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Divelta e rubata la croce di Cà de Caroli. I morti della fornace fanno ancora paura a sinistra

21/7/2015 – E’ proprio vero: nel Reggiano la guerra civile non è mai finita. La notte scorsa i soliti ignoti hanno divelto e fatto sparire la croce che a Cà de Caroli (Scandiano) ricorda i civili trucidati dai partigiani comunisti e i cui resti furono fatti sparire nella fornace. Furono almeno in nove a “passare per il camino” esattamente come le vittime dei lager nazisti, e fra questi il giovanissimo Nanni Lasagni, rapito e ucciso dai partigiani a soli 15 anni.

Martedì pomeriggio, intorno alle 19, doveva svolgersi la commemorazione dei caduti di Cà de Caroli: si sono recati sul posto l’avvocato Giuseppe Pagliani capogruppo di forza Italia a Reggio e consigliere provinciale, lo storico Luca Tadolini e una quindicina di persone. Ma la croce non c’era più: è stata divelta, e certamente si è reso necessario il lavoro di più persone, perchè era solidamente ancorata a una base in cemento e rinforzata con dei ferri. Della croce in legno nessuna traccia, eppure sino alla sera precedente c’era ancora : qualcuno ha voluto boicottare lo svolgimento della cerimonia commemorativa. Non è la prima volta che il monumento viene abbattuto o danneggiato, però non era mai accaduto che venisse rubato. Evidentemente qualcuno, per spregio, vuole farne legna da ardere.

 

Cà de Caroli (Scandianoi): qui c'era la croce abbattuta e rubata l'altra notte

Cà de Caroli (Scandiano): qui c’era la croce abbattuta e rubata l’altra notte

I partecipanti, dopo il primo momento di meraviglia e di rabbia, non si sono persi d’animo e hanno alzato un’altra croce provvisoria, fatta all’istante con due pezzi di ferro trovati nella scarpata. La commemorazione si è svolta comunque.

E’ veramente triste dover constatare che, a settant’anni dalla Liberazione, sia ancora vietato parlare delle vittime del comunismo. Una vergogna tutta italiana e tutta emiliana, di cui porta la responsabilità anche chi, pur sapendo come sono andate le cose, continua a negare la memoria e gli onori dovuti a dei caduti innocenti.

22/7/2015 – In un comunicato diffuso questa mattina l’avvocato Giuseppe Pagliani, capogruppo di forza Italia a Reggio, Elena Diacci capogruppo a Scandiano e l’avvocato Luca Tadolini presidente del Centro Studi Italia, mettono sotto accusa il “razzismo storico e ideologico della sinistra locale“.   Ancora oggi, notano, “l’amministrazione scandianese nega la sparizione dei cadaveri dei prelevati e gettati nella Gornace di Cà decaroli”. Eppure a denunciare l’eccidio, e l’uccisione del quindicenne Nanni Lasagni, non furono dei “fascisti” ma il partigiano cattolico Giorgio Morelli, che firmava come Il Solitario i suoi coraggiosi articoli sulla Nuova Penna, nel 1946. Secondo Pagliani, Diacci e Tadolini, l’attentato che poi porto alla morte di Morelli, ad appena 24 anni, fu proprio una vendetta per le sue denunce su Cà de Caroli.

Saranno i Carabinieri, se ci riusciranno, a individuare i responsabili del gesto, certamente il Pd, la sinistra e l’amministrazione scandianese non possono sottrarsi alle loro responsabilità, e devono prendere posizione pubblicamente.

Il gruppo intervenuto alla commemorazione di Cà de Caroli

Il gruppo intervenuto alla commemorazione di Cà de Caroli

SONO DEI POCO DI BUONO DELLA SINISTRA LOCALE, ANIMATI DA RAZZISMO IDEOLOGICO E STORICO

Ancora una volta qualche poco di buono animato dal razzismo ideologico e storico della sinistra locale ha abbattuto la croce di Cà de caroli, innalzata insieme alla bandiera italiana per ricordare gli scandianesi prelevati e seppelliti in quel luogo dai partigiani tra il 1° gennaio del 1945 ed i mesi successivi alla fine della seconda guerra mondiale, come ogni anno anche in questi giorni di ferragosto abbiamo subito lo scempio dell’abbattimento della croce a Ca de Caroli cementata alla base, sono stati più d’uno ad agire stavolta, la croce domina la collina della fornace ed è posta in memoria di Colli Riccardo, Ganassi Nello, Lasagni Pietro detto Nanni di anni 15, Mattioli Guglielmo, Montanari Giuseppe, Prati Riziero, Sacchi Bice, oltre ai coniugi Prof. Alfonso Rossi e Spadoni Matilde: questa ricerca accurata di nomi e persone è riconducibile a Giorgio Morelli ” Il Solitario”.

Per ricostruire le cause della morte di Giorgio Morelli è indispensabile sottolineare che  “Il Solitario” era nipote dei coniugi scandianesi Alfonso e Matilde Rossi rapiti ed uccisi dai partigiani comunisti in data 1° gennaio 1945,  i corpi furono, secondo il racconto del Morelli ricostruito sulla “Nuova Penna”, furono gettati nella Fornace di Cà de Caroli .

Tutto ciò venne pubblicato per la prima volta per merito del Morelli nel maggio del 1946.

La croce di Cà de caroli abbattuta

La croce di Cà de caroli abbattuta

Dai passi scritti dal Morelli si evince la concordanza con quanto diceva la gente, alcuni dei prelevati del 1° gennaio 1945 erano stati sepolti sul Monte del Gesso  presso il comune di Scandiano, dopo un anno circa esumati e gettati nella fornace di Cà de Caroli. Fra questi prelevati figurava anche Pietro Lasagni di 15 anni, ebbene Morelli sulla “Nuova penna” svolge una inchiesta che mette in evidenza la ridda di sospetti di supposizioni e di angosce provocata dal prelevamento e dalla sparizione del giovane.

Questa inchiesta si chiude con la pubblicazione di una lettera del CNL scandianese datata 11.06.1945 nella quale si afferma che il giovane Nanni Lasagni viene prelevato “per i troppi frequenti contatti con elementi noti per l’attività fascista”, all’interno dello stesso documento si riporta che il CLN venne nella determinazione di trasferire in montagna il giovane Nanni Lasagni per ragioni di sicurezza. Mentre in realtà dall’inchiesta di Giorgio Morelli si ricostruiscono le ultime ore del giovane Nanni Lasagni arrestato da un gruppo di partigiani, il giovane Lasagni fu assassinato dopo alcune ore dal prelevamento.

Il Morelli ricostruì queste turpi vicende inserendo nomi e cognomi dei responsabili materiali e dei fiancheggiatori dei partigiani responsabili dei rapimenti e delle successive spietate esecuzioni.

Ecco in realtà a cosa dobbiamo l’attentato al Morelli e la conseguente morte del “Solitario” avvenuta in conseguenza alle ferite subite nell’attentato, è bene che oltre a commemorare un eroico partigiano delle fiamme verdi si precisino anche i motivi per i quali fu tolto di mezzo da alcuni partigiani di matrice comunista.

Le amministrazioni locali di Albinea e Reggio commemorano il Morelli partigiano bianco, mentre l’Amministrazione scandianese nega la sparizione dei cadaveri dei prelevati e gettati all’interno della Fornace di Cà de Caroli ,così come riportato dagli scritti del Morelli ,e non ha mai espresso una parola per la vergogna che si ripete ogni anno, l’abbattimento della croce che ricorda civili prelevati ed assassinati dai partigiani comunisti  in quei luoghi.

 Giuseppe Pagliani Capogruppo Forza Italia Reggio Emilia

Elena Diacci capogruppo Forza Italia Scandiano

Luca Tadolini Presidente Centro Studi Italia

LE UCCISIONI E LA RAPPRESAGLIA: TADOLINI RICOSTRUISCE I FATTI STORICI

“I sindaci, i partigiani e Istoreco condannino l’abbattimento della Croce”

Ieri,  21 Luglio 2015, in occasione di una privata commemorazione dell’eccidio compiuto dai partigiani il primo Gennaio 1945 a Ca’ de Caroli di Scandiano, gli intervenuti trovavano la Croce che ricorda il crimine divelta, rimossa  e distrutta. Nei pressi  solo pochi residui, con i quali è stata comunque rifatta sul momento una piccola  Croce metallica.  Si condanna questo vandalismo politico ed anticristiano. Si chiede che i Sindaci e le associazioni partigiane e gli istituti che promuovono la memoria dei partigiani condannino il vandalismo contro la Croce e condannino una volta per tutte anche il crimine partigiano compiuto a Ca de Caroli.

La croce messa provvisoriamente a Cà de Caroli, dopo il furto

La croce messa provvisoriamente a Cà de Caroli, dopo il furto

Le uccisioni di Ca’ de Caroli non sono mai state dimenticate: nel 1994 il gruppo di lavoro raccolto intorno all’Ing. Riccardo Barbieri, fratello del disperso della Rsi Leopoldo, nel Martirologio Reggio Emilia 1943-1946 rinnoverà la ricostruzione della tragedia.

I fatti del 1 gennaio 1945, hanno una loro complessità legata alla situazione dello scandianese in quel periodo bellico.

La prima vittima di una <zione di guerra partigiana a Scandiano è donna, Clotilde Cattani Tognoli, responsabile del Fascio Femminile, uccisa in strada il 4 maggio 1944: il risultato è la rappresaglia fascista, la sera stessa, contro Ovidio Beucci, ucciso vicino a casa.

Per mesi, successivamente, a Scandiano non vi furono altri fatti di sangue. Altri scandianesi perirono nella guerriglia fratricida, ma altrove: 2 militi vengono trucidati dai partigiani a Cerredolo, dopo la resa del presidio e il 15 ottobre 1944, a Pantano viene fucilato dai tedeschi un partigiano: questi erano tutti originari di Scandiano.

Ancora, il 7 novembre: 4 tedeschi perirono cadendo nel Tresinaro in seguito sabotaggio del ponte.

Questa la guerra antifascista a Scandiano fino alla fine del 1944.  “La zona [di Scandiano, ndr] da un po’ di tempo era preclusa all’azione partigiana” dice Franzini in Storia della resistenza reggiana, respinta da una “rete efficientissima di spionaggio”. In pratica a Scandiano arrivavano più informazioni ai fascisti che ai partigiani. -(nel  “C’era freddo dentro il cuore di tutti” di Vanda Busani, questo dato storico fornito dal Franzini è omesso, e si spiega la strage come opera di “schegge impazzite” nel tentativo di tenere estranei al crimine i vertici partigiani)-.

Per riconquistare l’egemonia nella zona i partigiani organizzano una vera e propria operazione.  La Brigata Garibaldi compie un’azione diversiva contro dei soldati tedeschi: “Cogliendo l’occasione del trambusto provocato dai garibaldini -continua il Franzini- i patrioti arrestarono e giustiziarono alcune spie”.

Su questo fatto la Storia della Resistenza non dice altro.

Siamo proprio al 1 gennaio 1945, i “patrioti” (i sappisti di Scandiano?) avevano prelevato COLLI RICCARDO, GANASSI NELLO, LASAGNI PIETRO detto NANNI [di anni 14!], MATTIOLI GUGLIELMO, MONTANARI GIUSEPPE, PRATI RIZIERO, ALFONSO ROSSI, MATILDE ROSSI SPADONI e BICE SACCHI. Tutti sparirono nel nulla.

Ovviamente il fatto che sparissero 9 italiani, tra cui due donne ed un ragazzo, non poteva rimanere senza tragiche conseguenze.

La rappresaglia venne condotta dalla squadra del Tenente Carlotto, componente veneta della Brigata Nera reggiana, che il 3 gennaio arrestò 4 giovani che vennero condotti a Scandiano per la rappresaglia. Lungo il percorso, i militari si scontrarono con dei garibaldini, subendo la perdita di un milite. A questo punto, sul posto, il Ponte del Tresinaro, la spirale attentato-rappresaglia vide la fucilazione di Nemo Gambarelli, Roberto Colli, Renato Nironi, Mario Montanari.

A guerra finita, il partigiano cattolico Giorgio Morelli, il Solitario, nipote dei coniugi Rossi fra i prelevati del Gennaio ’45, riferiva della ricerca sul Monte del Gesso della fossa dove i partigiani avevano sepolto, dopo averlo assassinato, il Brigadiere dei Carabinieri Vasco Filippini (l’omicidio Filippini, rimane ancora avvolto nell’ombra, ignorato ed omesso, pur essendo avvenuto nella zona dove si è indagato per l’uccisione del partigiano Azor da parte di altri partigiani).

Morelli pubblica l’indagine sul giornale La Nuova Penna l’indagine 17 Maggio, il 24 Agosto 1946, fino al 22 Dicembre 1946. Il 27 Gennaio 1946, in località Mattavano di Borzano, il giornalista cattolico viene fatto oggetto di un attentato con armi da fuoco che lo lascia ferito. Morirà per le conseguenze della ferita all’inizio dell’agosto 1947.

La croce di Cà de Caroli prima dell'abbattimento

La croce di Cà de Caroli prima dell’abbattimento

Durante questa indagine altre indicazioni riferivano che nel luogo erano anche le fosse comuni dei prelevati il 1 gennaio 1945. Le fosse comuni, riconoscibili per la terra smossa, e la presenza di bottoni, risultavano però vuote.

Da questa circostanza, riferita dal Solitario, nacque il dubbio che i cadaveri fossero stati disseppelliti e distrutti nella vicina fornace di Ca’ de Caroli.

Questi i fatti storici fino a quel fatto (il Martirologio della Repubblica Sociale Italiana di Scandiano conta quasi 40 uccisi!). Nonostante sia possibile, quindi,  ricostruire con serenità e spirito di riconciliazione i gravi fatti avvenuti in loco durante la guerra fratricida, continuano gravi episodi di intolleranza che si auspicano vengano isolati e condannati da tutti.

Avv. Luca Tadolini (Centro Studi Italia)”

 

 

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