28/11/2015 – Sull’ipotesi che il processo “Aemilia” venga trasferito a Firenze, perché non vi sarebbero fondi per allestire un’aula adeguata ad ospitarlo a Reggio Emilia (come ha denunciato il Presidente del Tribunale di Reggio Francesco Caruso), interviene con toni duri il Sindaco di Castelnovo Monti e delegato alla Legalità in Provincia, Enrico Bini: “Per allestire una tensostruttura che potrebbe ospitare il processo, così da riuscire a celebrarlo a Reggio Emilia, si parla di una cifra intorno ai 100 mila euro.
Se non si riuscisse a reperire questa somma, ed il processo dovesse essere portato a Firenze, credo che sarebbe una sconfitta per il territorio e la comunità reggiana, ed ancor peggio uno schiaffo all’impegno di Forze dell’ordine e Magistratura che hanno duramente lavorato all’inchiesta Aemilia.
Se il Ministero non individua le risorse per permettere al processo di restare a Reggio – sottolinea Bini – credo sarebbe molto importante, anche per dare un segnale, che si costruisse una alleanza tra le amministrazioni pubbliche del territorio, il mondo dell’impresa comprendendo anche la Camera di Commercio e le Associazioni di categoria, ed anche le agenzie di gestione dei servizi sul territorio, per riuscire a trovare la cifra necessaria”.
Per il sindaco di Castelnovo Monti, già presidente della Camera di commercio, premiato pochi giorni fa per il suo impegno antimafia con la Menzione speciale del Premio Ambrosoli, “è fondamentale che il processo resti a Reggio, perché la comunità deve esserne parte attiva, deve poter assistere e capire come queste persone hanno saccheggiato negli anni il territorio, come hanno impedito alle imprese sane e oneste di poter lavorare, come sono riuscite ad infiltrare organizzazioni criminali in un tessuto economico che in precedenza era sano, e come la disattenzione verso tali fenomeni, vuoi per superficialità, vuoi per connivenze, abbia consentito il radicarsi di questa situazione. Poter capire questi aspetti, seguendo da vicino il processo, sarebbe la prima iniezione di anticorpi per provare a sradicarli”.
27/11/2015 – Una lettera formale ma dai toni severi indirizzata au vertici del ministero della Giustizia: è l’ultima iniziativa assunta dal presidente del Tribuna,e di Reggio Emilia Francesco Maria Caruso. Un estremo tentativo per ottenere i fondi necessari allo svolgimento del processo Aemilia (di cui è in corso l’udienza preliminare in un padiglione della Fiera di Bologna) nella sua sede naturale, vale a dire Reggio Emilia, dove è cominciata e si è sviluppata l’inchiesta che ha disarticolato il clan Grande Aracri. Ma la giustizia a Reggio Emilia non dispone di un’aula sufficientemente grande per ospitare udienze che coinvolgeranno centinaia di imputati, testimoni e avvocati. Nè vi sono le risorse per allestire una sede alternativa, ad esempio alle sede di via Filangieri. E del resto per permettere lo svolgimento dell’udienza preliminare a Bologna, è dovuta intervenire la Regione con 400 mila euro. Al momento l’unica alternativa è l’aula bunker di Firenze con conseguente “transumanza” due volte la settimana di avvocato e detenuti sotto scorta. “Ho inviato ieri al Ministero della Giustizia una lettera in cui chiedo che si assuma la responsabilità politica su dove dovrà essere celebrato il processo Aemilia – ha dichiarato Caruso – Allo stato, il dibattimento non si può tenere a Reggio Emilia, ma all’aula bunker di Firenze”. Una possibile soluzione sarebbe l’allestimento di una tensostruttura nel cortile del tribunale: “Ma sono necessari circa 100 mila euro e nessuno sinora si è detto disponibile”.
Fausto Poli Taneto
28/11/2015 alle 21:13
Pregiao Sig. Bini: come ex Presidente della Camera di Commercio, potrebbe essere ella stesso a finanziare il rientro del maxi processo.
Ma con quale coraggio nei confronti dei cittadini contribuenti, si offende la giustizia spostando un processo dove la naturale esecuzione e’ a Reggio Emilia, teatro di distrazioni politiche fantasticamente immense ?…