Acqua pubblica, il comitato si accampa in piazza. Accuse roventi al Pd: “E’ diventato il partito di Confindustria e Iren”

11/6/2015 – Una manifestazione con “acampada” in piazza Casotti a Reggio Emilia  a partire dalle 17,30 di sabato. E’ la risposta movimentista del Comitato Acqua Bene Comune alla bocciatura da parte della direzione provinciale del Pd del “piano Tutino” per il ritorno a una gestione interamente pubblica del servizio idrico. L’acampada di protesta  (cioè un piccolo accampamento di tende) continuerà tra sabato e domenica, e nella giornata di lunedì 15 si sposterà in piazza Prampolini per tenere sotto pressione il consiglio comunale, che come sempre si riunisce nel primo giorno della settimana, ma non ha all’ordine del giorno il tema dell’acqua pubblica. Il famoso piano Tutino per ora è stato visto solo dal Pd, e approderà la settimana prossima nella competente commissione consiliare.

La protesta è stata annunciata nel corso di una conferenza stampa sotto il comune in cui Francesco Fantuzzi e i rappresentanti di Acqua bene comune hanno ribadito i concetti scritti in un duro documento, nel quale si parla di “schiaffo alla democrazia” rinfacciando al Pd di essere diventato “il partito di Confindustria, Federutility e Iren”.

E’ noto che le cifre dello studio di fattibilità elaborato dai consulenti Agenia, cifre che continuano a circolare come indiscrezioni non confermate ma neppure smentite, sono di circa 22o milioni di costi complessivamente a carico del comuni per l’eventuale retrocessione della gestione acqua da Iren a un consorzio di enti locali. Per il Pd, che ha consultato i sindaci, l’operazione nei termini prospettati è insostenibile anche per i vincoli di legge sui bilanci. Di fatto si è imposta la linea del sindaco Vecchi al quale, è noto, gli altri grandi soci Iren avevano dato un avvertimento preciso con l’incidente (poi superato)  sulla mancata nomina di Ettore Rocchi alla vicepresidenza di Iren. L’amministrazione di Reggio dovrà affrontare l’alzata di scudi di Sel, che ha annunciato l’uscita dalla maggioranza. Per ora comunque il vicesindaco Matteo Sassi, che aveva suggerito un piano B di compromesso, non ha nessuna intenzione di dimettersi.

Fantuzzi e i suoi, in sostanza , affermano  che sulla questione dei costi il Pd racconta “balle”, perché i debiti di Agac Infrastrutture, società pubbliche che detiene la proprietà delle reti idriche, sono già di fatto in carico ai Comuni e comunque “il sistema tariffario congegnato per aggirare il referendum comprende già le quote di interessi passivi per remunerare gli investimenti”. “E’ chiaro – dice – Fantuzzi – chi sono i nemici dell’acqua pubblica”. Chi? “il ministro Delrio e Iren”. Perché? “L’acqua di Reggio Emilia vale un terzo di tutti gli introiti del servizio idrico Iren, ed è chiaro che nelle sue condizioni finanziarie la multiutility non può assolutamente permettersi di perderli. E poi bisogna sfatare l’altra balla secondo cui la gestione pubblica dell’acqua farà aumentare le tariffe: i cittadini devono sapere  che Iren ha aumentato i prezzi del 44% in meno di otto anni”. Intanto , il Comitato ha indirizzato una lettera agli amministratori reggiani (che pubblichiamo di seguito), nella speranza di incrinare il fronte dei sindaci.

Si registra intanto una durissima dichiarazione della deputata M5S Maria Edera Spadoni che accusa Delrio, vecchi e  il Pd di aver” tradito i cittadini due volte”.

“Chi sono i colpevoli? – scrive Maria Edera Spadoni –  Delrio, i parlamentari Pd che hanno votato lo “Sblocca Italia” e le norme in legge di Stabilità che favoriscono le privatizzazioni e hanno  bocciato le proposte pro acqua pubblica, il sindaco di Reggio Emilia Vecchi e tutti gli altri sindaci Pd che hanno votato contro al piano di ripublicizzazione. Tutti hanno tradito i cittadini due volte. Quelli che nel 2011 votarono SI al referendum e quelli che nel 2014 avevano creduto alle loro false promesse”.

IL DOCUMENTO DEL COMUNICATO ACQUA BENE COMUNE

“Con un comunicato di poche righe il PD pensa di liquidare il percorso per la ripubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato in provincia di Reggio che dura da 3 anni e mezzo.

E’ uno schiaffo alla DEMOCRAZIA, perché la decisione spetta ai Consigli Comunali e non alla direzione del PD e perché ci si mette sotto i piedi il voto referendario di 250.000 cittadini reggiani

E’ uno schiaffo alla COERENZA, perché i Sindaci hanno deliberato più volte, a partire dalla fine del 2012, di voler ripubblicizzare e lo hanno scritto a chiare lettere nei loro programmi elettorali

E’ uno schiaffo all’INTELLIGENZA, perché tutti gli studi di fattibilità (pagati da noi) realizzati in questi anni  hanno dato esito positivo e sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario. Il PD fa carta straccia di tutto questo e in dirittura d’arrivo non ha una soluzione alternativa concreta da proporre.   Da settimane circolano ad arte numeri falsi e strumentali, mai sottoposti a un pubblico confronto, propedeutici a questa “decisione”, con la quale  il PD diventa esplicitamente il partito di Confindustria, Federutility e IREN.

Tutto ciò è inaccettabile.                                                                                                       

Invitiamo tutti cittadini a manifestare SABATO 13 la loro indignazione, nel 4° anniversario del Referendum.

Invitiamo tutti a partecipare alla  “acampada” che rimarrà ininterrottamente sotto il Comune fino al Consiglio Comunale di Lunedi pomeriggio. L’iniziativa partirà dalle ore 17,30 in Piazza Casotti e continuerà, tra musica e parole, fino a notte.

 Si scrive Acqua, si legge Democrazia

 Comitato  Acqua Bene Comune Reggio Emilia                                                                      Coordinamento regionale e Forum Nazionale dei Movimenti per l’Acqua

LA LETTERA AGLI AMMINISTRATORI

“Gentili Amministratori Locali reggiani,

tra breve sarete chiamati a mettere la parola definitiva sulla ripubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato nella nostra provincia, percorso iniziato a fine 2012 e già passato attraverso numerosi pronunciamenti e delibere.

Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un “fuoco di sbarramento mediatico” nei confronti di questa scelta, fondato su argomentazioni molto approssimative, se non apertamente pretestuose.

Con questa breve comunicazione non intendiamo naturalmente entrare nel merito di tutte le questioni, e rimandiamo agli studi approfonditi di fattibilità legale, industriale, economica e finanziaria commissionati in questi 3 anni ai più quotati studi di consulenza. Studi che hanno dimostrato analiticamente la fattibilità dell’obiettivo da voi non solo deliberato, ma anche ribadito a più riprese nei programmi amministrativi sulla base dei quali siete stati eletti, assumendo così un impegno preciso  nei confronti dei cittadini della nostra provincia.

Questi studi, pagati dalla nostra collettività, sono a disposizione di tutti.

Le obiezioni sollevate nelle ultime settimane, tuttavia, proprio per la loro genericità e infondatezza, possono essere smentite sulla base di poche considerazioni di massima:

 

  1. Non esiste indebitamento diretto dei Comuni per finanziare questa operazione.  La cui capacità di investimento dei Comuni su altri fronti non sarebbe affatto limitata da questa operazione. Nessun sindaco quindi sarebbe costretto a rinunciare a realizzare un asilo nido per finanziare l’acqua pubblica, come è stato detto
  2. Lo stesso gestore attuale (Iren), peraltro, si finanzia interamente a debito, e sappiamo che il debito complessivo di Iren supera i 2.2 miliardi  di Euro ! (Questo invece non rappresenta  un problema per i Comuni che ne sono ancora soci di maggioranza ?)
  3. Il metodo tariffario imposto dall’Autorità Nazionale (AEEGSI) è tale per cui tutti gli oneri della gestione sono interamente riversati nella nostra bolletta. Siamo noi quindi a pagare TUTTO quello che serve a finanziare il servizio idrico, dalla spesa corrente a quella per gli investimenti, tanto oggi (con il servizio gestito da una società quotata in borsa), quanto domani, quando sarà gestito da un soggetto interamente pubblico.

Nessuno oggi si prende a carico oneri che domani sarebbero a carico della comunità reggiana.

  1. Non dobbiamo nemmeno “ricomprarci” nulla, pagando un prezzo insostenibile a Iren, come strumentalmente si vuole fare credere. L’indennizzo a Iren è dovuto, per legge, semplicemente perché una parte degli investimenti effettuati non sono ancora stati ammortizzati, trattandosi di investimenti di durata anche più che ventennale. Ma tutti questi investimenti li stiamo comunque ripagando NOI. Attraverso la nostra bolletta (e solo attraverso quella) quindi entreranno le risorse per ripagare questi investimenti passati e futuri (e i prestiti contratti per finanziarli), tanto nel caso del gestore attuale quanto in quello del futuro gestore pubblico. Non vi sarà nessun aggravio reale dalla ripubblicizzazione, né per i Comuni, né per i cittadini.

Qualche giornalista male informato è arrivato a dire che i Comuni dovranno farsi carico persino dei debiti assunti da Agac precedentemente alla costituzione di Iren. Secondo questa interpretazione fantasiosa oggi sarebbe Iren (forse come dono alla collettività reggiana ?) a farsene carico. In realtà siamo noi e solo noi, con le nostre bollette.

  1. La minaccia poi che la tariffa possaaumentare con la ripubblicizzazione più di quanto aumenterebbe restando con Iren è priva di qualsiasi fondamento.

Peraltro negli ultimi 8 anni la tariffa con Iren è aumentata del 44%. Purtroppo la tariffa aumenterà comunque, almeno nel breve-medio periodo, a meno che si riducano gli investimenti, peggiorando la qualità del servizio.

Ma con la gestione pubblica la tariffa aumenterà certamente meno, a parità di altri fattori, di quanto aumenterebbe con Iren, per la semplice ragione che Iren ricava dall’acqua profitti milionari, come chiunque può verificare dal bilancio consolidato del gruppo, mentre il nuovo gestore pubblico deve operare fuori da logiche di profitto, come hanno stabilito i cittadini italiani con il Referendum di 4 anni fa, e come voi stessi avete ribadito in più occasioni nelle vostre delibere.

  1. Non c’è nessun motivo per temere che i costi di gestione del futuro gestore pubblico debbano essere superiori a quelli attuali, anzi, una gestione più sobria e indipendente può solo farli scendere (pensiamo ad esempio al costo dell’energia, che potrebbe essere acquisita sul mercato a condizioni più favorevoli di quelle oggi imposte dal gruppo Iren, o al costo spropositato del top management Iren, o a quello derivante da investimenti fallimentari come quelli per le centrali termiche Edipower o per il rigassificatore di Livorno).

Lo stesso interesse che pagherebbe il nuovo gestore pubblico per finanziare gli investimenti potrebbe essere inferiore rispetto a quello, riversato interamente sulle nostre bollette, che deve pagare un gruppo il cui indebitamento ha oltrepassato il livello di guardia.

  1. Il rischio poi che il nuovo gestore pubblico possa fallire, mettendo a repentaglio le scarse risorse finanziarie degli Enti Locali, è semplicemente implausibile, visto il sistema tariffario in vigore e i profitti che l’attuale gestore ne ricava, che domani potrebbero essere destinati a ridurre la tariffa o all’autofinanziamento.  Non c’è motivo alcuno per pensare che il nuovo gestore pubblico debba essere meno efficiente di quello attuale. Anzi.

L’esperienza di molte ottime gestioni In House del Servizio Idrico in giro per l’Italia, riprese dagli studi di fattibilità effettuati, dimostrano l’esatto contrario.

Anche a livello internazionale esiste un trend consolidato verso la ripubblicizzazione, spinta da motivazioni non solo politiche ma soprattutto economiche.

  1. Ricordiamo poi l’importanza della partecipazione dei cittadini e dei lavoratori del servizio alla gestione e al controllo del futuro gestore pubblico, garanzia fondamentale per evitare che questo sia inquinato da clientelismi di matrice politica.
  2. Se anche si optasse per quello che alcune voci interessate hanno definito il Piano B (una società mista degli enti locali reggiani con un gestore privato), si dovrebbe comunque, per legge, andare a gara. Basta guardare allora alle esperienze di gare fin qui realizzate, come ci hanno spiegato gli esperti consultati dal Forum Provinciale per l’acqua, per rendersi conto di quanto esse siano costose e inefficienti. Ben lungi dal garantire i presunti benefici del ricorso al “mercato”. Che gara è quella (costruita su misura) a cui si presenta un solo concorrente ?

A comandare nella società mista, peraltro, a prescindere dalla ripartizione delle quote,  sarebbe certamente il socio industriale, l’unico in possesso delle informazioni rilevanti, sia esso Iren o una multinazionale del settore.

  1. Infine, una considerazione politica riepilogativa: la gestione pubblica dell’acqua a cui tutti miriamo, assolutamente alla nostra portata, fuori da logiche di profitto, dovrà essere improntata non solo a criteri di sobrietà, di efficienza e di trasparenza, ma anche di equità tariffaria e di risparmio della risorsa. Obiettivi del tutto estranei alla logica di un gestore privatistico quotato in borsa.

Inoltre un gestore basato sul proprio territorio è in grado di interagire con gli operatori economici locali in modo più proficuo, fuori dalle logiche degli appalti al massimo ribasso.

Vi ringraziamo per la vostra attenzione e ci aspettiamo di poter discutere in profondità con voi  tutte le argomentazioni nella sede che voi stessi avete creato per favorire la partecipazione e la trasparenza di questo percorso: il Forum Provinciale per l’Acqua.

  Comitato prov. Reggiano Acqua Bene Comune”

MARIA EDERA SPADONI: “IL PD TRADISCE DUE VOLTE I CITTADINI”
“Il Pd ha bocciato il piano del suo assessore Tutino per ripublicizzare il servizio idrico in provincia di Reggio Emilia scorporandolo da Iren Spa.
Reggio Emilia nel 2011 fu la capitale italiana dell’acqua pubblica con il record di SI e di votanti in tutta Italia. In seguito le proposte del M5S e dei Comitati Acqua Bene Comune di ripublicizzare l’acqua furono accolte dal Comune e il Pd si ‘vendette’ il risultato nella campagna elettorale per le comunali 2014, promettendo che il percorso sarebbe stato avviato dal 2015.
Lo scorso ottobre, il Movimento 5 Stelle aveva denunciato proprio con una manifestazione nazionale a Reggio Emilia, che sia lo “Sblocca Italia” che la legge di Stabilità del governo a guida Pd mettevano a rischio la ripublicizzazione del servizio idrico. Quello che si prometteva in Emilia veniva di fatto smontato e reso difficilissimo dalle decisioni di Governo assunte a Roma. Con un protagonista in negativo assoluto, l’ex sindaco e oggi ministro Delrio. “Non è a rischio la ripublicizzazione” rispose mentendo ai cittadini il Pd.
Chi sono i colpevoli? Delrio, i parlamentari Pd che hanno votato lo “Sblocca Italia” e le norme in legge di Stabilità che favoriscono le privatizzazioni ed hanno  bocciato le proposte pro acqua pubblica, il sindaco di Reggio Emilia Vecchi e tutti gli altri sindaci Pd che hanno votato contro al piano di ripublicizzazione. Tutti hanno tradito i cittadini due volte. Quelli che nel 2011 votarono SI al referendum e quelli che nel 2014 avevano creduto alle loro false promesse.
Tra l’altro si sarebbe potuto approvare il piano di ripublicizzazione e per rassicurare gli amministratori più restii  chiedere a Parlamento e Governo di approvare un emendamento e proposte ad hoc che andassero incontro alle esigenze dei Comuni che intendono difendere o tornare all’acqua pubblica.
Volere è potere: non è il Pd che è al Governo? Se il Pd vuole una soluzione si trova sempre. Vergognatevi. La battaglia non si ferma. In Commissione Ambiente è iniziata la discussione della legge sull’acqua proposta dal gruppo “Forum Acqua” e che vede come primo firmatario il M5S. Faremo di tutto per far approvare questa legge e chi la bloccherà se ne assumerà le responsabilità di fronte ai cittadini.
Maria Edera Spadoni, cittadina alla Camera dei Deputati M5S”
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