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Delitto Rombaldi: l’ex vigile urbano Fontanesi verso l’assoluzione anche in appello. E’ ora di esplorare la pista dell’omicidio politico

L'avvocato Giovanni Tarquini (a sinistra) con l'ex vigile urbano Pietro Fontanesi

L’avvocato Giovanni Tarquini (a sinistra) con l’ex vigile urbano Pietro Fontanesi

6/11/2015 – La Corte d’assise d’appello di Bologna pronuncerà il 18 novembre la sentenza del processo di secondo grado  per il delitto del dottor Carlo Rombaldi, ucciso a colpi di pistola sotto casa sua, in via Fabio Filzi a Reggio Emilia, nella notte tra l’8 e il 9 maggio di ventitrè anni fa. E’ data per scontata l’assoluzione-bis per l’ex vigile urbano Pietro Fontanesi, 72 anni, difeso dagli avvocati Giancarlo e Giovanni Tarquini: Fontanesi, accusato del delitto dalla Procura, dopo aver subito una lunga detenzione preventiva era stato prosciolto con formula piena dal Tribunale di Reggio Emilia: la Pm Maria Rita Pantani aveva chiesto l’ergastolo.

L'avvocato Giancarlo Tarquini

L’avvocato Giancarlo Tarquini

Nel processo d’appello la svolta è arrivata mercoledì, quando il collegio giudicante ha respinto la richiesta di una nuova perizia, avanzata dall’accusa, sulla pistola Smith & Wesson detenuta all’epoca da Fontanesi. Richiesta respinta in modo perentorio: la Corte ha definito “meramente esplorativa”  una ennesima perizia, che avrebbe dovuto svolgersi con un sistema di ricostruzione tridimensionale per verificare la corrispondenza tra lo stato della canna della pistola e i proiettili del delitto (fra l’altro scomparsi misteriosamente per anni e poi ritrovati in circostanze strane nei depositi della polizia scientifica a Roma) . A parte ogni altra considerazione sull’accanimento senza prove consistenti e senza movente contro l’ex vigile urbano , la battaglia dei periti si era già risolta in modo schiacciante a favore dell’imputato: non vi è alcuna prova che a sparare fosse stata quella pistola. Da qui l’assoluzione con formula piena da parte del tribunale di Reggio Emilia.

Il rigetto delle richieste della Procura, quindi, fa presagire la conferma dell’assoluzione. Non a caso il il procuratore generale Di Ruggiero non ha chiesto l’ergastolo (come fece il pm Pantani a Reggio) ma una “equa e giusta pena che il collegio riterrà opportuna”. Nondimeno i legali di Fontanesi (in aula accompagnato dalla figlia Patrizia) hanno espresso “sgomento nel vedere tanta pervicacia nel chiedere la condanna”, ribadendo per l’ennesima volta che “l’arma del delitto non è quella”. E hanno chiesto che sia confermata oltre ogni dubbio l’assoluzione perchè il fatto non sussiste, in considerazione del fatto che il giudice relatore Ramponi nelle sue motivazioni scritte aveva parlato di insufficienza della prova.

Le parti civili si sono in parte ritirate: nel procedimento è rimasto Mario Rombaldi, fratello dell’ucciso.

La seconda, prevedibile assoluzione, non risarcirà comunque l’ex vigile Fontanesi da anni di sofferenze che lo hanno prostrato. Resta su questo processo l’ombra incancellabile delle altre piste che la Procura di Reggio non ha voluto esplorare, prima di tutta quella di un delitto a sfondo politico: il dottor Rombaldi potrebbe aver pagato con la vita la sua intenzione di denunciare un militante-terrorista palestinese, che pare fosse ricoverato al Santa Maria Nuova sotto falso nome.

Il dottor Carlo Rombaldi, ucciso a Reggio Emilia nel maggio 1992

Il dottor Carlo Rombaldi, ucciso a Reggio Emilia nel maggio 1992

Non si è nemmeno approfondito fatto che il dottor Mario Meinero, collega di Rombaldi, non si era presentato a testimoniare perchè non rintracciabile: tuttavia  l’anno scorso poco tempo dopo il processo di primo grado ha incontrato  due volte un gruppo di reggiani in un viaggio tra Gerusalemme e la Palestina, guidato da Ivan Soncini, e poi è tranquillamente rientrato a Reggio dalla Cisgiordania. Anche per questa ragione, Giancarlo Tarquini ha parlato in un “peccato mortale” che aleggia sul processo Fontanesi: “Sin dall’inizio sono stati commessi errori imperdonabili nell’investigazione”.

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