dal Comitato per la difesa della salute dal Cromo Esavalente
3/7/2015 – Cromo a Puianello: siamo da capo. A seguito di una interpellanza del partito di minoranza “Sinistra Unita Quattro Castella Bene Comune” in Consiglio comunale, il sindaco Tagliavini ha rivelato che anche che a seguito di campionamenti eseguiti nelle settimane precedenti è stata riscontrata una concentrazione di cromo esavalente di circa 5000 microgrammi/litro. In pratica, gli stessi livelli del 2010.
Ottobre 2010: acqua color verde luminoso esce dal pozzo privato di un’abitazione della frazione di Boschi a Puianello di Quattro Castella: c’è cromo esavalente ad una concentrazione 3200 volte superiore alla norma.
Novembre 2010: il sindaco di Quattro Castella Tagliavini commenta: “Siamo dell’idea che la cosa vada risolta in fretta, tutti gli enti e i gruppi tecnici sono al lavoro per cercare di capire da dove derivi il problema” e con un’ordinanza dispone il divieto assoluto di captare e attingere acqua dai pozzi limitrofi. Lettera aperta con 150 cittadini firmatari che invocano risposte chiare.
Dicembre 2010: in un’assemblea pubblica viene manifestata la volontà di capire cosa sia realmente accaduto; nel frattempo procedono le analisi nelle zone circostanti al pozzo privato e all’interno della ditta di cromatura che da un quarantennio opera nel lotto di terreno prospiciente, ma i risultati danno solo risposte parziali. Si costituisce un Comitato spontaneo di cittadini per la difesa della salute da inquinamento da cromo esavalente. Più di 120 i firmatari .
Marzo 2011: dopo pochi mesi la soluzione sembra vicina e durante un’affollatissima assemblea pubblica il gruppo tecnico formato dagli esperti delle Istituzioni coinvolte (Amministrazione comunale, Ausl, Arpa,Servizio tecnico di bacino, Provincia), rivela che “….l’inquinamento sarebbe avvenuto dall’alto in seguito ad una immissione diretta e volontaria di cromo esavalente all’interno del pozzo stesso”.
Novembre 2011: Via libera alla bonifica che dovrebbe partire nel febbraio 2012 ed esaurirsi nel giro di 35-40 giorni con un costo di circa 150mila euro cofinanziato dalla Regione; continua nel frattempo l’importante azione del Comitato sempre presente nella richiesta di chiarezza su cause, rischi e responsabilità, ma il problema dell’inquinamento è tutt’altro che risolto.
Febbraio 2012:la famiglia proprietaria del pozzo ove è stato scoperto il più alto tasso di inquinamento accoglie la proposta del Comune di frazionare la sua proprietà alienando il sito del pozzo dal resto della casa . Obiettivo, secondo l’Ente locale: limitare i danni di risarcimento dovuto dai proprietari in caso di mancata individuazione del responsabile dell’inquinamento. Viene poi rinnovata l’A.I.A. (autorizzazione integrata ambientale) alla ditta di cromature, nella quale viene prevista una graduale dismissione della procedura di cromatura in sito e in cambio viene reso possibile un ampliamento dei magazzini. Sarà questo il risarcimento alla cittadinanza per una politica urbanistica dissennata che ha consentito di costruire un quartiere residenziale con oltre 1500 abitanti tutto intorno a un’attività industriale così pericolosa ?
Aprile 2013: Le analisi dei pozzi di controllo della zona non rilevano presenza di cromo in quantità significativa quindi la prima fase della bonifica procede e si conclude in base alla vecchia ipotesi che la sorgente della contaminazione del pozzo sia da esso dipendente e non derivante da altro; fine del 2013: La ditta dismette la cromatura.
Marzo 2014: Arrivano i risultati della prima fase di bonifica: gli enti esprimono giudizio positivo sugli esiti delle operazioni con un consistente abbattimento delle percentuali di inquinanti (nell’ordine dell’ 85%) e stabilizzazione delle problematiche ambientali e sanitarie. Viene ipotizzato un secondo stralcio d’intervento per portare l’acqua alla potabilità. La ditta di cromatura apre la procedura di fallimento.
Luglio 2015: A seguito di una interpellanza del partito di minoranza “Sinistra Unita Quattro Castella Bene Comune” in Consiglio comunale, il sindaco Tagliavini dichiara ormai pronto il progetto esecutivo del secondo stralcio dei lavori di bonifica, ma rivela anche che a seguito di campionamenti eseguiti nelle settimane precedenti è stata riscontrata una concentrazione di cromo esavalente di circa 5000 microgrammi/litro. In pratica, gli stessi livelli del 2010. Dal momento del sequestro del pozzo in questione, finalmente avvenuto nel 2012, le chiavi non sono più in mano ai proprietari ma alle Istituzioni ed è dunque divenuta non solo risibile ma persino diffamatoria (se già non lo era prima) l’ eventualità che il cromo possa essere immesso dall’alto, visto che pare riprodursi.
Durante questi anni semplici cittadini, Comitato e forze politiche hanno continuato ad interessarsi, a fare domande, a cercare di capire. Le due famiglie più direttamente coinvolte hanno proceduto per vie legali, ma nemmeno loro hanno ricevuto risposte. Hanno continuato a vivere nella preoccupazione di eventuali danni sulla salute ed ancora stanno attendendo che si proceda al rogito in merito al frazionamento della loro proprietà, per evitare danni patrimoniali.
Nel frattempo tutto tace sul fronte della Magistratura. La perizia tecnica richiesta al momento del sequestro del pozzo è stata depositata, ma evidentemente i risultati non sono stati ritenuti abbastanza significativi per procedere ad ulteriori verifiche. Ma i tempi della prescrizione galoppano …
Sono passati quasi cinque anni e purtroppo questo grave problema è ben lontano dall’essere risolto. Sarebbe fin troppo facile criticare oggi chi in passato, davanti ad un inquinamento ambientale così pervasivo ha fatto scelte e valutazioni forse sbagliate o non ha saputo trovare risposte e soluzioni adeguate; chi forse per tranquillizzare i residenti ha sminuito o sottovalutato questa grave situazione. Non lo faremo. Chiediamo invece ancora una volta verità, chiarezza e giustizia.
Mercoledì 15 Luglio ci sarà un’assemblea a Boschi: speriamo di non essere ancora una volta presi in giro.
Perché, come qualcuno ricordava l’altra sera all’incontro sulla ripubblicizzazione dell’acqua, “..tutelare il nostro ambiente non significa guardare all’oggi o all’immediato futuro, ma ai prossimi 40/50 anni”.
Staremo a vedere.
Il Comitato per la difesa della salute dal Cromo Esavalente