25/2/2015 – In molti si sono cimentati con il dialetto reggiano, che è una vera e propria lingua decaduta dai timbri nettamente centro-europei. Grazie agli studi del professor Mario Alinei, il toponimo ” rez” (che i dialetto indica Reggio) è stato ritrovato in una epigrafe in ungherese antico col significato di presidio militare, centro fortificato. Il magiaro antico, sempre secondo gli studi più recenti, attraverso le migrazioni preistoriche e protostoriche ha influenzato, se non proprio generato, l’etrusco. E si sa che la fondazione di Rez in quanto città si deve agli Etruschi, che prima della romanità dominarono gran parte del Centro Nord Italia.
Il dialetto reggiano oltre a essere ancora vivo, è ricco e con regole ben definite, è per questo prolifica nelle pièce teatrali e anche negli scritti.
Mai nessuno, però si era cimentato nella traduzione “arzan” di un capolavoro shakespiriano.
Lo hanno fatto Luca Manzini e Enzo Ferretti che domani, giovedì 26, presenteranno alla Far Studium Regiense la traduzione del Macbeth di Shakespeare in dialetto reggiano. L’appuntamento nell’ambito dei Caffè del Giovedì, è nella sede Far dell’oratorio della Trinità, in via San Filippo 14 nel centro di Reggio Emilia, alle 18 precise.
Titolo dell’incontro: “Il Macbeth di Shakespeare – Ricerca sulla formazione del dialetto e suo utilizzo nella traduzione dell’opera shakespiriana”.
carlo
25/02/2015 alle 14:26
Sarà un ” caffè” estremamente interessante perché ci permetterà di approfondire la lingua dei nostri avi( nel mio caso anche dei genitori e della mia infanzia) , ed utilizzata per tradurre un’opera così impegnativa e drammatica.