6/12/2015 – Inaugurata ieri mattina a Palazzo Casotti, nel centro di Reggio Emilia (dietro il Municipio) la mostra “Renzo Vaiani. Lavoro e memoria”, dedicata a uno dei più grandi fotografi reggiani, scomparso nel 1996 a 81 anni.
Con un foltopubblico intervenuti l’assessore all’educazione e conoscenza Raffaella Curioni, il curatore Andrea Casoli, il direttore della Biblioteca Panizzi Giordano Gasparini, il figlio di Renzo Vaiani Sergio, e il direttore della Gazzetta di Reggio Paolo Cagnan.
La mostra si inserisce nel quadro delle iniziative organizzate dalla casa editrice corsiero editore per celebrare il Centenario della nascita di Vaiani.
“Vaiani è il fotografo di Reggio Emilia, per antonomasia. Il ritrattista, ma anche il fotografo industriale, paesaggista e cronista dei momenti più significativi della nostra storia – ha detto Curioni – È partendo dalla conoscenza della nostra storia che possiamo pensare al nostro futuro. La mostra è anche un esempio di collaborazione pubblico – privato e della capacità della nostra città di tenere insieme competenze diverse”.
Al progetto di corsiero editore collaborano gli eredi Vaiani, la Fototeca della Biblioteca Panizzi che custodisce l’archivio Vaiani e la Gazzetta di Reggio che ha pubblicato il calendario 2016 con immagini del grande fotografo, dedicato alla “Vecchia Reggio”.
Il percorso espositivo presenta settantina di fotografie (tra vintage e ristampe), selezionate dallo sterminato dell’Archivio Vaiani, composto di ben 301.700 negativi (disponibile anche online nel sito della Biblioteca Panizzi), una piccola selezione di immagini di proprietà degli eredi Vaiani, materiali d’epoca, quali le macchine fotografiche utilizzate da Vaiani nella sua attività, cartoline,lastre e negativi, ora conservati alla Biblioteca Panizzi.
Gli scatti offrono una lettura dei diversi generi fotografici praticati dal ritrattista, ma anche fotografo industriale, paesaggista e cronista della storia cittadina. Ci sono Reggio Emilia sotto il fascismo, i bombardamenti e la ricostruzione, l’alluvione del Po del 1951, il passaggio dall’economia rurale a quella industriale, le Officine Reggiane, la Burro Giglio, la persistenza di antichi mestieri, specie in provincia. Ma ci sono anche le modificazioni architettoniche della città come l’abbattimento dei Portici della Trinità con la costruzione del nuovo edificio dell’Isolato San Rocco del 1952, lo sperimentalismo e la Triennale di Milano, il paesaggio dell’Appennino reggiano.
La mostra ospita inoltre la proiezione continua di un video del giovane regista libanese Ali Beidoun, che ridarà vita alle fotografie del passato attraverso riprese del presente indagando gli stessi luoghi a distanza di tempo e con prospettive differenti.
Visitabile fino al 29 febbraio, la mostra a cui si accede da via Toschi 1/b, è aperta da lunedì a sabato 8,30-13 e 14,30-18, e la domenica dalle 9 alle 12. Ingresso libero