13/7/2015 – Il tema del punto nascite dell’ospedale Sant’Anna di Castelnovo Monti, per la cui difesa si è mobilitata tutta la montagna, ha aperto una questione a sua volta più vasta e che investe la politica a tutto campo: quanto conta Reggio Emilia in questa Regione? Quanto conta Reggio Emilia in questo sinistra? E soprattutto quanto contano le aree “deboli”, ma con grandi potenzialità in una delle regioni più ricche d’Europa?
Interrogativi non nuovi e diventati ineludibili negli ultimi mesi. Citiamo per brevità la vicenda incredibile delle Fiere di Reggio e, appunto, il piano per smantellare la neonatologia del S. Anna. Ma il cahier de doleance potrebbe essere lungo. Ripetiamo la domanda: quanto conta Reggio Emilia in questa Regione e in questo centro-sinistra?
L’interrogativo fa da sfondo, anche se non espresso,a una nuova iniziativa di Confcooperative Reggio Emilia, che del punto nascite ha fatto una bandiera. La centrale guidata da Alai e Teneggi ha inviato una lettera aperta a tutti i sindaci della montagna reggiana, sottolineando con forza come “la vicenda del punto nascita presso l’Ospedale S. Anna di
Castelnovo ne’ Monti rappresenti un punto di svolta molto rilevante per le speranze di vita e sviluppo di questo territorio”.
Proprio con queste parole si apre la lettera aperta, partendo sì dalla questione del presidio ospedaliero, ma allargando il tema a questioni più ampie e legate alle prospettive di tenuta e sviluppo della montagna reggiana.
Un incoraggiamento, da una parte, a proseguire l’azione di salvaguardia aperta sul servizio ospedaliero a rischio chiusura e, al tempo stesso, anche una sollecitazione (che include i colleghi sindaci di tutta la Provincia, cui Confcooperative ha inviato il documento in buona misura recepito da mozioni e ordini del giorno assunti nell’area montana) ad alzare il tenore del confronto sullo sviluppo della montagna, di cui la tenuta dei servizi è un presupposto.
Quanto sia sentito il tema del punto nascite – osserva Confcooperative – “lo si percepisce per la sensibilità vasta che ha richiamato, per le argomentazioni sollevate su entrambi i fronti e forse ancor più per il tenore del confronto con amministratori provinciali e regionali, tecnici e politici”. “Un confronto ricco di riferimenti normativi – aggiunge però Confcooperative – ma abbastanza povero di visioni e passioni più ampie e di più lungo periodo”.
Ed è su questo che Confcooperative apre il tema del legame tra identità comunitaria e sviluppo economico.
“L’identità territoriale di coloro che qui sono nati, tornati o arrivati per starci e viverci stabilmente – prosegue la centrale cooperativa – è un asset economico di competitività e sviluppo fondamentale. Senza questo dato, ogni investimento è passeggero, strumentale o resta pendolare, quando invece abbiamo bisogno di investimenti che vengono dall’identificazione e puntano al radicamento”.
“Dai dati dell’Osservatorio Appennino Reggiano – spiega Confcooperative – risulta che chi apre un’impresa qui non lo fa quasi mai perché più conveniente, ma perché legato a questo territorio e alle sue comunità”. “Insieme a quella degli individui dobbiamo quindi occuparci anche della salute delle comunità, ed è una salute che non riguarda solo il mantenimento dei servizi sanitari con pratiche e un’organizzazione sicura, come deve essere possibile in un sistema sanitario efficiente, ma anche per le istituzioni educative, culturali e sociali, le infrastrutture di comunicazione e di ricerca”.
“A maggior ragione dopo la nascita del Comune di Ventasso, promuovete ora, senza riserve – dice Confcooperative ai Sindaci della montagna – nell’elaborazione dei programmi, negli stili, nelle scelte dei candidati e nelle azioni questo cambio di passo, perchè è già molto grave che contestualmente alla scelta importante ed impegnativa della recente unificazione di Comuni, la prima eventuale risposta delle istituzioni sia l’allontanamento di un servizio essenziale quale il punto nascite”.
“Non si faccia mancare anche questo e non si perda l’opportunità – conclude Confcooperative – per mostrare un cambio di passo e diventare chiari, coesi e lucidi nel presentare le istanze, i progetti e gli obiettivi di questo territorio, insieme alla più grande determinazione a realizzarli, perchè la montagna, le sue risorse, la sua vivibilità e la sua tutela sono una risorsa per tutti”.
Gilberto Gasparini
13/07/2015 alle 09:54
Le segnalo un fatto di secondaria importanza ma a volte, dai particolari, si può dedurre la realtà generale. Ormai le segreterie regionali dei partiti, nell’era Renzi, non contano praticamente nulla. Ma quel poco che contano viene spartito in modo decisamente ineguale. Su una quindicina di componenti della segreteria regionale PD Emiliano Romagnola a Modena son andati tre membri a RE uno solo. Lasciamo perdere i giudizi sulla qualità delle persone, sulla suddivisione degli incarichi perché finiremmo di discutere di uno strano labirinto, intrigo che porterà alla inefficacia di tale segreteria. Ma il dato del 3 a 1 nel derby Modena – Reggio non è di per sé importante ma cela forse tante verità. Una per esempio: quanto conta Reggio in regione??????? Il dibattito non è aperto ma forse è ora di aprirlo.
Fausto Poli Taneto
13/07/2015 alle 14:57
Gentile Signore, Lei cerca di tagliare i ponti tra i cittadini elettori e il PD. Il popolo e’ sovrano non lo dimentichi. Conosco bene la faccenda delle Fiere di Mancasale e della Societa’ di Cavriago. Un gioco da scatole cinesi… E alla fine trac, qualcuno si e’ rubato il malloppo e la diligenza e’ partita. Il PD vuole comandare a tutti i costi, ma non ci prendiate per i fondelli… Vuole che ingaggi un investigatore privato ? Quante responsabilita’ ha Prodi sul dissesto economico del Bel Paese ? E l’Emilia Romagna e’ meglio da dopo la formazione della Comunità europea ? E dell’andrangheta imperante, che ne dite ? Non mi pare una lotta tra i giusti e gli assassini. Inutile, ci vuole il giustiziere…….