La morte delle Fiere: per colpa di chi? Il j’accuse di Walter Franceschini

18/7/2015 – Un duro atto d’accusa verso chi, in primo luogo i soci  pubblici, ha portato le Fiere di Reggio alla morte. È la sostanza di un post inviato a Reggio Report da  Walter Franceschini, ex sindaco di Scandiano ed ex presidente di Siper, in risposta alle amare parole di Enrico Banfi. Resta da chiarire per quali ragioni, e a favore di quali interessi, la fine di via Filangieri sia stata progettata a tavolino. La fusione senza ricapitalizzaziine della Siper con una Sofiser soffocata di debiti, è la dimostrazione inconfutabile che nulla è avvenuto per caso o per pura ignavia.
Franceschini comunque una risposta ce l’ha: “Ora non ci rimane che attendere di toglierci la curiosità di conoscere l’acquirente del patrimonio immobiliare, e a quale prezzo”.

di Walter Franceschini

18/5/2015 – Caro Enrico, tu ben conosci la stima che nutro nei
tuoi confronti, ma sento di doverti ricordare che i tuoi appelli, i tanti negli ultimi 4 anni, erano e sono stati inutili.
In tutta sincerità debbo bonariamente rimproverarti la “fiducia” che hai voluto mantenere verso i rappresentanti dei soci pubblici che “hanno dato l’impressione di volere e ricercare” questo risultato; non hanno mai voluto occuparsi delle Fiere e che quando l’hanno fatto … i risultati so sotto gli occhi di tutti.
Hanno voluto la fusione di due società non compatibili senza nemmeno verificarne i conti (anzi, fu definito ‘irresponsabile’ chi definiva Sofiser un carrozzone
indebitato), hanno nominato “licenziatori in tronco” senza motivazioni (salvo poi dover pagare), hanno espletato un concorso pubblico per non trovare un candidato valido, hanno infine nominato “manager” che dovevano essere esperti del sistema fieristico che, probabilmente, non avevano mai visto una fiera.
E tu, Enrico, ti sei sempre impegnato confidando in uno scatto d’orgoglio di chi doveva farlo, ma non hai considerato che l’ambizione personale non è sempre affiancata dall’orgoglio.
Mi dispiace per te, per la tua organizzazione così come per tutte le altre con le quali ho faticato (con tante soddisfazioni), mi ha pianto il cuore leggere l’ultima pagina della Gazzetta di ieri, mi dispiace per i tanti reggiani, artigiani, commercianti, industriali che hanno perso una importante opportunità di lavoro, mi dispiace per i dipendenti già licenziati e quelli che lo saranno, mi dispiace per i creditori che aspetteranno probabilmente invano, mi dispiace che Reggio abbia perso un altro pezzo.
Forse gli attori di questo risultato (non tutti, in verità) non sono dispiaciuti: i loro personali risultati li hanno raggiunti.
E non si cerchi di strumentalizzare politicamente queste mie parole: tutti, a diverso livello naturalmente, hanno le proprie responsabilità. Dai gruppi consiliari di Provincia e Comune (vengono presentate centinaia di interpellanze e interrogazioni, vengono convocate commissioni consiliari a
raffica, ma per le fiere, in quasi 6 anni di mia permanenza, mai una convocazione, mai una richiesta … se non quella di biglietti). Non meglio la posizione delle associazioni di categoria e della CCIAA.
Enrico, scusami, ma io credo di aver capito per tempo l’aria che tirava.
Ora non ci rimane che attendere di toglierci la curiosità di conoscere l’acquirente del patrimonio immobiliare e a quale prezzo.

ENRICO BANFI: REGGIO SVEGLIATI! L’EUTANASIA DELLE
FIERE PROCEDE SPEDITA

di Enrico Banfi

16/5/2015 – “E’ stato un onore e un piacere organizzare questa manifestazione nella Città di Reggio Emilia, ospitale e funzionale quanto il suo prestigioso quartiere fieristico. Dal 1999 ho avuto il privilegio di collaborare alla realizzazione della più importante manifestazione equestre d’Europa…Purtroppo le fiere di Reggio E. sono state abbandonate ad un destino immeritato e dal 2016 non sarà più possibile ospitare questa straordinaria kermesse nella Città….”. Con queste parole l’organizzatore del Salone del Cavallo Americano  ha annunciato la decisione di lasciare Reggio e l’Emilia. Dall’anno prossimo la kermesse si farà a Cremona-

Il Salone del Cavallo Americano se ne va e con lui i 50.000 visitatori, le centinaia di espositori, i 1300 cavalli, quel clima da far west che per alcuni giorni trasforma la nostra città nella capitale europea di un popolo di appassionati che, oltre alla loro passione ed al loro grande entusiasmo, portano a Reggio ricchezza, lavoro, simpatia, amicizia, notorietà. La ruota del tempo procede spedita, e inesorabili le conseguenze piombano sulla nostra comunità, cancellando opportunità di lavoro ed occasioni per arricchire culturalmente, socialmente ed economicamente la nostra città.

Abbandona il Cavallo, si apprestano a lasciare la Canina ed il Camer, l’ Ornitologica sta impostando il suo ultimo catalogo. Il 76°, quello dell’addio. Se ne vanno circa 120.000 visitatori, oltre 10.000 espositori, migliaia di ore di lavoro per gli allestimenti e la comunicazione. Se ne vanno centinaia di soggiorni presso la nostra ospitalità, in hotel e bed & breakfast, chilometri di viaggi in taxi, migliaia di pranzi, cene, pizze, che fanno felici i graditi ospiti ed imprenditori e lavoratori che ne beneficiano.

Se ne va un pezzo di storia della nostra città, che ha contribuito alla ricostruzione del dopoguerra. E con essa viene smantellata un pezzo di economia e sostituito da sacche di povertà e disoccupazione.

Qualcuno si preoccupa di questi effetti nel momento in cui la disoccupazione ha raggiunto dati choccanti nella nostra provincia: 69.800 umani (il 13 per cento della popolazione) in difficoltà col posto di lavoro? Qualcuno ha forse un guizzo di riflessione nell’apprendere che “un miliardo di euro è stato speso in provincia, tra il 2007 ed il 2013, per formare 10.500 reggiani, poi costretti ad emigrare”, oppure che il reddito medio delle famiglie è oggi pari a quello del 2004? O se le sofferenze bancarie dei reggiani sono aumentate del 313 per cento (428 quello delle imprese) in 5 anni?

La chiusura delle fiere aggiungerà centinaia di disoccupati e di sofferenze bancarie a questi dati, catastrofici non solo sul piano statistico ma soprattutto umano.

Sindaco, presidente provincia, di camera commercio, delle varie organizzazioni degli imprenditori: silenzio totale. Ma se la difesa del posto di lavoro non è compito loro, di chi è compito? La gestione (loro e delle banche) ha prodotto debiti clamorosi con Sofiser e costruito testardamente la chiusura della incolpevole gestione fieristica (con nuovi danni e disoccupati) ed ora non ne rispondono alla città? Anche il silenzio è una risposta. E autorizza a pensare anche tutto il male possibile.

 

 

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