19/8/2015 – La parola “eccellenza” va molto di moda in politica. Ormai qualsiasi cosa deve essere eccellente, non perchè magari lo è davvero, ma perchè “eccellente” è la parola magica che apre ogni porta: del mercato, della burocrazia, dei megastipendi.
Così si scopre dal portale internet, dati aggiornati al primo agosto, che tutti i direttori della Regione Emila-Romagna, ma proprio tutti, in testa i 16 direttori generali, hanno ottenuto da un “organismo di valutazione indipendente” un bellissimo e lucroso “eccellente” nella pagella di valutazione personale.
Ciò significa, per tutti, un premio aggiuntivo compreso tra i 21 mila e i 22 mila euro alla retribuzione annua che varia dai 95 mila euro lordi dei direttori delle agenzie ai 150 mila dei mega direttori galattici.
Che dire? Per favore non parliamo di spending review: lasciamo al popolino l’argomento poco fine. Troppo facile e , dài, ingenerosa la
polemica sulla distanza siderale tra questa elite in cui tutti alla fine proteggono tutti, e i precari d’annata sotto i
mille euro al mese. Certo, qualche pensiero lo dà questo monumento alla perfezione dell’homo burocraticus, che non commette mai errori e non pesta mai quella minuscola tolla – come accade ai comuni e giocoforza invidiosi mortali – che potrebbe costargli una scivolata all’indietro e quindi un bonus di duemila euro mensili, che certo non si butta mai via.
Abbiamo scoperto che la perfezione è di questo mondo, almeno nell’olimpo di via Aldo Moro. E una volta tanto non parliamo
dei politici, cacciati a torto o a ragione a lambire le fiamme della Geenna.
Ma vediamo almeno chi sono i megadirettori senza macchia e dallo stipendio smagliante.
In cima all’elenco l’ex direttore generale della Sanità,
Tiziano Carradori (ora a Ferrara), l’ex numero uno dell’Agenzia sanitaria, il direttore generale
dell’Agricoltura, Valtiero Mazzotti, e la responsabile degli Affari istituzionali Filomena Terzini.
Gli altri super-manager della Regione giudicati eccellenti, e
quindi col premio massimo, sono: Cristina Balboni, direttore generale Cultura, formazione e lavoro (120mila euro di retribuzione più 21.600 euro di premio, più altri 6.775 euro da altre voci retributive); Alessandra Boni, centrale d’acquisti Intercenter (116.200 euro di stipendio più 21.841
euro di premio); Giuseppe Bortone, direttore generale Ambiente e Difesa del suolo (120mila euro di retribuzione, 22.140 euro di premio e 6.775 euro di altre voci); Lorenzo Broccoli,
direttore generale del Personale e Morena Diazzi (Attività produttive) con gli stessi importi di Bortone. Inoltre Enrico Cocchi, direttore generale Programmazione territoriale (120mila euro di retribuzione, 22.280 di premio e 6.775 euro di altre voci); Leonardo Draghetti, direttore generale dell’Assemblea legislativa (120mila euro di retribuzione più 22.800 più 6.775), Paolo Ferrecchi, direttore generale Infrastrutture e Trasporti (120.000 euro più 22.410 euro di premio più 6.775); Onelio Pignatti, direttore generale Risorse finanziarie (stessi importi); Maurizio Mainetti, Agenzia regionale di Protezione civile (95mila euro di retribuzione più 18.727 euro di premio); Nicodemo Spatari, direttore dell’Agrea (100mila euro di retribuzione più 15.770
euro di premio); Alessandro Zucchini, direttore Ibacn (100mila euro di retribuzione più 21.850 euro di premio).
in coda, ma anche loro con la valutazione massima, anche per i tre caporedattori dell’Agenzia d’informazione della giunta regionale: Raffaella Pezzi (ora in pensione, comunque una professionista di valore, le cui capacità sono riconosciute da
tutti), Paolo Rambaldi e Daniela Villani.
ALAN FABBRI: UNO SCANDALO CHE GRIDA VENDETTA
“E’ uno scandalo che grida vendetta. Stefano Bonaccini si dimostra in linea con la triste tradizione Pd, sprechi e privilegi. E per fortuna che aveva annunciato un giro di vite”, lo afferma il consigliere regionale Alan Fabbri (Lega Nord) avversario diretto di Bonaccini alle ultime elezioni.
“Premiare tutti allo stesso modo – prosegue Fabbri – è fare un torto a chi realmente eccelle, è uno schiaffo alla meritocrazia, quella vera. Ma è uno schiaffo innanzitutto ai cittadini, piegati dalla crisi e vessati di tasse. Giova ricordare che nel settore privato privilegi simili a quelli concessi ai dirigenti pubblici sono e rimangono utopia: il Palazzo non può farsi beffa di questo. Nel mondo reale la crisi brucia e il Pd se ne sta fregando. I soldi dei superpremi vadano ai disoccupati”.
Fabbri propone di “azzerare i bonus e di istituire un unico premio (con enormi risparmi per le casse pubbliche) al ‘dirigente pubblico dell’anno’ che si è distinto su tutti. Perché la meritocrazia è una cosa seria e sacrosanta, e non può essere svenduta in questo modo dall’esponente Pd di turno. E i soldi dei cittadini non sono mancette elettorali da assegnare a valanga, senza alcun rispetto e coscienza della crisi e degli effetti devastanti che sta avendo nel mondo reale”.
L’ASSESSORE: ABBIAMO RIDOTTO DEL 10% LE RETRIBUZIONI DI
RISULTATO DEI DIRETTORI
19/8/2015 – Bologna – “Noi siamo quelli che hanno ridotto del 10% le retribuzioni di risultato dei direttori, che abbiamo inciso in modo consistente sulla riduzione dei costi delle strutture a servizio della Presidenza e degli Assessorati, per
cui non accettiamo l’accusa di non condurre una decisa azione di risparmio. Lo abbiamo fatto, lo stiamo facendo e i dati lo dimostrano. E, aggiungo, Fabbri dovrebbe sapere che la retribuzione di risultato dei dirigenti non è un optional, ma è prevista dai contratti nazionali di lavoro”.
Emma Petitti – assessore regionale all’Organizzazione – interviene sulla polemica lanciata oggi dalla Lega Nord sul
tema della retribuzione dei Direttori generali.
“Per ogni Direttore – spiega Petitti – sono stati analizzati i parametri di performance, valutando le singole prestazioni in relazione agli obiettivi assegnati.La valutazione del lavoro svolto dai direttori è stata naturalmente individuale, verificata da un Organismo indipendente di valutazione, terzo rispetto alla struttura. Conseguentemente, le retribuzioni di risultato – considerato 30mila euro il massimo – si attesta in un range compreso tra 23.760 e 14.483 euro nel 2013, e tra 22.410 e 15.770 euro nel 2014.
“La riduzione percentuale che abbiamo applicato – spiega ancora Petitti – è ulteriore rispetto agli esiti della valutazione individuale, e ricalca ciò che abbiamo già fatto per i direttori della Sanità. Nel corso di quest’anno potremo ancora apportare modifiche al sistema di valutazione della dirigenza che, voglio ricordarlo, è ancora sperimentale”.
Tabelle alla mano, la retribuzione dei direttori della Regione Emilia-Romagna, nel rapporto PIL/popolazione, è – assieme alla Toscana – la più bassa in Italia.
“Abbiamo promosso l’avvio di un importante progetto di riorganizzazione della dirigenza e dell’intero modello organizzativo della Regione aggiunge l’assessore – che vedrà la luce entro quest’anno”.
“Vogliamo dare qualità e valore a chi, ogni giorno, è impegnato a garantire il funzionamento di una struttura complessa quale è la Regione – spiegaEmma Petitti – ma vogliamo farlo in un contesto organizzativo moderno e di qualità, nel quale possono essere tenuti sotto controllo i costi”.