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Finalmente Reggio entra nel futuro. Infilate il casco
e viaggiate nel tempo: un museo vituale unico al mondo

 

 

 Scorcio del foro romano di Reggio Emilia ricostruito nel museo virtuale iForum@Lepidi

Scorcio del foro romano di Reggio Emilia ricostruito nel museo virtuale Regium@Lepidi

 

 

 

di Pierluigi Ghiggini

28/5/2015 Lunai portum est operae cognoscere cives : con questa celebre frase tramandata da Persio, quasi uno spot turistico ante litteram,  il poeta latino Ennio cercò di convincere i concittadini romani ad andare a vedere con i propri occhi il grandioso porto di Luni antica. Oggi potremmo applicare la stessa frase a Reggio Emilia, e in particolare al suo palazzo dei Musei. Est operae coscoscere cives, o se volete: ragazzi, è arrivato il futuro e  non perdetevi lo spettacolo.

Perché da oggi alla grandiosità delle collezioni archeologiche, etnografiche e naturalistiche, che ne fanno da sempre  una delle realtà museografiche più importanti in Europa, i Civici Musei di Reggio Emilia aggiungono qualcosa di veramente unico: un museo virtuale nel quale dove può camminare, guardare, sorprendersi  dentro una Reggio Emilia di età imperiale ricostruita, sulla base di una mole colossale di dati, studi e scavi archeologici, attraverso un mix mai visto in precedenza di realtà virtuale, realtà aumentata, immagini in 3D spazio-dimensionale. Non è ancora come il sequel cinematografico di Una notte al museo, dove prendono vita T rex, trogloditi, pellerossa e mummie egizie, ma ci manca poco.

Questa meraviglia, la prima al mondo nel suo genere, è stata battezzata Regium@Lepidi-Project 2200:  si deve, è il caso di dirlo, al genio del professor Maurizio Forte, reggiano, docente della Duke University di Duhram (North Carolina, Usa) e noto studioso della virtual archeology.

Il professor Maurizio forte, responsabile scientifico del progetto. Accanto l'assessore Valeria Montanari

Il professor Maurizio forte, responsabile scientifico del progetto. Accanto l’assessore Valeria Montanari

Il progetto è promosso dal Lions Club Emilia Host Città del Tricolore con robusto sostegno del Credem quale main sponsor: la banca è particolarmente coinvolta anche perché nel suo  Auditorium sono stati scavati e portati alla luce fra il 1980 e il 1983 i resti più importanti di quello che era il centro nevralgico amministrativo della Regium Lepidi. Determinante naturalmente la collaborazione dei Civici Musei del comune di Reggio Emilia che, con l’appoggio della Soprintendenza archeologica dell’Emilia-Romagna hanno fornito le ricostruzioni scientifiche della Reggio romana poi traslate nella realtà virtuale.

Il costo complessivo  è di circa 400 mila euro, in gran parte per un software “estremo” nella sua complessità. Un’inezia, rispetto al valore culturale dell’opera e alle sue ricadute anche economiche sulla città. Si deve tener conto che solo un paio di anni fa tecnologie simili sarebbero costate dieci volte di più.

Il museo virtuale della Reggio romana sarà aperto al pubblico col classico taglio del nastro sabato pomeriggio 30 maggio  alle 17,30, al termine del convegno internazionale su “Archeologie a confronto perla ricostruzione della città romana” in programma nell’auditorium del Credem, in via Emilia San Pietro 4.  Poco prima,alle 15,30 l’esibizione della Legio I Italica animerà piazza Martiri del 7 luglio, con venti figuranti in costume da legionari che illustreranno le tecniche, le strategie e la vita quotidiana dei Romani.

Passeggiata nel viridarium di una domus romana

Passeggiata nel viridarium di una domus romana

L’iniziativa è stata presentata questa mattina in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato insieme al professor Maurizio Forte – coordinatore scientifico del progetto-  l’assessore Valeria Montanari, il  presidente del Lion Club Emilia Host (e presidente del comitato organizzatore) Vito Alessandro Pellegrino, il direttore dei Civici Musei Elisabetta Farioli, Ugo Medici consigliere del Credito emiliano, Roberto Macellari ispettore archeologo dei Musei, Nevio Danelon  della Duke University e Alberto Cari Gallingani progettista dell’allestimento museale ERegioum@Lepidi-Project 2200.

COME “UNA NOTTE AL MUSEO”

Il museo virtuale che permette di viaggiare nel tempo sino alla Regium Lepidi del I secolo, quando la città romana era al suo massimo splendore, è stato installato nella Sala dei Mosaici, in fondo alla galleria dei marmi romani. Tra i reperti, le vetrine delle collezioni e i celebri mosaici bicolori di epoca imperiale, sono sistemati in un mix intrigante di archeologia e modernità due cabine Z-Space, tre caschi Oculus Rift di ultimissima generazione e ancora ai livelli di prototipo,  una piramide Dreamoc 3D spazio dimensionale,  di tecnologia olandese, e un megaschermo di realtà virtuale che permette di ammirare  come in una ripresa televisiva (in realtà è molto di più) com’era la Reggio Emilia: dal foro all’anfiteatro, dai quartieri popolari alle ville, dal forese alla necropoli.

Un'immagine dell'applicazione Forum@Lepidi vista attraverso Oculus Rift

Un’immagine dell’applicazione Forum@Lepidi vista attraverso Oculus Rift

Le cabine Z-Space sono piattaforme olografiche “collaborative”, composto da uno schermo stereoscopico, da occhiali fluorescenti e da una penna elettronica: indossati gli occhiali e manovrando la penna si possono “estrarre” determinati oggetti (la riproduzione in 3D di una maschera, di una statua, di un’abitazione) e portarli all’esterno dello schermo verso di sè,  facendoli fluttuare nello spazio per studiarli in ogni dettaglio o, addirittura, “posandoli” nella propria mano.

REaltaaumentata: il modello esce dallo schermo. L'osservatore può posarlo sulla sua mano

REaltaaumentata: il modello esce dallo schermo. L’osservatore può posarlo sulla sua mano

I caschi Oculus permettono di entrare letteralmente nella Reggio Romana, passeggiare nel foro e nelle campagne, camminare nella basilica, esplorare l’interno delle abitazioni con l’ausilio di un joystick. Questa tecnologia viene applicata per la prima volta all’archeologia, e genera un effetto incredibile: fa entrare l’osservatore in un altro mondo, in una diversa dimensione dello spazio e del tempo. Nel percorso compaiono alcuni segnali: in quei punti, sempre manovrando  il joystick,  si può far apparire l’immagine di come la città è oggi.

Il Dreamoc infine è una piramide al cui interno i reperti del museo appaiono e ruotano in tre dimensioni, permettendo lo studio di oggetti visibili solo parzialmente, oppure rinchiusi  nei depositi.

Tuttavia le parole servono a poco: solo sperimentando di persona  l’esperienza di questo museo archeologico virtuale si può comprendere cos’è. Di certo è  “opera cognoscere cives“, la cosa migliore realizzata a Reggio negli ultimi decenni, e che davvero proietta la città verso il futuro.

Il casco Oculus

Il casco Oculus

Visitare Reggio Emilia ai tempi dei Romani: la conferenza stampa

HANNO DETTO – Durante la conferenza stampa nella Galleria dei Marmi del Palazzo dei Musei di Reggio Emilia, stamane sono state illustrate le caratteristiche del nuovo museo virtuale permanente e il programma del convegno. “Con questa installazione che è un importante servizio culturale per tutti i cittadini e che contribuirà a stimolare l’attenzione anche dei più giovani – ha detto l’assessore a Partecipazione e Agenda digitale del Comune di Reggio Emilia Valeria Montanari – la rete museale della città, e in particolare il Palazzo dei Musei, rafforzano significativamente e aggiornano la loro offerta, rendendola più attrattiva. Questo progetto contribuisce a rendere il Palazzo dei Musei ancora di più un luogo di tutti e aperto a tutti, e si armonizza appieno con le azioni più recenti compiute dall’Amministrazione comunale per la riqualificazione di questa importante sede museale: gli interventi all’ultimo piano del  palazzo, che hanno consentito di restituire alla città uno spazio importante per esposizioni, laboratori e per favorire un dialogo continuo tra memoria, innovazione e futuro; e di recente l’apertura della mostra “Noi” nell’ambito delle iniziative di Reggio Emilia per Expo 2015.
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Tutto questo contribuisce a fare sempre più di questo luogo un luogo di tutta la comunità”. “Tramite le tecnologie – ha concluso l’assessore Montanari – questo progetto introduce modi diversi, rispetto a quelli più tradizionali, per analizzare, divulgare e apprendere la cultura e la storia: merito degli studi della Duke University, ma anche dell’importante lavoro di attenzione e amore per la città dimostrato ancora una volta dal Lions Club, con l’importante sostegno del Credem. Il nostro benessere individuale e collettivo passa anche attraverso opere belle che ci fanno stare bene, dandoci la possibilità di fare esperienze estetiche e culturali”.
Nella doppia veste di presidente del Lions Club Reggio Emilia Host “Città del Tricolore” e del Comitato organizzatore del Regium@Lepidi-Project 2200, Vito Alessandro Pellegrino ha poi sottolineato che quest’anno ricorre il sessantennale della costituzione del Lions a Reggio Emilia: “Nel 2012 ci siamo chiesti cosa potessimo realizzare per celebrare la nostra presenza pluriennale al servizio della città. E la nostra attenzione è caduta sulla targa bronzea all’incrocio tra via Emilia San Pietro e via Roma, il luogo d’incrocio del cardo e del decumano massimo dell’antica Regium Lepidi: la data riportata di origine della città è una forbice temporale tra il 187 e il 185 avanti Cristo. Ci siamo così accorti che nella forbice temporale 2013-2015 cadevano esattamente 2200 anni dalla data di fondazione della città. Tramite la Duke University e con l’apporto di tante energie imprenditoriali ed istituzionali abbiamo quindi cominciato a lavorare sul progetto, che si è proposto fin da subito di valorizzare il brand di Reggio Emilia come città romana:  particolare l’approccio, di attenzione al passato ma anche rivolto al futuro, in linea con l’idea della nostra città come città dell’innovazione.
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Con questo museo virtuale Reggio Emilia diventerà la prima città al mondo a poter utilizzare apparecchiature con un software realizzato ad hoc dalla Duke University di ricostruzione virtuale, che renderà possibile a livello didattico poter prendere cognizione diretta di un patrimonio storico invisibile perché ricoperto dal tessuto urbano attuale”. Pellegrino si è soffermato anche sull’aspetto economico di Regium@Lepidi-Project 2200: “Tra studio preventivo di acquisizione dei dati e di realizzazione del software e acquisto di apparecchiature il valore complessivo del progetto è di 350-400mila euro. Il Lions ha contributo con proprie energie interne ma si è anche avvalso di energie istituzionali e private della città, in primo luogo il Credem”.
Il coordinatore scientifico del Regium@Lepidi-Project 2200, Maurizio Forte, ha aperto il suo intervento ricordando il concorso pubblico aperto dall’Università statunitense nel marzo 2013, per individuare un giovane ricercatore che potesse iniziare a lavorare sul progetto: la scelta è caduta su Nevio Danelon, “che si è rivelato così bravo da essere poi assunto dalla Duke University. È un caso di successo, che rivela la volontà di investire sulle risorse umane”. Forte ha spiegato che “il progetto ha richiesto oltre due anni di lavoro, e tutti ci hanno lavorato mettendoci moltissima passione. Il museo virtuale è caratterizzato da una forte contestualizzazione con le collezioni archeologiche dei musei civici, aspetto fondamentale per la ricerca e la didattica: vedere reperti e oggetti in azione all’interno dello spazio virtuale li riproietta nella dimensione storica corretta e li fa ridiventare vivi. La difficoltà è stata legata alla scarsità di dati scientifici, che hanno reso difficile ricostruire il passato archeologico di Reggio Emilia. Ma ce l’abbiamo fatta:  è emerso che Reggio era una città di rango, importante. Quella che vediamo qui è la città che ci immaginiamo nel primo impero, una città complessa e inserita nel paesaggio, che abbiamo ricontestualizzato. La città si è trasformata, ma in modo conservativo: il tessuto della città attuale è influenzato profondamente da quella romana, ed è bello vederne il dna. Il progetto si avvale di installazioni mai portate prima d’ora in Italia”.  
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Il direttore dei Musei civici di Reggio Emilia Elisabetta Farioli ha evidenziato che  “l’iniziativa nasce dal protagonismo della città e si unisce ad un’altissima ambizione e a una profonda consapevolezza culturale. Stiamo assistendo a riposizionamenti negli equilibri tra pubblico e privato, ma la cosa importante resta il fine comune. Da subito abbiamo capito l’importanza del progetto decidendo di collaborare con la massima apertura possibile, sia attraverso i responsabili scientifici del museo, penso a Roberto Macellari, sia avvalendoci dell’apporto della Soprintendenza. Vorrei inserire questo momento così importante in un percorso che ha avuto come clou l’inaugurazione del nuovo piano del Palazzo dei Musei e quella della mostra “Noi”. Il progetto legato a Regium Lepidi ha tra i tanti il pregio di introdurre nel museo un elemento mancante, vale a dire la tecnologia, che riesce a intercettare le nostre finalità: stimola  l’apprendimento trasmettendo conoscenze. È un modo per avvicinarci a un pubblico giovane, rendendo attrattivi i contenuti presentati”.
È poi intervenuto il consigliere del Credito Emiliano Ugo Medici. Ha ricordato che il Credem ospiterà il convegno storico-archeologico internazionale sullo stato degli studi e della ricerca sull’antica Regium Lepidi sabato 30 maggio, spiegando il motivo per cui la banca ha sostenuto l’iniziativa: “Nell’Auditorium sono stati rinvenuti e portati alla luce in via esclusiva resti romani che costituiscono il centro nevralgico amministrativo dell’antica Regium Lepidi. Dal 1980 al 1983 venne effettuato un vasto scavo stratigrafico che portò alla scoperta di importanti rovine e consentì di raggiungere con certezza i livelli di fondazione della città romana risalenti al II secolo avanti Cristo. Il palazzo Spalletti Trivelli, già Guicciardi, attuale sede del Credem, si colloca in una posizione privilegiata sulla via Emilia San Pietro, cioè sull’asse del decumano”. Medici ha inoltre rivelato che la storia dell’antica Regium Lepidi sarà il focus centrale sul quale si snoderà “Invito a Palazzo 2015”, iniziativa dell’Abi (Associazione delle banche italiane, ndr) cui Credem aderisce e che si svolgerà a palazzo Spalletti Trivelli sabato 3 ottobre.
Infine Nevio Danelon, il giovane universitario assunto della Duke University, ha parlato di “un’esperienza inaspettata piena di spunti e stimoli”, mentre il progettista Alberto Cari Gallingani ha evidenziato le difficoltà affrontate durante la realizzazione di un allestimento museale così tecnologicamente avanzato. 
IL CONVEGNO E L’APERTURA DELL’INSTALLAZIONE ALLA CITTÀ
Il convegno internazionale ‘Archeologie a confronto per la ricostruzione della città Romana’ (il 30 maggio dalle 9 alle 17 nell’Auditorium del Credem di via Emilia San Pietro, 4) sarà articolato in due sessioni di lavori. La prima sarà dedicata alle frontiere più avanzate delle applicazioni della digitalizzazione all’archeologia e vedrà la partecipazione dei maggiori esperti e ricercatori del settore a livello internazionale. Dopo l’introduzione di Mary Boatwright (Duke University) e di Vito Pellegrino (Lions Club Reggio Emilia Host Città del Tricolore), interverranno Marco Minoja (Soprintendenza Archeologica della Sardegna) che si occuperà di Digital Monte Prama. Scansione e restituzione 3D delle sculture nuragiche da Monte Prama, Cabras, Oristano; prenderanno poi la parola Maurizio Forte (Duke University, USA) con Archeologie e Virtualità nel Progetto Regium@Lepidi – Project 2200; Nevio Danelon (Duke University, USA) con Regium@Lepidi – Project 2200: Metodologie integrate di archeologia digitale; Antonella Guidazzoli (Cineca, Bologna) con Applicazioni Open Virtual Heritage da strumenti di ricerca a spazi virtuali partecipativi.

Maurizio Forte in una postazione Z-Space

Maurizio Forte in una postazione Z-Space

Eva Pietroni (Cnr-Itabc, Roma) affronterà il tema Il Museo della Valle del Tevere: dalla documentazione alla ricostruzione tridimensionale, a un nuovo approccio narrativo che combina realtà virtuale, tecniche cinematografiche e interazione naturale; Francesco Antinucci (Cnr-Istc, Roma) parlerà del Museo Virtuale 17 anni dopo e  Vittorio Gallese (Università di Parma) chiuderà la sessione del mattino con Il corpo, lo spazio, gli oggetti e il cervello. Lo spazio archeologico “dall’interno”. La seconda parte del convegno farà il punto sugli studi e le ricerche riguardanti l’antica Regium Lepidi con i contributi di Mauro Cremaschi (Università di Milano) su La città e il torrente Crostolo: geomorfologia e geoarcheologia del sottosuolo di Reggio Emilia; Luigi Malnati (Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna) su Archeologia a Reggio Emilia a cavallo del 2000: esperienze a confronto; Alessia Morigi (Università di Parma),  Roberto Macellari (Musei civici di Reggio Emilia) e S. Bergamini (Università di Parma) su La città invisibile. Per la carta archeologica e la forma urbana di Regium Lepidi; Enzo Lippolis (Università La Sapienza, Roma) su Regium Lepidi nello sviluppo urbano nell’Italia romana; Mary T.Boatwright (Duke University, USA) su Immaginare Regium Lepidi storicamente: esempi e contesti di un municipio Romano in Nord Italia; Marco Podini (Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna) su Regium, Forum Lepidi, Regium Lepidi, Lepidoregio: storia e trasformazioni di una città alla luce dei dati archeologici.
a passeggio nella Reggio imperiale con il casco Oculus Rift

A passeggio nella Reggio imperiale con il casco Oculus Rift

Inoltre l’esibizione della Legio I Italica alle ore 15.30 animerà  piazza Martiri del 7 luglio. Circa venti legionari illustreranno le tecniche e le strategie militari e la vita quotidiana nell’esercito romano (per esempio l’uso delle tavolette cerate su cui si scriveva all’epoca) oltre a mostrare gli equipaggiamenti che avranno addosso. La  Legio I Italica  si esibirà anche nella dimostrazione di manovre militari.
Alle ore 17.30 nel Palazzo dei Musei (via Spallanzani 1) il museo virtuale spalancherà finalmente le porte alla città, rendendone di nuovo fruibile lo splendido patrimonio archeologico, per la maggior parte occultato dal moderno tessuto urbano. Unico al mondo, il Regium@Lepidi-Project 2200 è diventato realtà grazie all’apporto della Duke University ed in particolare del professor Maurizio Forte, reggiano d’origine e docente del prestigioso ateneo statunitense, nonché noto studioso nel campo della cosiddetta virtual archeology.
IL DNA DELLA REGGIO ODIERNA: IL PIANO URBANISTICO ROMANO
In Europa è il primo museo virtuale con questa impostazione concepito all’interno delle attuali collezioni archeologiche, con un approccio particolarmente stimolante perché crea un forte rapporto fra gli oggetti del museo, la collezione reale, il suo invisibile contesto storico (la città, intangibile) e le nuove percezioni dei manufatti che derivano dalla dimensione virtuale. Lo scopo finale di questa nuova narrazione digitale è aprire nuove e diverse prospettive nell’immaginazione virtuale della città piuttosto che scegliere una ricostruzione indiscutibile. La ricerca basata su dati pubblicati e d’archivio ha prodotto nuove interpretazioni sul tessuto urbano. In particolare è risultato evidente come in età imperiale fra primo e secondo secolo dopo Cristo l’impianto urbano si sia evoluto in modo sontuoso con edifici di pregio e con una certa ostentazione dell’arredo architettonico che ha coinciso con un periodo di prosperità economica. Lo sviluppo attuale della città di Reggio Emilia è stato profondamente influenzato dall’originale piano urbanistico romano. “È una sorta di DNA architettonico e urbano”, spiega il professor Maurizio Forte.
LE INSTALLAZIONI – L’allestimento all’interno della “Sala dei mosaici” del Palazzo dei Musei di Reggio Emilia consentirà al visitatore la visione in 3D di una ricostruzione digitale di Regium Lepidi e la navigazione immersiva, sempre in 3D, al suo interno. Il percorso del museo virtuale si articola in diverse installazioni virtuali che utilizzano tecnologie innovative per la prima volta presentate al grande pubblico come i caschi immersivi OculusRift, le postazioni olografiche di Z-space, le proiezioni 3D di Dreamoc, i QR code in realtà aumentata e la visualizzazione stereo-immersiva del paesaggio archeologico. Il Palazzo dei Musei verrà così arricchito di qualcosa che, ad oggi, è unico nel suo genere. Sarà pertanto il primo in Europa a poter vantare un allestimento di questo tipo.
22° CENTENARIO DEL MOMENTO FONDATIVO DELLA CITTÀ DI REGIUM LEPIDIIl progetto Regium@Lepidi- Project 2200  è stato realizzato nel triennio 2013 (il 18 maggio di due anni fa si è infatti tenuta la conferenza inaugurale) – 2015, in coerenza cioè con la forbice temporale 187 – 185 a.C., nel ventiduesimo centenario di quello che viene convenzionalmente considerato il momento fondativo della città romana di Regium Lepidi. Tre anni scanditi da diversi eventi: dibattiti pubblici, rilievi di un’equipe della Duke University nella sede del Credito Emiliano, conferenze, fino al coinvolgimento delle scuole primarie e secondarie della città con un concorso letterario (la premiazione degli studenti più meritevoli avverrà proprio in concomitanza con l’inaugurazione del museo virtuale). Il progetto esecutivo, avviato nel 2014, ha trovato la piena approvazione della Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, è stato elaborato in pieno accordo con l’Amministrazione comunale di Reggio Emilia. Il Regium@Lepidi- Project 2200 si avvale della collaborazione delle massime autorità scientifiche in ambito archeologico, sia in senso tradizionale che con riferimento alle più moderne applicazioni digitali alla ricerca archeologica e ai beni culturali in generale. Del Comitato scientifico fanno parte oltre a  Maurizio Forte, che coordina il progetto (Duke University – Department of Classical and visual studies, USA),  Carla Antonaccio e Mary Boatwright (Duke University – Department of Classical studies, USA), Gianluca Bottazzi (Università di Parma), Mauro Cremaschi (Università di Milano – Dipartimento Scienze della Terra), Antonella Guidazzoli (Computer graphics Apps, CINECA, Bologna), Roberto Macellari (Musei Civici Reggio Emilia), Luigi Malnati (Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna), Alessia Morigi (Università di Parma – Dipartimento di Antichistica, lingue, educazione filosofia – A.L.E.F.) e Marco Podini (Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna).

 

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