Parmigiano Reggiano, allarme per il dilagare dei falsi. Consiglio unanime sulla mozione Pagliani

30/3/2015 – Dopo la Provincia, anche il Consiglio comunale di Reggio Emilia si è schierato contro le contraffazioni del Parmigiano Reggiano, approvando all’unanimità una mozione del capogruppo di Forza Italia Giuseppe Pagliani (firmata anche dai consiglieri avvocato Claudio Bassi e Nicolas Caccavo) in cui si chiedono azioni concrete al governo per dare l caccia alle contraffazioni a livello europeo, per  contrastare la produzione dei falsi negli Usa e ottenere la collaborazione dei grandi siti di e-commerce al fine di frenare la vendita del “parmesan” sul web.
pagliani

Al testo,  il consiglio ha aggiunto un richiamo  ai consorzi di tutela del Parmigiano Reggiano perchè siano potenziate “le attività di controllo in Italia e all’estero per contrastare ogni forma di contraffazione garantendo l’eccellenza e la qualità del prodotto e la sicurezza dei consumatori”. Trasparente il riferimento all’indagine giudiziaria di questi giorni  sull’impiego di conservanti che coinvolge depositi e stagionature collegati alla Nuova Castelli, il più importante esportatore italiano di Parmigiano Reggiano.

Il capogruppo Pagliani ha espresso la soddisfazione del gruppo azzurro per questo voto unanime: “Il Parmigiano Reggiano è un patrimonio unico al mondo, che appartiene alla nostra terra – ha detto – Abbiamo il dovere di difenderlo rispetto al moltiplicarsi dei falsi, per il futuro non soltanto dei nostri caseifici e dei nostri allevamenti, ma dello stesso made in Italy e del settore lattiero caseario italiano. Questo voto che ci ha visto una volta tanto tutti schierati dalla stessa parte, è un esempio positivo rispetto alle risposte da dare ai problemi della nostra economia”.

 

IL TESTO APPROVATO

IL CONSIGLIO COMUNALE DI REGGI EMILIA
Considerato che:

le imitazioni del Parmigiano Reggiano invadono da anni i mercati internazionali superando – in quantità – la produzione dell’originale: il Reggianito dall’Argentina e il Parmesano dal Brasile sono nominativamente in assoluto i più curiosi, poi ci sono infinite declinazioni di Parmesan, compresa la variante Amish (la comunità Americana che vive ancora come nell’800), il Queso  Parmesano uruguayano e le centinaia di formaggi prodotti nel Wisconsin che si ispirano al nostro Parmigiano.

Dato che:

le sopra citate sono solo alcune delle tante imitazioni alimentari confezionate all’estero, dove niente è quel  che vorrebbe sembrare ma il giro d’affari è comunque colossale e, soprattutto, sta erodendo quote di export a due nostri prodotti di punta: il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano. E’ certificato, infatti, un sorpasso clamoroso: per la prima volta i formaggi  “farlocchi” stranieri hanno superato gli originali nostrani, mettendo a segno nel 2014 una produzione da 320  milioni di Kg contro i 300 milioni prodotti in Italia;

anche in Italia, nel 2014, sono diminuiti gli acquisti di Parmigiano Reggiano e Grana padano, mentre sono aumentati quelli dei formaggi anonimi. Secondo i dati elaborati e resi pubblici da Coldiretti gli acquisti nella grande distribuzione e nel dettaglio tradizionale  sono diminuiti del 2,2%  per il Parmigiano Reggiano, del 12,6% per il  Grana Padano, mentre sono aumentati dell’1,5% altri grana non a denominazione d’origine:

nelle prossime settimane si terrà al Parco tecnologico padano di Lodi il Forum europeo sulla lotta alla contraffazione agroalimentare – organizzato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali –  che vedrà riunite le autorità di controllo europee e internazionali per un confronto sugli strumenti di contrasto alle frodi;

Visto che:

tra i settori europei colpiti dall’embargo russo, il comparto lattiero-caseario è stato uno dei più danneggiati. Prima delle sanzioni, l’export dei formaggi italiani in Russia era in netta espansione: nel 2013, per esempio, il Grana Padano aveva aumentato le sue esportazioni del 23 %, registrando già nei primi quattro mesi del 2014 una crescita del 14 %. Solo per il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, le perdite sono stimate nell’ordine di almeno 250 milioni di euro. Sebbene lo scorso 4 settembre, con il regolamento (UE) n. 950/2014, la Commissione avesse concesso ai produttori europei aiuti pari a 15,57 EUR/t per le spese fisse di immagazzinamento e pari a 0,40 EUR/t al giorno per l’immobilizzazione del capitale, il 22 settembre, con il regolamento (UE) n. 992/2014, la Commissione ha revocato queste misure, giudicando eccessivo il numero di richieste giunte da paesi come l’Italia che, secondo le stime della Commissione stessa, non esporta significative quantità di formaggio verso la Russia;

un dato di per sé eclatante, è che il settore è già in sofferenza grave, con quasi una stalla su quattro costretta a chiudere fra il 2007 e l’anno scorso. Con i prezzi del latte e del prodotto finale in caduta libera,  nel 2014 il prezzo pagato ai produttori di Parmigiano Reggiano stagionato 12 mesi è crollato nel 20% (passando dai 9,12 Euro al Kg. del gennaio 2014 ai 7,31 Euro al Kg.di fine dicembre 2014), mentre il prezzo del Grana Padano e’ diminuito del 7,5% (passando da 7,45 euro al kg. a 6,42 euro al kg.);

Appurato che:

nel territorio comunale di Reggio Emilia sono presenti numerosi caseifici di produzione di formaggio Parmigiano Reggiano

Considerato inoltre che:

per  fare un chilo di Parmigiano Reggiano servono 14 litri di latte che deve essere prodotto osservando  disciplinari rigidissimi, si deve avere contezza del fatto che i produttori all’estero non rispettano nessuno di questi parametri e poi scrivono sulle confezioni nomi che richiamano i nostri prodotti. Qualcuno addirittura vende polvere di latte ed enzimi con cui si fa il formaggio in casa con due mesi di stagionatura;

Ritenuto che:

la crisi in corso sta facendo più danni del terremoto emiliano di tre anni fa, riflettendosi persino sulle esportazioni (meno 10% solo negli Usa). La lavorazione di Parmigiano Reggiano e Grana Padano assorbe da sola quasi la metà dei 108  milioni di quintali di latte prodotti in Italia in un anno, un sistema produttivo che vale complessivamente circa 4 miliardi di fatturato. La metà di questi  falsi, che sono migliaia in tutto il mondo, è realizzata in America;

IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA A RICHIEDERE

1) Al Governo Italiano che, nell’ambito dei negoziati per un accordo UE-USA,  riguardanti il partenariato transatlantico su commercio e investimenti (TTIP) e avviati l’8 luglio 2013, siano inserite clausole precise volte a perseguire efficacemente la contraffazione, in particolare quella dei prodotti alimentare, anche attraverso misure di protezione che impediscano – ad esempio nel settore alimentare – ad un casaro americano (ma vale anche per  bielorussi, neozelandesi e australiani) di fregiare i loro formaggi con denominazioni che richiamano in maniera sfacciata il formaggio di casa nostra, che risale al Medio Evo;

2) al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali di ricorrere in modo sistematico a livello europeo – non appena vi siano le condizioni -al meccanismo di tutela ex officio delle produzioni agroalimentari di qualità di denominazione di origine protetta e indicazione geografica protetta;

3) alle competenti autorità d’implementare l’attività di lotta alla contraffazione sul web dei prodotti italiani, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, anche attraverso     l’auspicabile collaborazione di alcuni grandi player dell’e-commerce;

4) Richiedere ai consorzi di tutela di potenziare le attività di controllo in Italia e all’estero per contrastare ogni forma di contraffazione garantendo l’eccellenza e la qualità del prodotto e la sicurezza dei consumatori”.

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