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Poveri, precari, diseguali. E’ questo il futuro degli italiani?

di Dario Caselli

29/11/2015 – Il premio Nobel per l’economia, Angus Deaton, ha presentato, con l’intervento del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il suo libro dal titolo “La fuga dalla povertà”.

Questo evento ci consente di parlare di un argomento poco seguito, anche se accompagna da sempre la nostra storia. Nonostante guerre, persecuzioni, dittature, neo colonialismi, ecc.., la povertà “classica” cala, la globalizzazione delle produzioni e dei mercati ha consentito ad oltre un miliardo e mezzo di persone di migliorare la propria vita e di uscire dalla fame. In questa condizione resta ancora un miliardo di persone, che non è poco, ma il passo in avanti è stato sensibile.

La distribuzione della ricchezza ha reso meno poveri molti Paesi, ma più poveri quelli che erano i Paesi ricchi, come anche il nostro, dove la povertà è aumentata, anche se è diversa da quella classica, perché si tratta di non poter più mantenere un decoroso tenore di vita.

I poveri “classici” non hanno conti correnti, auto, utenze domestiche, case come le intendiamo noi, telefoni e televisori. I poveri, diciamo di recente formazione, sono coloro che non riescono a garantirsi tutti questi servizi, perché non hanno lavoro o hanno pensioni basse, tra loro ci sono persone che hanno una casa, ma non possono reggerne le spese, hanno un lavoro, ma essendo divorziati, si trovano, pagando gli alimenti, nella stessa situazione. Costoro sono i primi ad aver sentito l’effetto del travaso di ricchezza dai Paesi sviluppati a tutti gli altri, passando da consumatori a nuovi poveri. Platea destinata ad allargarsi, per diverse ragioni: in primis, nei Paesi avanzati non vedremo più crescite impetuose, oscilleremo intono al 2-3%, in quelli come il nostro, corrotti e inefficienti, staremo sotto il 2%, ciò determinerà una stasi dei salari e una riduzione del welfare, già oggi scuole e sanità sono in parte non piccola a pagamento.

Poi ci saranno i poveri futuri, quelli che saranno creati dalle scoperte scientifiche, come ad esempio la robotica, che causeranno a livello mondiale, una grandissima perdita di posti di lavoro, cosi come le nuove piattaforme, ad esempio Uber, Airbnb, creeranno migliaia di lavoratori discontinui, occasionali, part-time, distruggendo posti strutturati, nei trasporti e nell’alberghiero.

Tutto questo abbasserà la contribuzione previdenziale e data la frammentazione, anche il gettito fiscale, quindi il welfare. Il tema meriterebbe una qualche attenzione, magari maggiore di quella dedicata alle convulsioni del Pd, di Forza Italia e perfino di Ncd. I robot porteranno ad un aumento incredibile della produzione, ma chi comprerà tutte queste merci? Se, come abbiamo visto, i poveri aumentano, dubitiamo che restino abbastanza consumatori e quindi anche la ripresa economica rischia di non esserci. Compreranno i ricchi che sono in costante aumento, ma purtroppo diventano sempre più ricchi, in America l’1% controlla il 10% della ricchezza, in Italia il 10% controlla il 50, e sono sempre più vecchi, a differenza dei Paesi emergenti. Per cui hanno i soldi, ma consumano sempre meno, investono sempre meno e fanno sempre meno figli e forse questo ci può stare.

In sintesi, per il momento il mondo cresce, i poveri calano nei Paesi emergenti ed emersi, crescono nei Paesi cosiddetti avanzati, le disuguaglianze aumentano dappertutto. I poveri “classici” diminuiscono, ma restano tanti, quelli di recente formazione crescono ad un buon ritmo, quelli futuri potrebbero crescere in modo esponenziale, mentre i ricchi saranno sempre più ricchi. Forse sarà opportuno, accanto agli amati economisti liberal, rispolverare il vecchio Marx.

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