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“Luca, Maria e la casa degli smemorati”
I Cinque Stelle di nuovo all’attacco del sindaco

27/1/2016 – “La Casa degli smemorati Luca e Maria: se questo fosse un romanzo potremmo intitolarlo così. Purtroppo non lo è”. Non mollano la presa i Cinque Stelle reggiani, in testa l’on. Maria Edera Spadoni, ai quali non fanno un baffo gli insulti sanguinosi con cui li ha ricoperti il Pd in consiglio comunale: anzi, ne traggono  nuova energia per mettere sotto accusa il sindaco di Reggio Emiliae per tornare a chiedere la commissione d’accesso prefettizia per valutare il livello d’infiltrazione mafiosa nel comune di Reggio Emilia”.

La nuova occasione è fornita da due articoli usciti oggi sul Carlino Reggio, sicuramente imbarazzanti per i protagonisti della storia della casa di Masone e naturalmente per il partito che si è stretto a coorte in difesa del primo cittadino.

Il primo, di Sabrina Pignedoli, riporta la deposizione di Maria Sergio, moglie del sindaco e all’epoca dirigente numero 1 del settore urbanistica ed edilizia del Comune, davanti ai magistrati della Dda di Bologna che nel 2012 la intervistarono come testimone. Colpiscono le risposte a spizzichi e bocconi di Maria Sergio che, se da un lato rileva che tra il 1995 e il 200a a Reggio Emilia “si costruì troppo… anche 1.800 alloggi all’anno” con una “sproporzione rispetto alle province vicine”, dall’altra afferma che i costruttori principali sono le grandi cooperative (“Tecton, Unieco… Coopsette”) però non sa dire chi siano i costruttori cutresi:  cita, come a pescarli casualmente nel mazzo, i Villirillo, l’ingegner Salerno e l’allora consigliere comunale del Pd Olivo, però nel complesso si schermisce, un atteggiamento che sembra sorprendere i magistrati: “Rispetto alle ditte cutresi – dice Maria Sergio – io non… come dire non ne ho incontrate molte perchè poi spesso appunto le ditte cutresi lavorano sugli interventi diretti, che io gestisco di meno…”.

Ma ai Cinque Stelle appare incredibile che Maria Sergio non sapesse citare almeno la ditta di Francesco Macrì, il costruttore cutrese – poi arrestato nell’ambito di Aemilia con l’accusa di aver favorito gli affari di Nicolino Grande Aracri – che solo sei mesi prima di quella testimonianza le aveva venduto la casa di Masone dove oggi Maria Sergio col marito sindaco. Da qui l’accusa sarcastica di smemoratezza: Maria Sergio smemorata al parti del marito Luca Vecchi che in consiglio ha detto di “non aver realizzato” che Francesco Macrì era dentro il processo Aemilia.

E che dire dei fratelli Turrà, rimasti impiglianti nell’inchiesta Edilpiovra e con cui secondo la lettera del “corvo” Maria Sergio sarebbe imparentata per parte di madre?

L’altro articolo che ha solleticato l’interesse dei grillini (e non solo) riguarda i rapporti dello stesso Macrì col comune di Reggio. L’uomo della casa di Masone, e prestanome di Bolognino e dei fratelli Vertinelli nel Cenacolo dei Pescatori di Calerno, il resort sequestrato dalla dda perchè ritenuto un investimento “coperto” riconducibile al boss Grande Aracri, non era uno sconosciuto negli uffici comunali. Non lo era per pratiche relative  a diversi insediamenti edilizi(cambiamenti in corso d’opera), per un subappalto del 2009 alla F.lli Macri (di cui Francesco era socio accomandatario, per un’osservazione accolta su un piano di iniziativa privata al Ghiardello (votato dal consiglio comunale), per altri appalti pubblici da 223 mila euro, e infine nel 2014 ,quando il 22 settembre sempre la Fratelli Macrì viene invitata dal Comune a partecipare a una procedura negoziata per l’assegnazione di lavori di manutenzione stradale.

Dati, circostanze, dichiarazioni che permettono ai Cinque Stelle di continuare col fuoco di sbarramento e di fare a pezzettini le affermazioni del sindaco e di sua moglie.

“Smemorata Maria Sergio, dirigente all’urbanistica prima in Provincia con Ugo Ferrari e poi in Comune a Reggio chiamata da Delrio ed al fianco sempre di Ugo Ferrari dal 2004 al 2014 – scrivono il gruppo consiliare e la deputata Spadoni – Interrogata dalla DDA il 15 gennaio 2013 – sei mesi (sei!) dopo l’acquisto della casa da Francesco Macrì, non si ricorda il suo nome quando gli inquirenti le chiedono a lei originaria d

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