di Gilberto Gasparini
25/5/2015 – Si è aperto, finalmente, un dibattito sulla cooperazione, in ritardo colpevole di alcuni anni ma, ahimè, così funziona Reggio Emilia dove troppo spesso si va a rilento, pigri e conformisti e si comincia a discutere solo quando si è già caduti nel baratro.
E’ partito il sindaco che spara zero su parco Ottavi (una “cazzata storica”, ndr.) speriamo cominci a maturare la consapevolezza di quanto è accaduto in questi anni nel sistema di potere che lo ha sostenuto nella sua scalata alla carica di sindaco, anche Bosi, manager (??) emergente della cooperazione, che pure è stato allevato dentro il vecchio sistema godendo, grazie ai suoi silenzi, di tutti i benefici , una volta raggiunti i massimi livelli comincia a parlare in modo critico di quanto è successo ponendosi, chiaramente, come punto di riferimento del rinnovamento .
Interviene anche il presidente Coopnordest per evidenziare, giustamente, che bisogna ricercare le responsabilità soggettive dei disastri cooperativi.
Bene il dibattito che sale di livello e che, se fosse partito qualche anno prima avrebbe risparmiato , forse, qualche disastro.
Niente rivendicazioni di primati da chi, ponendo il problema della crisi cooperativa, è stato trattato come un traditore dei grandi valori della sinistra, ma la consapevolezza che ora si deve andare a fondo di fronte al buco di due miliardi di euro delle coop edili e non bastano le dichiarazioni ad effetto, non basta ricercare un colpevole da rottamare o già rottamato per salvare la cooperazione.
In questi anni di fronte ai segni evidenti di crisi tutti coloro che avevano responsabilità da Poletti (ex presidente nazionale lega coop) alla Caselli (ex presidente reggiana Legacoop) hanno risposto con il richiami all’orgoglio coop buttandola in politica con riferimenti troppo autoassolutori alla crisi mondiale.
Ora bisogna mettere il dito nella piaga e andare a fondo per evitare che continui la storia per cui gruppi dirigenti cooperativi , senza metterci un soldo proprio, diventano praticamente i padroni dell’azienda, senza nessun controllo da parte dei soci che diventano vittime, e in qualche modo sono anche costretti a divenire complici, senza avere strumenti di controllo su vere e proprie cupole di dirigenti irresponsabili verso l’interesse generale .
Niente demagogia o assemblearismo ma cruciale è il tema di chi decide , in quali tempi e in base a quali interessi ad esempio si fa fronte ad esigenze strategiche urgenti come unificazioni e riorganizzazioni. Nel caso delle coop di consumo parte un processo con trenta anni di ritardo senza capire quando sarà il punto di arrivo, pur con la consapevolezza, diffusa, che rallentare o peggio arrestare il processo sarà un danno per azienda e soci.
Il problema è che se poi si arriva in ritardo, e con l’acqua alla gola, succede come con la unificazione Coopsette- Unieco, dove dirigenti ormai screditati propongono, secondo me giustamente , un radicale cambiamento, in ritardo di anni, con una reazione sfiduciata dei soci che votano contro.
Speriamo, quindi, che le dichiarazioni dei più o meno nuovi leaders non servano solo ad una ricollocazione interna, tipica dei sistemi chiusi dove si spara forte per occupare posizioni di potere al posto di altri, più che per innovare radicalmente.
Conosciamo bene i protagonisti e siamo un po’ scettici nel vederli attori di uno scontro durissimo , inevitabile se si vuole rompere con un passato che si è trasformato da glorioso a disastroso, ma non ci resta che sperare e continuare a vigilare auspicando che, partiti e sindacati sempre silenti e subalterni, facciano sentire la loro voce.
enzo
25/05/2015 alle 19:01
l’articolo centra il problema. all’interno della cooperazione è quasi impossibile riuscire a rinnovare, e anche a fine mandato chi era al timone và a ricoprire ruoli nelle società veicolo.quindi direzione inamovibile con conti non trasparenti. gli stessi soci ultima ruota del carro, chiamati in prima linea come soci-lavoratori, poi a capitalizzare con le poche risorse che un dipendente può accantonare nell’arco della vita, infine a rimetterci il tutto essendo all’oscuro della situazione reale,,,,,,,
senza strumenti come un fondo cooperativo che copra il prestito sociale,,,,ecc ecc
saluti
Ivaldo Casali
25/05/2015 alle 20:23
Mi scusi Direttore, ma Luca Vecchi (attuale Sindaco)al tempo della “cazzata storica” non era Capogruppo Consiliare del PD con Sindaco Delrio!!!