Enrico IV scomunicato chiede in ginocchio l’intercessione di Matilde di Canossa. Accanto a lui l’abate Ugo di Cluny (miniatura del XII secolo)
16/5/2015 – Il vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca è intervenuto questa mattina al centro di spiritualità di Marola al convegno Mathilda Dei Gratia, dedicato alla figura di Matilde di Canossa, oltre il mito sedimentato nei secoli, convegno che di fatto apre le celebrazioni per il novecentesimo della morte della Grancontessa: la donna più potente della sua epoca , che più di ogni altra determinò le sorti dell’Europa nello scorso millennio. Il convegno è proseguito nel pomeriggio nel castello di Carpineti.
Ecco l’indirizzo di saluto rivolto al convegno dal vescovo Camisasca.
“Tutta la nostra terra è segnata dalla figura di Matilde. Ne sono testimonianza i tanti luoghi a lei legati per la presenza architettonica di castelli, abbazie o fortificazioni da lei fatti edificare. La stessa toponomastica delle strade delle nostre città, il numero enorme di donne che, più che in altre province, portano il suo nome sono una testimonianza significativa della sua importanza.
Più profondamente la figura di Matilde di Canossa ha segnato, in un certo senso, la nostra cultura e la nostra mentalità. Probabilmente è nella sua vicenda che va ricercata, ad esempio, la radice lontana del connubio, non sempre sereno, ma certamente fecondo, che la nostra Chiesa da sempre ha vissuto con il governo della res pubblica, l’incontro – e, a volte, anche lo scontro – tra vicende ecclesiastiche e vicende politiche.
Ma la gran Contessa, al di là dei giudizi storici che è possibile esprimere sulle singole vicende della sua vita, ha certamente influito sulla storia non solo del nostro territorio, ma della Chiesa e della politica universale.
Tra le tante sottolineature che in questo momento potrei fare rispetto alla sua personalità, vorrei mettere in evidenza proprio questo respiro universale del suo impegno. Abbiamo bisogno di guardare a figure che ci aiutino ad allargare gli orizzonti della nostra vita, a comprendere che le nostre parole e le nostre azioni vengono da lontano e possono avere un riverbero su tutta la storia del mondo.
Mi auguro che questo convegno ci aiuti a comprendere meglio tanti aspetti dell’affascinante figura della contessa e risvegli in tutti noi il desiderio di una cultura e di un impegno civico che, attingendo nuova linfa dalla fede cristiana che ha fatto grande la nostra terra, travalichi gli orizzonti angusti delle nostre piccole battaglie per restituire alla nostra gente le grandi prospettive da sempre inscritte nel nostro territorio“.