Giornalisti e garibaldini nella Grande guerra
Seminario con Anita Garibaldi e Pierluigi Franz

22/5/2015 – Tutto è cominciato quattro anni, con il ritrovamento per caso di una vecchia lapide abbandonata nella cantina di un palazzo  dell’INPGI a Roma: “In memoria dei giornalisti morti per la patria”. Vi erano scolpiti i nomi di 83 giornalisti e delle testate di provenienza (il più famoso Cesare Battisti) caduti nella Prima Guerra mondiale. Fra loro anche un Giovanni Spallanzani , della Gazzetta di Modena.

La lapide era stata inaugurata da Mussolini nel 934, e dimenticata nel secondo dopo guerra. Da lì sono cominciate le ricerche di Pierluigi Roesler Franz, storico del giornalismo, che è arrivato a ricostruire le vicende di oltre 150 giornalisti italiani caduti sul fronte della Grande Guerra.

Il primo fu Alberto Duranti, che morì prima ancora dell’entrata in guerra dell’Italia esattamente 100 anni fa, il 24 maggio 1915: cadde il 7 gennaio sulle Argonne, dove era andato a combattere col corpo di spedizione di Costante e Bruno Garibaldi, figli di Ricciotti e nipoti di Giuseppe Garibaldi.

Mario Guidetti e Anita Garibaldi, pronipote dell'Eroe dei due Mondi

Mario Guidetti e Anita Garibaldi, pronipote dell’Eroe dei due Mondi

Questo e molto altro sarà rievocato questa mattina nel corso di un convegno- seminario su “Giornalisti e Garibaldini nella Grande Guerra” a Reggio Emilia (ore 9,30 – 12) nella sala conferenze di palazzo Fonte (ex tribunale) in via Emilia San Pietro.

 

Il seminario, organizzato dall’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione stampa reggiana Bruno Bedeschi con il patrocinio del Comune di Reggio Emilia, vuole offrire una conoscenza storica del giornalismo nei periodi bellici, con un ricordo dei giornalisti eroi della Grande Guerra, e sul ruolo della famiglia Garibaldi e dei Garibaldini nella Grande Guerra.

Intervengono Anita Garibaldi, pronipote in linea diretta dell’Eroe dei Due Mondi e promotrice della fondazione intitolata a Giuseppe Garibaldi, che parlerà su “I 6 fratelli Garibaldi e le legioni garibaldine della Grande Guerra”, da Pierluigi Roesler Franz, che è membro del consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti su “Anche i giornalisti muoiono in guerra: 150 eroi, e Claudio Santini, docente di deontologiaal master di giornalismo dell’università di Bologna, e presidente del consiglio di disciplina dell’Ordine su “La guerra tra informazione e propaganda”. Introduce Roberto Zalambani.

Da sinistra: Emanuela Caselli, Mario Guidetti, Anita Garibaldi e Pierluigi Roesler Franz

Da sinistra: Emanuela Caselli, Mario Guidetti, Anita Garibaldi e Pierluigi Roesler Franz

Alle 12,15 trasferimento in Sala del Tricolore, dove Anita Garibaldi consegnerà il riconoscimento delle “Mille donne per l’Italia” a Ines Conradi e Sabrina Pignedoli.

La giornata è stata presentata nel corso di una conferenza stampa all’Hotel Posta (dove Garibaldi pernottò il 18 agosto 1959)  da Mario Guidetti, presidente nazionale dell’Ordine, da Giuseppe Adriano Rossi, Mimmo Marcozzi, Pierluigi Franz, Anita Garibaldi dalla presidente del consiglio comunale di Reggio Emilia Emanuela Caselli.

Mario Guidetti, consigliere nazionale dell’Ordine, che insieme a Giuseppe Adriano Rossi ha organizzato l’incontro, ha sottolineato fra l’altro come negli ultimi dieci anni siano morti a causa del loro lavoro per 740 giornalisti in tutto il mondo, e innumerevoli siano i perseguitati. “Per questo consegneremo l’attestato delle Mille donne per l’Italia, in un luogo sacro per noi come Sala del Tricolore,  a due donne coraggio come Sabrina Pignedoli, giornalista minacciata peri suoi articoli sulla ndrangheta a Reggio, e a Ines Conradi, aggredita mentre svolgeva la sua attività di reporter”.

Anita Garibaldi

Anita Garibaldi

Per Anita Garibaldi oggi “è fondamentale trasferire ai giovani il peso e la grandezza di una tradizione storica che altrimenti rischia di essere perduta”. Fra l’altro ha denunciato il saccheggio avvenuto negli anni della casa di Garibaldi a Caprera: “Abbiamo fotografie degli  anni Cinquanta che dimostrano come le pareti fossero piene di cimeli e reperti. Oggi non c’è più niente”.

 

 

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