4/7/2015 – Nicolino Grande Aracri, 56 anni, boss di Cutro e del clan di ‘ndrangheta che domina nel reggiano, è stato condannato dalla Corte d’assise d’appello di Catanzaro a trent’anni di reclusione nel processo di secondo grado relativo all’inchiesta “Scacco Matto”. La giuria di Catanzaro ha ribaltato il verdette precedente: il boss “Manuzza” era stato assolto dall’accusa di essere il mandante di sette omicidi avvenuti in Calabria sul finire negli anni Novanta, al centro dell’inchiesta Scacco Matto.
L’assise d’appello lo ha invece ritenuto coinvolto in cinque omicidi. Nicolino Grande Aracri, che aveva vissuto per tre anni in provincia di Reggio Emilia, attualmente è in carcere a Opera.
Il boss è anche coinvolto nell’inchiesta Aemilia, per gli attentati incendidel 2011 che costrinsero un imprenditore calabrese di Reggioa pagare il pizzo al clan.
Assolto invece il fratello maggiore Ernesto, per il quale il pm della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni aveva chiesto l’ergastolo.
L’altro fratello fratello Francesco, invece, vivva Brescello: il sindaco Marcello Coffrini del Pd, in un’intervista alla web tv Cortocircuito, lo definì come una “persona educata e gentile”: La famiglia Grande Aracri era scesa in piazza con centiania di brescellesi per sostenere il sindaco finito sotto accusa dopo tale affermazione. Ora a Brescello si è insediatala commissione ispettiva per l’accesso agli atti nominata dal prefetto Ruberto: il suo lavoro, la cu conclusione é imminente, potrebbe portare a una richiesta di scioglimento del consiglio comunale.
La corte di Catanzaro ha anche condannato a 30 anni Vito Martino, 44 anni, che aveva vissuto a lungo a Boretto facendo la spola di continuo tra l’Emilia e Cutro. In primo grado Martino era stato mandato all’ergastolo, ma l’assise d’appello ha riformato la sentenza ritenendolo estraneo agli omicidi di Franco Arena e Francesco
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