12/11/2015 – Ha tentato di rientrare in Italia con i barconi che attraversano il canale di Sicilia il terrorista tunisino Mehdi Ben Nasr, 38 anni, arrestato a Reggio Emilia in via Ferravilla nel 2008 nel corso dell’operazione Rinascita dei carabinieri, coordinata dalla procura di Milano, e poi condannato a sette anni di carcere, finiti di scontare l’anno scorso. L’inchiesta portò in carcere una ventina di persone in inversi Paesi europei.
Mehdi Ben Nasr era considerato il numero uno di una cellula jihadista che da anni inviava combattenti in Iraq, Siria e Afghanistan. Un uomo pericoloso, esperto di esplosivi e e ritenuto dall’intelligence italiana punto di riferimento di una rete occulta che organizzava i viaggi delle reclute jihadiste. Il suo tentativo ha confermato il timore che i barconi di Lampedusa siano uno dei mezzi privilegiati per fare entrare terroristi islamici in Europa
L’uomo ha tentato di rientrare in Italia il 4 ottobre su un barcone soccorso da una nave militare. Sbarcato a Lampedusa e trasferito nel centro di prima accoglienza di Agrigento insieme a tre scafisti, per tre giorni ha continuano a fornire false generalità ha fornito un nome falso, dichiarando di essere un perseguitato politico e che intendeva raggiungere i suoi parenti in Nord Europa. Ma è probabile che volesse riattivare la vecchia cellula reggiana, magari per inviare combattenti all’Isis. tuttavia l’uomo attraverso la banca dati delle impronte digitali è stato subito riconosciuto, e i servizi lo hanno subito rispedito in Tunisia dove è stato preso in consegna dalle autorità locali. La notizia è trapelata solo in questi giorni sulle pagine di Repubblica.
Mehdi Ben Nasr fu arrestato nel novembre 2007 insieme ad altri tre tunisini che vivevano nel reggiano, e l’anno successivo finì in carcere anche il cugino Nasr Murad, muratore a Novellara.
Al termine del processo Mehdi fu condannato a 7 anni, mentre il connazionale Meftah Belhaj Chaouwki, che abitava sempre Reggio in via Liguria e considerato un aspirante combattente in partenza per l’Iraq o l’Afghanistan, rimediò 5 anni. Gli altri tre, compreso il muratore di Novellara, vennero assolti, ma subito espulsi dall’Italia.
Le intercettazioni dell’operazione “Rinascita”rivelarono che Ben Nasr era il punto di riferimento di combattenti che da Damasco volevano andare in Iraq a combattere nelle zone poi passate sotto il contro dell’Is.
Il gruppo reggiano sarebbe stato attivo per due anni ed era legato ad “Hizb al Tahrir al Islam”, considerato contiguo ad al-Qaeda.