Grande Aracri voleva i beni dei Rizzo e allungava le mani sull’Aier. “Qui c’è la famiglia di mezzo”

4/2/2015 – “Qui a Reggio devono capire che se si prende un po’ di roba dalla Rizzo, un po’ di roba deve venire alla famiglia. Punto. Allora chi entra in certe  cordate deve sapere che c’è la famiglia di mezzo”. A parlare è Antonio Gualtieri, finito in carcere nell’operazione Aemilia, considerato uno dei  capizona della coscha di ndrangheta che domina nel reggiano in nome e per conto di Nicolino Grande Aracri. È il vicepresidente dell’Aier, gruppo di pressione degli imprenditori edili cutresi costituito anche e soprattutto sotto la spinta di Antonio Rizzo, contitolare della Ifir Holding, che è la società fallita, con una forte esposizione verso le banche, di cui parla Gualtieri. 
All’altro capo del telefono c’è Alessandro Palermo, commercialista, presidente dell’Aier, messo ai domiciliari nell’ambito della stessa operazione Aemilia. Per  famiglia, neanche a dirlo, non si intende qualche facoltoso parente, bensì la cosca Grande Aracri, che evidentemente puntava agli immobili della Ifir Holding in fallimento, alla  quale facevano capo molte attività dei fratelli Antonio e Carlo Salvatore Rizzo. 

Il brandello di intercettazione, citato nell’ordinanza del Gip di Bologna, giudice Ziroldi, è stato rivelato questa sera da Telereggio in un servizio di Gabriele Franzini. 
Prima del fallimento dichiarato maggio 2011 buona parte del patrimonio – ricorda Telereggio – era stato trasferito a tre società con sede a Bologna: ben 120 immobili dal valore di 41 milioni, fra cui sette ville a Forte dei Marmi. Il curatore del fallimento Bruno Bartoli ha avviato le revocatorie per riportare tutti questi beni (soprattutto appartamenti a Reggio, Roncocesi, Roncolo di Quattro Castella) in capo a Ifir Holding. 

Antonio Gualtieri è ritenuto molto vicino al boss Nicolino Grande Aracri: ne consegue che “Manuzza” allungava attraverso lui le  mani sull’Aier, e infatti il vicepresidente si perita di chiarire al presidente, a scanso di equivoci, che per acquisire i beni del fallimento bisogna passare comunque attraverso la “famiglia”.

È rimasta memorabile una performance di Antonio Gualtieri a Poke Balle, la trasmissione di Telereggio condotta da Marco Gibertini (anche lui arrestato mell’operaziome Aemilia): si mise a gridare come un ossesso “Dimissioni, dimissioni, dimissioni” all’indirizzo di Enrico Bini, che da presidente della Camera di commercio denunciava implacabilmente,  e in solitudine, la forza della ndrangheta nel reggiano. 
Dopo qualche tempo, Gualtieri dovette rinunciare alla carica nell’Aier. 

A quanto sembra fu la medesima associazione a pagare la pagina di un giornale economico, uscita quattro giorni prima delle elezioni del 2009, per premere sui candidati (“Don Camillo e Peppone si mettono d’accordo”)  a favore dell’acquisto da parte degli enti locali di un grosso stock di appartamenti nuovi rimasti invenduti. Vi campeggiava una foto dell’ex sindaco Graziano Delrio insieme  a Antonio Rizzo  e altre persone, durante il viaggio elettorale a Cutro.

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Una risposta a 1

  1. Antimafia ora e sempre Rispondi

    04/02/2015 alle 23:16

    Delrio Graziano, nato a Reggio nell’Emilia il 27 aprile 1960, è il nuovo “santo protettore” dei cutresi?
    Antimafia ora e sempre

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