10/1/2016 – Nel 1864 don Gaetano Chierici, sacerdote e archeologo, ideatore del Museo di Storia Patria di Reggio Emilia, uno dei fondatori della moderna paletnologia, diede notizia di un’iscrizione rinvenuta a Castellarano che egli senza esitazione attribuì agli Etruschi, riconoscendone così la presenza in quei luoghi prima dell’avvento dei Romani.
Da allora ad oggi, le indagini sulla presenza etrusca tra il Po, l’Enza e l’Appennino hanno messo in evidenza il rilievo che Reggio Emilia aveva assunto anche rispetto ad altre aree limitrofe.
Di questa importante scoperta dà conto la mostra nel Palazzo dei Musei di Reggio Emilia Gli Etruschi e gli altri. Reggio Emilia terra di incontri”, a cura di Roberto Macellari, che, visto l’interesse dei visitatori, è stata prorogata al 31 marzo 2016.
Promossa dalla Fondazione Manodori, dal Comune di Reggio Emilia – Musei Civici e dalla Soprintendenza dei Beni archeologici dell’Emilia Romagna, l’esposizione intende porre in evidenza un territorio che fin dall’antichità costituì un crocevia di legami tra popoli come Etruschi, Liguri e Celti e Umbri quasi a prefigurare la città inclusiva dei nostri giorni.
La mostra pone l’accento sul quadro di una realtà composita, nella quale gli Etruschi, depositari della cultura scritta, detenevano le leve del potere politico ed economico almeno fino dal tardo VII secolo a.C. in rapporto con Liguri e Celti e, meno sicuramente, con Umbri. Il Reggiano era un territorio di incroci culturali facilitato da un reticolo di strade che consentiva la circolazione di individui portatori di lingue, culture e religioni differenti. I devoti di diversa cultura, accomunati dalla fede nelle stesse divinità, convergevano poi nei luoghi di culto. Il maggiore di questi santuari era a Servirola (San Polo D’Enza) perno del culto alla dea Vei, assimilabile alla greca Demetra.
“Gli Etruschi e gli altri. Reggio Emilia terra di incontri” presenta circa 200 oggetti delle collezioni dei Musei Civici di Reggio Emilia, fra iscrizioni etrusche, bronzetti figurati, vasellame in bronzo e in ceramica. Sono presenti corredi funerari dei diversi gruppi etnici documentati nel Reggiano, Etruschi, Liguri e Celti, con riferimenti alla cultura umbra. Ma ci sono anche reperti dell’equipaggiamento militare, del simposio e dell’abbigliamento femminile e una rassegna epigrafica dei primi nomi a noi noti redatti in etrusco, che in alcuni casi svela l’origine etnica “altra” di personaggi poi assimilati nel nuovo contesto culturale. In mostra anche un lituo, insegna dell’augure, il sacerdote addetto a tracciare le strade, e un mozzo di ruota di carro etrusco che evocano l’intensità dei traffici che animavano quelle vie di comunicazione.