaggiatori nella stazione ferroviaria (quale però ancora non si sa) ha occupato quasi due ore del Consiglio comunale di Reggio Emilia , a conferma che per distrarre il popolo basta poco: un vassoietto di brioches esorcizza la fame di tutti i giorni sin dai tempi del panem et circenses . Alla fine il Pd si è approvato da solo la mozione urgentissima, collocata al primo posto dell’ordine del giorno in base a una norma dello Statuto, l’articolo 20, che in genere si usa in occasioni come l’attacco alle Torri Gemelle o le stragi di Parigi. Però un pochettino si sono vergognati, e hanno modificato da soli la loro stessa mozione per contenere l’imbarazzo serpeggiante, e si vedeva a occhio nudo, tra i banchi della maggioranza: prima di sganciare dei soldi pubblici per un pianoforte, la Giunta dovrà “verificare la disponibilità di eventuali sponsor ponendosi l’obiettivo di ridurre al minimo gli oneri per il Comune”.
A margine del voto storico, in nome della cultura e della creatività, va segnalata una significativa distrazione dell’ufficio stampa che nel comunicato sul voto ha scritto che l’ordine del giorno ex articolo 20 “a firma dei consiglieri Pavarini, Cantergiani, De Franco, Montanari, Cigarini, Rivetti, Saccardi, Vergalli e Franceschini, in merito al progetto “Play me”, un pianoforte in stazione” è stato “approvato all’unanimità“. Come se la delibera fosse passata nel tripudio generale con le opposizioni genuflesse davanti alla barba di Capelli. Niente di più falso: dopo bollato la delibera come inutile e assurda, le opposizioni (Cinque Stelle, Forza Italia, alleanza Civica di Rubertelli e Bellentani, Lega Nord) sono uscite dall’aula. Solo 17 alla fine i voti favorevoli, con diverse defezioni per assenze nel gruppo Pd: questa sarebbe l’unanimità spacciata nel comunicato conclusivo attraverso un sillogismo forse involontario, ma col sapore del regime.
Anche il sindaco Vecchi, che è persino assessore alla Cultura ma in questo momento è roso dal tarlo non della Conoscenza bensì della Distrazione – a proposito della casa di Masone – ha preferito tenersi alla larga dalla tenzone disertando il consiglio e delegando a parlare l’assessore alla Mobilità Mirko Tutino: evidentemente il pianoforte avrà le ruote e sarà messo direttamente sui binari per rallegrare i pendolari depressi della Reggio Sassuolo. Forse è stato un ripiego, perchè in aula era presente e ben visibile l’assessora alla città storica Natalia Maramotti, e di logica la supplenza del sindaco sarebbe toccata a lei su una delibera di tale portata, che fa il paio che la celebre dichiarazione sulle dimensioni dell’albero di Natale che migliorano la percezione di sicurezza dei cittadini.
Probabilmente anche l’assessora Maramotti ha preferito restare una volta tanto nell’ombra, mandando avanti Tutino il quale, da politicante di razza, trova sempre le parole giuste per difendere anche l’indifendibile. Senonchè ieri è scivolato sulla sua stessa foga, ironizzando sulle opposizioni che hanno ballato sul surrealismo targato Pd: “Siete in dieci e avete parlato in sette”. Non si è reso conto che è sempre meglio parlare in tanti anzichè darsi alla latitanza come ha fatto il primo cittadino.
Il dibattito si è trascinato su due filoni: da un lato, le opposizioni hanno chiesto ripetutamente, senza ricevere risposta, per quale imperscrutabile ragione “con tutti i problemi che ci sono” sia stata imposta una discussione d’urgenza sul pianoforte. Dall’altra il Pd ha affermato che si tratta solo “di un piccolo segno di cultura”, niente affatto in contraddizione con la necessità di garantire sicurezza e lotta al degrado.
Alla fine non si è capito dove sarà piazzato il benedetto pianoforte: alla stazione storica, dove i viaggiatori in attesa sono ammassati nell’atrio, non c’è posto. E alla Mediopadana dove il posto non mancherebbe, il frastuono dei supertreni in transito è capace di frustrare anche il suonatore più roccioso.
Resta da dimostrare che l’angolo del sogno (dove poeticamente tutti diventano aedi mentre intorno la città brucia) possa automaticamente diventare l’angolo della cultura. Perchè, inutile illudersi, suonare in stazione saranno soprattutto strimpellatori di passaggio: del resto hanno diritto anche loro a un pubblico e a un minuto di celebrità, o semplicemente a sgranchirsi le dita nell’attesa di un treno che non passa mai. Come disse Umberto Eco: “Su Facebook tutti gli asini diventano depositari delle verità”. Ecco, basta mettere un pianoforte al posto del social e il gioco è fatto. Sempre pronti a ricrederci, comunque, se tra l’umanità dolente della stazione dovesse materializzarsi un giorno lo spirito immane di Oscar Peterson.
La coda dei tromboni
23/02/2016 alle 13:02
Un bel Trombone non sarebbe stato più consono a rappresentare la poll(i)ttika reggiana ?
Già Già.. lo ruberebbero subito..considerato il tessuto sociale (o asociale?) che vige in città..:(
..però, in positivo, potrebbe anche rappresentare un richiamo per tutti quegli artisti/e geniali dei tasti in cerca d’autore…
e se alla fine fosse anche una bella idea ?
🙂
arturo
23/02/2016 alle 13:07
Più che un trombone una bella trombata…