10/7/2015 – E proprio vero, al di là degli spot televisivi milionari, che le banche non guardano in faccia nessuno. Neppure i morti. Ecco, raccontata dal protagonista, la storia che ha visto coinvolto un cliente reggiano di Unicredit, che per comodità chiameremo A.A., al quale di recente è scomparso il padre.
Dopo il grave lutto, A.A. si è trovato a dover fronteggiare le dolorose incombenze burocratiche del momento. Compresa quella di andare in banca a bloccare il conto corrente del padre. E qui la prima sorpresa. Recatosi nella filiale Unicredit presso la quale il congiunto aveva il conto, il figlio ha chiesto al consulente di banca che gli venisse prodotto il documento attestante il saldo sul conto corrente del padre al giorno del decesso.
Di fatto una stampa della schermata video col saldo di conto corrente. In tutto una paginetta. Ma la burocrazia è burocrazia e il consulente di banca, dopo aver segnato l’appunto circa i dati del cliente trapassato, si è preso il tempo necessario per la produzione del documento. Circa 4 giorni.
In quell’intervallo temporale A.A. è andato a controllare, attraverso il servizio di home-banking, quale fosse il saldo sul conto corrente del padre. E qui la scoperta: dopo la morte del genitore, sul conto corrente del padre è comparso un addebito di Unicredit medesima di 120 euro, quali “spese costo per certificazione successoria”.
In altre parole: la stampa di una semplice schermata video è costata 120 euro. Il nostro A.A., dopo aver verificato presso altri istituti di credito come quella voce sia singolare e specifica di Unicredit, a quel punto si rivolge alla filiale presso la quale aveva il conto il padre per chiedere spiegazioni. Il direttore di filiale promette di dimezzare la spesa, ma dice di non potere fare altro. Il giovane, trovandosi già in banca, ed essendo anch’egli correntista Unicredit, decide di verificare il proprio conto: e qui la seconda sorpresa. Unicredit gli ha addebitato una commissione di 1 euro per “emissione assegno”.
A prescindere dal fatto che quell’assegno era stato utilizzato per pagare le onoranze funebri per la sepoltura del padre, A.A. è rimasto esterrefatto di come la banca gli avesse addebitato una commissione per il sol fatto di aver pagato con un assegno. A quel punto chiede spiegazioni in filiale, e la risposta – racconta “è stata sconvolgente”. “E’ da un po’ di tempo – gli dicono in banca – che Unicredit fa pagare gli assegni, non c’è niente di strano per quanto attiene quella commissione da 1 euro. Piuttosto cerchi di fare meno assegni possibili…”.
“Ritengo invece sconvolgente – commenta A.A. – come un primario istituto italiano come Unicredit possa speculare a tal punto sui clienti da pretendere addirittura 120 euro per una certificazione, che altre banche non fanno neppure pagare (come il Banco Emiliano, presso cui ho un secondo conto corrente).
E lo è ancora di più se si considera che il direttore di filiale ha dimezzato in un batter di ciglia tale balzello: conferma che dietro a quella certificazione non ci deve essere stato un grande lavoro di back office. Dopodiché, la richiesta di una commissione da 1 euro per l’emissione di un assegno (non di un libretto degli assegni, sia ben chiaro) appare davvero kafkiana: qual è il compito di una banca se non quella di custodire i risparmi delle persone (che l’istituto utilizza per concedere prestiti a tassi salati), salvo consentire ai medesimi correntisti di tornarne in possesso dei propri depositi effettuando prelievi e pagamenti, anche in assegni? La commissione sull’emissione di un assegno pare davvero ingiustificata, giacché la tenuta di un conto corrente prevede già delle spese, e l’applicazione di una commissione su un assegno altro non è che pagare due volte per uno stesso servizio.
Quanto mi è accaduto – conclude – spero che serva da monito a tutti coloro che hanno un conto corrente , e un invito a recarsi periodicamente presso il proprio istituto per verificare eventuali cambiamenti delle condizioni contrattuali, giacché tali modifiche avvengono più spesso di quanto si pensi, e ancora più spesso non vengono comunicate con chiarezza ai correntisti”.
Chje dire? Correntisti e risparmiatori stiano attenti e controllino eventuali sorprese negli estratti conto. Nel frattempo si spera che qualcuno degli illustri azionisti reggiani di Unicredit, a cominciare dalla fondazione Manodori, batta un colpo e intervenga a favore di una clientela trattata, come vuole del resto la tradizione, come un parco buoi.
pierpista
10/07/2015 alle 11:03
lE BANCHE SONO LADRE E LO SI SÀ, MENO CHE CON I DELINQUENTI A CUI FANNO TRATTAMENTI DI FAVORE !
Alessandro
10/07/2015 alle 14:14
Gran pezzo: finalmente qualcuno che non si fa intimorire dai poteri forti e dalla prepotenza e arroganza del sistema bancario
Vittoria
11/07/2015 alle 13:36
L’unicredit ha svenato i miei per ogni tipologia di operazione. Ora siamo in “causa”, ma purtroppo si sa già come andrà a finire.