27/3/2015 – I 22 giorni di ingiusta carcerazione subiti da Giuseppe Pagliani ,avvocato e capogruppo di Forza Italia a Reggio Emilia, nell’ambito dell’inchiesta Aemilia e con l’accusa infamante di concorso esterno in associazione mafiosa, sono diventati un caso nazionale. Lo sono diventate soprattutto le motivazioni della sentenza del Riesame di Bologna, che non solo ha scarcerato Pagliani, ma lo ha completamente scagionato, stroncando l’impianto accusatorio allestito nei suoi confronti dal procuratore della Dda Marco Mescolini e fatto proprio dal Gip di Bologna che ha ordinato la misura cautelare, poi annullata.
Se ne sono occupati Libero con un articolo di Francesco Specchia e Il Giornale di Sallusti con una cronaca-riepilogo di Andrea Zambrano. Il Giornale conclude l’articolo con un interrogativo sollevato dal coordinatore provinciale di Forza Italia, Gianluca Nicolini: “Perchè in un territorio governato dalla sinistra l’unico politico a subire la gogna mediatica è stato un esponente di Forza Italia?”. Già, perchè?
Francesco Specchia su Libero intervista l’avvocato Pagliani che dice fra l’altro: “Nel mio ruolo politico mi sono sempre occupato degli strani affari delle cooperative. Ho attaccato per anni i conflitti d’interesse dell’ex presidente della Provincia Sonia Masini e gli interessi locali della sinistra. Forse ho alzato troppo la cresta…”.
La frase è significativa alla luce delle motivazioni del Riesame che, come ha già rilevato Reggio Report, ha stabilito che Pagliani è stato accusato di concorso esterno anche a causa dell’attività politica legittimamente condotta in contrasto a Sonia Masini (contro cui l’esponente di Forza Italia ha ingaggiato una lunga battaglia sullo scandalo del Global Service in Provincia).
Parole che aprono grandi finestre su uni scenario inquietante. Perchè il loro senso, se non abbiamo preso un abbaglio, è che Pagliani sarebbe finito dentro per ragioni politiche. La conferma indiretta lo dà il fatto che altri esponenti schierati a sinistra non sono stati toccati: è il caso dell’ex sindaco e ora sottosegretario Delrio, che pure
accompagnò come garante i consiglieri cutresi dal Prefetto De Miro.
In questo contesto è giusto che si sappia che il Pm Mescolini,
il magistrato della Dda artefice dell’ingiusto arresto di Pagliani, non è digiuno da rapporti con la politica, e segnatamente con l’ala cattolica del Pd.
Nel 2008 infatti, da magistrato distrettuale requirente presso la Procura Generale di Bologna (in pratica lo stesso ruolo ricoperto oggi) chiese e ottenne di essere collocato fuori ruolo per diventare Capo Ufficio del senatore Roberto Pinza, vice ministro all’Economia e alle Finanze del governo Prodi, ruolo che il dottor Marco Mescolini ha svolto egregiamente, fra l’altro partecipando a convegni e incontri pubblici. Il senatore Pinza, del Pd ex Margherita, è stato viceministro sino al 7 maggio 2008 sino alla caduta di Prodi, poi è
diventato presidente della fondazione Carisp di Forlì. Mescolini è tornato in magistratura, riprendendo il suo posto precedente a Bologna.
Il ruolo di Marco Mescolini a fianco del viceministro Pinza è assolutamente legittimo, ma certo non è una prova di
indipendenza dalla politica. Qualche problema si pone, di fronte alle clamorose implicazioni politiche dell’ingiusto arresto di Pagliani.
(Pierluigi Ghiggini)
Fausto Poli
28/03/2015 alle 21:57
Emblematiche le parole del mito Montanelli:
una sordida faccenda di quattrini, di tanti illusi e di qualche approfittatore.