di Luca Tadolini*
17/8/2015 – “Dopo il nipote della signora Bice Sacchi, che lamenta il silenzio seguito alla distruzione della Croce di Ca’de Caroli, ho letto una nota di Frigeri, ottimo ricercatore indipendente, che fornisce un’indicazione di ricerca verso i responsabili territoriali partigiani.
Ricordo che il Franzini, nella Storia della Resistenza, spiega il motivo dell’azione che porta alla sparizione di 9 persone, tra cui due donne ed un ragazzo di 17 anni: “La zona da un po’ di tempo pareva preclusa all’azione partigiana da una rete efficientissima di spionaggio“, quindi “cogliendo l’occasione del trambusto provocato nella zona da squadre garibaldine che erano scese per operarvi i patrioti arrestarono e giustiziarono alcune spie“. Quindi è stata un’operazione concertata fra Brigata Garibaldi e partigiani locali Sap. Questa chiara spiegazione viene omessa nel libro della Busani, scritto con il Comune e Istoreco. Perché?
Non solo. I coniugi Rossi, fra gli scomparsi, erano gli zii del famoso partigiano cattolico Giorgio Morelli, il primo ad entrare in città il 24 Aprile. Sulla Nuova Penna, nel 1946, Morelli apre un’indagine sul crimine partigiano, nonostante l’attentato subito nel gennaio che lo porterà alla morte l’anno successivo. Morelli aveva scoperto le fosse comuni (svuotate) grazie alle ricerche della vedova del Brigadiere Vasco Filippini (la Croce è dedicata anche a lui), sparito il 12 Gennaio 1945, a Borzano d’Albinea, nella zona dove operava il partigiano cattolico Azor, anch’esso poi assassinato. Ma dell’omicidio del Carabiniere non si parla mai nei libri sulla morte di Azor. Perché?”
*storico, presidente Centro studi Italia