4/11/2015 – Nella terza udienza preliminare del processo Aemilia, nel padiglione 19 della Fiera di Bologna, il Gup Francesca Zavaglia ha accolto numerose costituzioni di parte civile, tuttavia ne ha cassate un buon numero: deluse molte associazioni, che con la rilevante eccezione di Libera, resteranno fuori dal processo. Escluse le associazioni antiracket di Confindustria, Arci Reggio Emilia, Fondazione Caponnetto, Sos Impresa, Avviso Pubblico.
Il giudice ha invece accolto le richieste di costituzione della Regione Emilia Romagna, di Cgil, Cisl e Uil regionali, delle Camere del Lavoro di Reggio e Modena, Della Fita-Cna (sindacato autotrasportatori), dell’Ordine dei Giornalisti ed al sindacato dei giornalisti Aser, nonchè dei comuni di Reggio Emilia, Brescello (che pure è a rischio scioglimento per inquinamento mafioso), Montecchio, Reggiolo, Gualtieri e Bibbiano, della Provincia di Reggio Emilia oltre agli enti locali del parmense e del modenese.
Si sono costituiti anche cinque cittadini dichiarati parti offese, tracui la giornalista del Resto del Carlino Sabrina Pignedoli, minacciata per i suoi articoli, e la vittima di estorsione (al tempo stesso imputato nel processo) che dopo l’udienza di mercoledì scorso aveva ricevuto intimidazioni via Sms. Un fatto su cui la Dda vuole vederci chiaro, anche perchè non si può escludere che altri parti offese ( più di ottanta) abbiano subito pressioni di tipo mafioso perchè non si costituissero, come infatti è avvenuto.
L’udienza di oggi è stata caratterizzata da nuove proteste degli avvocati per i controlli all’ingresso dell’aula, ricavata in un padiglione di Bolognafiere. Alcuni legali hanno rifiutato di togliersi le scarpe, richiesta fatta loro dalle forze dell’ordine ai metal detector. “I carabinieri ci fanno togliere le scarpe, dobbiamo entrare in mutande? Questa è violenza e aggressione”, ha detto l’avvocato Antonio Piccolo. Anche dopo la prima udienza c’erano state diverse lamentele della Camera penale.
Inoltre un gruppo di legali degli imputati ha chiesto di spostare il processo a Catanzaro perché l’associazione di tipo ‘ndranghetistico contestata dalla Dda di Bologna ha radici a Cutro, provincia Crotone, con la cosca Grande Aracri.
Intanto il sindaco Luca Vecchi, che oggi ha espresso la propria soddisfazione per la decisione del giudice, ha rivelato che il Comune “sta lavorando di concerto col Tribunale” per far svolgere il processo a Reggio Emilia, sua sede naturale, e non a Bologna.
E a proposito dell’ammissione della città come parte civile, il primo cittadino di Reggio Emilia ha dichiarato che tale decisione “dimostra la fondatezza del presupposto col quale l’Amministrazione si è mossa”.
“Ritenevamo e riteniamo – ha spiegato – che l’invadenza dei clan nel nostro territorio, la loro protervia, il loro agire per inquinare le dinamiche della vita civile rappresentino un vulnus al funzionamento democratico e per questo ci sentiamo parte lesa e come tale agiremo in sede di dibattimento contro chi ha avuto condotte criminali. Pensiamo che il processo debba tenersi in città, e in conseguenza di ciò l’Amministrazione, di concerto col Tribunale reggiano, sta agendo affinché si possa giungere a questo risultato.
La stessa richiesta di risarcimento che come Comune abbiamo presentato è da intendersi come riscatto e come occasione di potenziamento degli strumenti antimafia che l’ente sta mettendo in campo, non da oggi: qualora venisse anch’essa soddisfatta permetterebbe di sviluppare nuove e ulteriori azioni per mettere a sistema l’insieme delle iniziative e dei presidi a favore della cultura della legalità.
Dopo la cittadinanza onoraria che il Consiglio comunale di Reggio Emilia ha assegnato al Prefetto Antonella De Miro, nel prossimo mese di marzo accoglieremo in città il magistrato Nino Di Matteo, per significargli concretamente la vicinanza al lavoro che svolge, in un contesto nel quale è sottoposto a misure strettissime di protezione, causa gli allarmi circa la sua incolumità attentata dalla criminalità organizzata.
In una fase in cui la cronaca cittadina ci restituisce notizia di minacce ricevute da parte di persone che a Reggio intendono costituirsi a loro volta parte civile nel processo Aemilia, è tanto più importante che l’ente pubblico abbia agito in questa direzione e sarà presente al dibattimento – aggiunge Vecchi – La mafia ha, nella paura, uno dei suoi strumenti di coercizione innanzi tutto psicologica più potente, e tenta di utilizzarla quanto più spesso può per spaventare i singoli, per isolarli e per indurli a desistere dal far valere i loro diritti. Non ci possono essere esitazioni, su questo fronte. Il Comune di Reggio, partecipando al processo contro la ‘ndrangheta, vuole in tal modo lanciare un messaggio soprattutto a quei cittadini che si sentono soli e intimoriti davanti a condotte criminose: siamo al vostro fianco, non ci lasciamo spaventare”.
CGIL-CISL-UIL RICONOSCIUTE PARTE LESA: E’ LA PRIMA VOLTA IN UN PROCESSO DI MAFIA AL NORD
“Grande soddisfazione per la decisione del Giudice per le Udienze Preliminari di ammettere come Parti Civili nel processo Aemilia Cgil, Cisl e Uil regionali dell’Emilia Romagna, le Camere del Lavoro di Reggio Emilia e Modena – rappresentati rispettivamente da Vincenzo Colla, Giorgio Graziani, Giuliano Zignani, Guido Mora e Tania Scacchetti – per tutti i capi di imputazione indicati.
Le organizzazioni sindacali confederali sono state riconosciute parte lesa per la prima volta in un processo di mafia nel nord Italia ed una delle primissime volte in generale.
L’istanza di costituzione di Parte Civile delle Organizzazioni Sindacali è stata affidata agli Avvocati Libero Mancuso, Vincenza Rando, Silvia Moisè e Andrea Ronchi.
Il lavoro si è confermato essere uno degli elementi centrali nei meccanismi di penetrazione della criminalità organizzata nell’economia legale. L’indagine ha messo in evidenza questo come elemento cardine, con il pesante corredo degli atti di stravolgimento delle regole del mercato del lavoro e di grave lesione dei diritti di lavoratrici e lavoratori.
L’indagine inoltre ha fatto emergere il carattere di “mafia imprenditrice” assunto dall’organizzazione ‘ndranghetista in Emilia Romagna, insieme alla capacità di penetrare interi settori economici.
Il processo servirà perciò ad individuare le responsabilità nel sistema di ndrangheta che ha messo radici in questa regione. La presenza delle organizzazioni sindacali sarà fondamentale per mettere in luce la stretta connessione tra illegalità e violazione dei diritti dei lavoratori, in un contesto economico offeso dalla criminalità organizzata.
Il tentativo di imporre il “metodo mafioso” alle relazioni economiche e del lavoro deve trovare un argine nell’azione dei corpi sani della società civile, attraverso l’azione a supporto della magistratura, e nel promuovere un’azione concertata nel territorio tra istituzioni, forze sociali ed economiche per rafforzare il sistema di regole a presidio della legalità e dei diritti.
Anche per questo giudichiamo importante che una parte molto rilevante delle associazioni e dei soggetti istituzionali che hanno avanzato istanza di costituzione parte civile siano stati ammessi.
Siamo a questo punto a pieno titolo dentro questo maxi-processo per affermare, nelle aule, come nell’azione quotidiana nei luoghi di lavoro e sul territorio, che questa vuole essere terra di legalità, diritti e di antimafia, consapevoli di rappresentare il mondo del lavoro per l’affermazione democratica e costituzionale dei diritti dei lavoratori.
Sarà nostro impegno, nel proseguo del processo, tenere costantemente informati i lavoratori nei luoghi di lavoro e nel territorio“. Cgil, Cisl e Uil Emilia-Romagna
AMMESSA LA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA. MANGHI: RICONOSCIUTA LA LEGITTIMITA’ DELLA NOSTRA RICHIESTA.
La Provincia di Reggio Emilia è stata ammessa dal giudice dell’udienza preliminare Francesca Zavaglia come parte civile al maxiprocesso Aemilia, in corso da mercoledì nell’aula predisposta ad hoc in un padiglione delle Fiere di Bologna. L’istanza – decisa su mandato dell’Assemblea dei sindaci reggiani del 31 gennaio scorso e presentata dall’avvocato Salvatore Tesoriero del Foro di Bologna e dal legale della Provincia Alessandro Merlo – è stata accolta per tutti i procedimenti relativi ai reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e di concorso esterno. Insieme alla Provincia di Reggio Emilia sono stati ammessi come parte civile anche i Comuni di Bibbiano, Brescello, Gualtieri, Montecchio e Reggiolo, oltre a quello capoluogo e alla Regione Emilia-Romagna, promotori di analoga, ma distinta iniziativa.
“Accogliamo con soddisfazione la decisione del giudice che riconosce la legittimità della nostra richiesta, volta in particolare a ribadire l’impegno delle istituzioni nel rifiutare e contrastare qualsivoglia forma di prevaricazione e di infiltrazione da parte della criminalità organizzata – commentano il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi, e i cinque sindaci – Le eccezioni sollevate da una cinquantina di difensori contro le numerose richieste di costituzione di parte civile per genericità e mancanza di collegamenti territoriali, non sono state accolte dal giudice, che ha confermato la fondatezza del nostro diritto, per tutti i reati commessi sui rispettivi territori, a tutelare le comunità che rappresentiamo e che riteniamo offese e danneggiate da chi cerca di radicare nella nostra provincia metodi e mentalità che non ci appartengono. La nostra presenza al processo sarà anche un modo ulteriore, specie alla luce delle minacce di cui abbiamo letto in questi giorni, per ribadire la vicinanza e il pieno appoggio delle istituzioni ai cittadini in questa lotta comune che deve vederci tutti uniti nel combattere ed estirpare ogni forma di insediamento mafioso”.
Fausto Poli Taneto
04/11/2015 alle 21:48
CGIL parte lesa ? Ho letto bene ? E poi adesso pure il Comune di Brescello si costituisce parte civile ? Ma chi volet prendere in giro.
Fausto Poli Taneto
05/11/2015 alle 08:28
Si costituiscono parte civile poi si fanno intestare i beni confiscati. Com’e’ ? La rabbia aumenta.