23/1/2016 – “Non ne sapevo nulla, mi è cascato un muro addosso”. Con queste parole il sindaco di Reggio Emilia si difende dopo le notizie sulla casa di Masone comprata da Francesco Macrì, imputato nel processo Aemilia.
“Mi è cascato un muro addosso, devo ancora mettere a fuoco la situazione – ha dichiarato al Resto del Carlino – Non lo sapevo: delle 200 e passa persone che sono finite nell’inchiesta non ne conosco neanche una. Sui giornali questo nome non era mai rimbalzato, cioè… erano stati pubblicati tutti i nomi all’inizio, poi però rimbalzavano sempre quei dieci o dodici principali e, quindi, non lo sapevo”. E aggiunge: “Mi sento addolorato, mi sento anche vittima. Mi sono interrogato, mi sono posto il problema su cosa avrei potuto fare di più; ma in quel momento, in quelle condizioni, non potevo fare di più di quello che ho fatto”.
“Io non ho nulla da tenere nascosto, vi spiego tutto dal principio». La casa di Masone “era vicina a quella dei miei genitori dove abitavo prima, loro mi aiutano con il bambino – spiega Vecchi – Io e mia moglie abbiamo cercato varie case, scartandone diverse. Nella ricerca abbiamo tenuto conto del ruolo ricoperto. Non è che a Masone ci fossero mille opportunità”.
“Il cantiere era partito parecchi anni prima. La casa era ancora da ultimare – spiega – abbiamo fatto molte più verifiche di quelle che farebbe ogni cittadino prima dell’acquisto. Abbiamo fatto tutta la storia urbanistica della casa e in quel contesto non abbiamo trovato elementi di inopportunità. Ci siamo chiesti se fossero state fatte varianti urbanistiche, intendo quelle deliberate in consiglio comunale. E non ce n ’erano: il terreno era edificabile da anni. Ci sembrava, quindi, tutto a posto. Poi non potevamo prevedere che dopo anni questa persona sarebbe stata arrestata. Se vado a cena con una persona e dopo anni scopro che è un delinquente non posso farci niente“.
Giusto: infatti Giuseppe Pagliani è stato crocifisso per essere andato alla famosa cena pubblica degli Antichi Sapori.
Ma andiamo avanti con il racconto di Vecchi.
Dal momento dell’acquisto, Vecchi garantisce che l’azienda è uscita di scena: “Mai frequentato Macrì, né prima, né dopo”. Poi aggiunge: «Ci abbiamo messo un anno e mezzo a finire la casa. Abbiamo fatto i lavori noi con altre ditte e ci siamo andati ad abitare poco prima della campagna elettorale, all’inizio del 2014, credo”. Infine: “Non sto negando niente, anzi mi sento vittima, mi sento indifeso e profondamente addolorato. Da quando sono sindaco rispondo pubblicamente degli atti che faccio”.