Profughi, regole e sicurezza. Prampolini: “Basta privilegi alle feste di partito”

27/8/2015 – L’affaire dei profughi al lavoro alla festa Pd fa venire alla mente la Fattoria degli animali di Orwell dove c’è qualcuno “più eguale degli altri”. E il senso della polemica lanciata dalla presidente di Confcommercio Reggio Emilia Donatella Prampolini, che è anche responsabile nazionale per le politiche fiscali. La battagliera Donatella punta il dito contro i “privilegi” delle feste di partito: e siccome l’unico partito a organizzarle in provincia è il Pd, è molto chiaro a quale versante politico è indirizzato il messaggio. “Anche a noi, che  non possiamo neppure sognarci aiutare i nostri famigliari nelle imprese commerciali,  piacerebbe avere dei “volontari” come a Festa Reggio. Senza contare che anche i volontari che manipolano gli alimenti dovrebbero seguire un corso di abilitazione”

«La vicenda dei profughi in servizio alla festa dell’Unità (ops, Festa Reggio) offre l’occasione di
riflettere su regole e privilegi – afferma
Donatella Prampolini Manzini – Chiaramente non ci riferiamo ai profughi, quando parliamo di privilegi. Bensì ai partiti. Non si capisce perché tante e sempre più soffocanti regole, tasse e obblighi burocratici debbano gravare sui cittadini e le imprese, e sempre più privilegi, esenzioni,
eccezioni siano consentiti alla politica e ai propri engagé. Che poi sono quegli stessi soggetti che da un lato deliberano libertà, emolumenti, incarichi e privilegi per se stessi, e dall’altro impongono tasse, vincoli e adempimenti al Paese.»

«Le regole, dicevamo. Quelle che riguardano la somministrazione, ad esempio – spiega Prampolini – possono avere diverse finalità. La tutela del consumatore, per cominciare. Allora ci chiediamo: se un’impresa che fa ristorazione deve rispettare una lunga serie di adempimenti e standard per l’igiene, la manipolazione degli alimenti, la loro qualità, provenienza e confezionamento, ecc., davvero le feste di partito non sono tenute al rispetto integrale di quegli stessi standard? Se la lente è quella della sicurezza
del consumatore, ma per tanti altri aspetti il discorso non cambia, le due posizioni non possono essere diverse: o non devono essere consentite certe eccezioni al ristorante della festa di partito, perché ne va della salute del consumatore, oppure certe regole sono eccessive o inutili e allora vanno tolte anche al ristorante-impresa».

«Anche agli imprenditori, poi, piacerebbe avere dei “volontari”. Fuori dalla provocazione –spiega Donatella Prampolini Manzini- intendo dire che noi non possiamo neppure sognarci di farci dare una mano, ad esempio, dai nostri famigliari. L’anno scorso un pizzaiolo si tolse la vita perché aveva ricevuto una sanzione pesantissima in quanto la moglie lo aveva aiutato ed era stata pizzicata dall’ispettorato del
lavoro. Quanto ai requisiti professionali dei volontari se, ad esempio, manipolano degli alimenti, occorre che abbiano svolto un corso di abilitazione».

«Abbiamo parlato anche di benefici –prosegue Donatella Prampolini Manzini-: per esempio quelli fiscali. Perché mai questa politica che chiede a cittadini e imprese sempre più sforzi continua ad arrogarsi il diritto dell’esenzione, della prebenda, del trattamento favorevole? Non si capisce perché il ricavato dell’impresa debba essere tartassato, il reddito del lavoratore falcidiato, e i ricavi
della festa di partito… esentati! Li versassero integralmente a soggetti di utilità e interesse generale, quei ricavi: al centro di ricerca o di cura di malattie particolari; all’associazione di volontariato che si dedica a questo o quel problema che riguarda le persone, l’ambiente o quant’altro; ecc. diversamente, che le feste di partito continuino ad avere tutti questi vantaggi proprio non si giustifica e, francamente, non se ne può più».

 
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