4/11/2015 – Il debito che ha portato la Coopsette nel baratro ammonta alla somma astronomica di 818 milioni 313 mila 507 euro, equivalenti – per quelli che hanno vissuto i tempi della moneta nazionale – 1.584 miliardi 475 milioni 894 mila 199 vecchie lire. a cifra è contenuta nel decreto con cui il ministero dello Sviluppo Economico, in data 30 ottobre, ha messo Coopsette in liquidazione coatta amministrativa a seguito dello stato di insolvenza accertato già in estate dagli ispettori di Legacoop. E’ noto che lo stesso decreto il ministro, la modenese Federica Guidi, ha anche nominato il Commissario liquidatore nella persona del commercialista reggiano Giorgio Pellacini, 57 anni, dello studio Pellacini Cerioli, segnalato dalla stessa Legacoop in una rosa di professionisti.
Poche ma drammaticamente essenziali le cifre citate nel decreto di liquidazione coatta: alla data del 31 agosto la massa debitoria (banche, fornitori, prestito sociale etc.) ammontava appunto a 88milioni 313 mila 507 euro a fronte di un attivo patrimoniale di 773 milioni 26 mila 997 euro. La conseguenza è che il patrimonio aziendale è completamente dissolto, anzi è negativo per 76 milioni 717 mila 883 euro: con questi numeri, ai creditori resteranno forse le briciole, tanto più che la liquidazione coatta, per sua natura, privilegia la salvaguardia del lavoro, e quindi la continuità operativa, sul capitale e i creditori. A Castelnovo Sotto è evaporata la ricchezza sociale accumulata in un secolo di storia e col lavoro di generazioni di cooperatori.
Il decreto nei suoi “considerando” chiarisce anche la tempistica del dramma Coopsette: il 27 maggio, fallito il piano di fusione con Unieco, l’ormai ex presidente Fabrizio Davoli presenta al Tribunale di Reggio Emilia la richiesta di ammissione al concordato ex articolo 61 (la seconda in poco più di due anni). Il Tribunale concede sessanta giorni di tempo per presentare il piano industriale, termine prorogato in piena estate di altri sessanta giorni comprensivi della sospensione feriale.
Il 27 ottobre, nell’ultimo giorno utile, Coopsette presenta istanza di rinuncia al concordato per impossibilità a presentare il piano industriale. Tre giorni dopo il decreto ministeriale di liquidazione coatta amministrativa, emesso su richiesta della Lega cooperative : appena in tempo per scongiurare un fallimento certo, per il quale era convocata un’udienza il 3 novembre a seguito dell’ ingiunzione di un creditore. Ora restano solo macerie, il cumulo più imponente che va aggiungersi a quelli di Cmr, Orion, Mecoop, ex-Cormo (ora Open.Co.) San Possidonio, Cdc e, per altre ragioni, a Cpl Concordia. Un intero sistema a gambe all’aria.
(pierluigi ghiggini)
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Fausto Poli Taneto
04/11/2015 alle 21:43
Ma crediamo ancora a queste cifre ?? Se li sono messi in tasca quei soldi……………