di Pierluigi Ghiggini
7/1/2015 – “Dobbiamo essere orgogliosi di dire: siamo patrioti. La bandiera italiana sventola in tutto il mondo come la bandiera della generosità, delle missioni di pace, della collaborazione scientifica e internazionale. Sventola nello spazio con il capitano Cristoforetti. Ma non dimentichiamo che il 2014 è stato anche l’anno delle bandiere nere dell’Isis, un’insegna lugubre e infame.
Contro questo orrore, l’orrore del terrorismo islamico che si rivolge contro i cristiani, i curdi, gli stessi paesi islamici, l’Italia è in prima fila nella coalizione internazionale per fare la propria parte in quella che è sempre più una battaglia di civiltà”.
Sono le parole pronunciate in tarda mattinata dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni al teatro Ariosto di Reggio Emilia, nell’orazione ufficiale per la festa nazionale della Bandiera, pochi minuti dopo la tragedia di Parigi, dove due
killer hanno massacrato i redattori del giornale satirico Charlie Hebdo, al grido di “Allah è grande” e inneggiando ad Al Qaida.
Probabilmente Gentiloni non era ancora al corrente dell’attentato. Ma le sue parole hanno anticipato il senso dell’impegno italiano in quella che sempre di più si delinea nuovamente come una lotta senza quartiere al terrorismo. Che dal Califfato vuole mettere radici nell’Europa, dimostrando che le sue minacce non sono parole al vento. Subito dopo il
discorso, comunque, Gentiloni ha fatto rientro a Roma, annullando i residui appuntamenti reggiani. (p.l.g.)
7/1/2015 – L’Italia ha presentato questa mattina alla Corte Suprema di Nuova Delhi una nuova petizione motivata da ragioni umanitarie sulle condizioni di salute di Massimiliano La Torre, il fuciliere di Marina operato al cuore a Milano.
Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Gentiloni questa mattina a Reggio Emilia, dove ha rappresentato il governo alle manifestazioni per il 218mo anniversario del Primo Tricolore, in occasione della festa nazionale della bandiera.
“Con l’India – ha detto ai giornalisti Gentiloni, a margine della consegna della Costituzioni agli studenti reggiani, in Sala del Tricolore – si discute da tempo, è in corso un dialogo per La Torre e Girone ma i risultati sinora non sono stati soddisfacenti. Per questo insistiamo sotto il profilo umanitario, anche con questa nuova petizione presentata alla
Corte Suprema indiana”.
Nella sua orazione ufficiale al teatro Ariosto, poi, Gentiloni ha espresso pubblicamente i “sentimenti di vicinanza ai fucilieri di Marina Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, trattati ingiustamente”.
Il ministro ha inoltre criticato l’atteggiamento dell’Europa sull’emergenza immigrazione nella frontiera del Sud: “C’è a livello europeo una maggiore consapevolezza del problema, che però non è supportata da un impegno economico adeguato”. La sostanza è che, anche se l’operazione Mare Nostrum è diventata Triton, l’Italia continua a sopportarne il peso preponderante. E non è questa l’Europa che vogliamo, nè che vogliamo
raccontare ai più giovani: il sogno di un’Europa unita, federazione di popoli, vaticinato da Altiero Spinelli, era ben altra cosa
Presente alla prima parte della cerimonia (ha dovuto prendere il treno per Roma prima della celebrazione all’Ariosto) anche il sottosegretario Graziano Del Rio, che ha ribadito ai giornalisti “la collegialità” della norma fiscale varata dal governo e subito bloccata dal premier Renzi perché secondo i critici, potrebbe favorire Berlusconi. La questione scotta, soprattutto all’interno del Pd. Il richiamo di Delrio rivolto
alla minoranza interna è perentorio: “È arcinoto che i testi che escono dal Consiglio dei ministri sono tutti collegiali, per definizione, e nessuno deve sottrarsi alle proprie responsabilità. Se poi il testo contiene qualche ambiguità, provvederemo”.
Le manifestazioni di questa mattina, nel complesso sono apparse sotto tono, e diciamo pure un po’ tristi. L’unico vero concorso di popolo si è visto all’alzabandiera e agli onori militari in piazza Prampolini, con centinaia di persone assiepate lungo le transenne.
Pochi i i politici presenti: fra gli altri Maino Marchi, Roberta Mori, Antonella Incerti, Giuseppe Pagliani, Pierluigi Saccardi, consigliere leghista Gianluca Vinci, oltre naturalmente il presidente della regione Bonaccini, il sindaco Luca Vecchi, il presidente della provincia Manghi intervenuti
dal palco dell’Ariosto. Posti vuoti in Sala del Tricolore alla tradizionale consegna della Costituzione alle scuole reggiane.
Neppure il teatro Ariosto, che non è grandissimo, e dove hanno parlato il ministro Gentiloni e il cineasta Giorgio Diritti, ha fatto il pieno.
TEATRO ARIOSTO: IL RESOCONTO
Alla celebrazione ufficiale del teatro Ariosto sono intervenuti il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, il presidente della Provincia di Reggio Emilia Giammaria Manghi, il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Hanno poi preso la parola il ministro per degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, a cui è stata conferita copia del Primo Tricolore, e il regista e sceneggiatore Giorgio Diritti, che ha svolto una Lectio magistralis sul tema della Resistenza e sul significato odierno del Tricolore.
BONACCINI ANNUNCIA “UN PROGETTO DI MEMORIA CONDIVISA”
Il presidente della Regione Stefano Bonaccini ha preannunciato l’intenzione di dare vita ad “un grande progetto di memoria condivisa, chiedendo collaborazione alla Regione Toscana, per mantenere viva l’attenzione sugli eccidi di Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema e su altri luoghi drammaticamente protagonisti di tragedie causate dalla follia nazifascista”.
Il Presidente ha espresso il suo apprezzamento per la lectio magistralis affidata a Giorgio Diritti, il regista che col film “L’uomo che verrà” ha contribuito in maniera straordinaria al mantenimento della memoria sull’efferato eccidio di Marzabotto.
Sul tema riforme, Bonaccini ha sostenuto che “non bisogna avere paura del cambiamento: se orientato nel senso giusto può condizionare in positivo il futuro. Non possiamo chiudere gli occhi di fromte alla lacerazione in questi anni, confermata dal recente grande astensionismo delle elezioni regionali, tra gli elettori e la politica, tra gli elettori e le istituzioni. Dobbiamo dunque lavorare intensamente tutti assieme per ridare dignità e maggiore funzionalità alle Istituzioni, quindi non temere una sola Camera legislativa, superando il bicameralismo perfetto, con qualche parlamentare in meno, ma con il Senato trasformato in Senato delle autonomie, così come non temere di abbassare da quattro a tre i livelli di governo. Tutto ciò che va nella direzione di semplificare, modernizzare, rendere più rapide nei tempi delle decisioni, le istituzioni, rafforzerà la loro autorevolezza. Peraltro istituzioni più autorevoli e pienamente legittimate aumentano la qualità della nostra democrazia.”
“Per questo – ha continuato il Presidente – bisogna poi puntare con decisione ad un nuovo rapporto tra Stato, Regioni e Comuni, col futuro superamento delle Province attraverso processi di area vasta. E allo stesso tempo mettere la sobrietà tra i caposaldi del nostro agire quotidiano”.
” L’Europa – ha aggiunto – deve uscire dalla stagione che ha premiato la speculazione e la rendita e deve essere invece fautrice di una nuova crescita in cui vengano premiati lavoro e impresa.”
“L’Emilia-Romagna – ha concluso il Presidente – darà il proprio contributo a questo processo, non dimenticando che nel corso della propria storia è riuscita, partendo da un livello di povertà diffusa, a dare vita ad un modello di sviluppo e di crescita, garantendo al contempo una redistribuzione della ricchezza che qui e’ stata molto più equa che da altre parti. Dobbiamo fare in modo che anche l’ultimo della fila possa tagliare il traguardo”.
IL SINDACO VECCHI
“Grazie per essere con noi oggi, nel 218° anniversario della bandiera Tricolore, nata proprio a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797 – ha detto il sindaco Luca Vecchi in apertura dell’incontro al teatro Ariosto – Qui si concretizzò per la prima volta un sogno rivoluzionario: l’unità nazionale. Nella Repubblica Cispadana quattro città diverse – Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Bologna – diedero forma ad un patto di cittadinanza fondato su diritti e doveri con le rispettive popolazioni. Fu un momento che consentì l’affermazione di principi quali ”libertà e uguaglianza’, mettendo al centro ‘la virtù e l’unione dei cittadini’, la ‘saviezza del governo’, con il compito di realizzare la ‘pubblica felicità’”.
“La forza e la profondità del Tricolore – ha affermato il primo cittadino – non possono disgiungersi da due altri grandi momenti della nostra storia: la lotta di Liberazione e la nascita della nostra Costituzione. I patrioti del 1797, i partigiani del 1945, i padri costituenti del 1948 non vissero un tempo più semplice del nostro, ma seppero spingere il loro impegno verso un ideale alto accompagnando con fiducia e speranza la rincorsa di un sogno per un domani migliore”.
“Reggio Emilia è stata dal 1797 ad oggi un luogo di opere, di progetti, di servizi, ma sopratutto un luogo di alta civiltà della politica. L’Emilia e la nostra città sono una miscela potente di consapevolezza e di impegno, di solidità valoriale e di voglia di cambiamento. E’ questa la nostra ‘via emiliana’ all’innovazione e alle sfide che il nostro tempo ci pone davanti – ha concluso Luca Vecchi – Vi saluto con un passo di un libro che sta diventando molto celebre in questi giorni, grazie al film che ne è stato tratto. Parla della figura di Alan Turing, delle sue scoperte scientifiche che, anticipando la nascita del computer, permisero di decrittare i codici dell’esercito di Hitler. ‘Sono le persone che nessuno immagina possano fare certe cose che sono in grado di fare cose che nessuno immagina’. Quelle persone possiamo essere tutti noi, insieme. Viva il Tricolore, viva la Costituzione, viva l’Italia”.
IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA MANGHI
“Oggi dobbiamo avere lo stesso coraggio, la stessa fierezza delle idee, la stessa prorompente originalità, che ebbero allora i protagonisti della Repubblica Cispadana, nell’essere capaci di gestire in maniera ambiziosa e innovatrice il processo di riordino degli enti locali, e delle Province in primis, in accordo con gli altri soggetti istituzionali, siano essi i Comuni, la Regione e lo Stato. Questa urgenza non è dettata solo da un processo normativo, ma anche da una presa di coscienza che ci fa affermare che il riordino istituzionale è indispensabile per garantire ai cittadini degli enti pubblici che possano rappresentarli e lavorare al meglio. La messa in relazione tra i bisogni delle persone con gli spazi istituzionali nei quali esse vivono è, infatti, la grande sfida del nostro tempo a cui siamo chiamati a dare risposta subitanea, concreta e fattiva”.
IL MINISTRO GENTILONI
Il ministro Gentiloni si è quindi soffermato sul significato del Tricolore in un mondo globalizzato e senza confini, ribadendo l’importanza dell’orgoglio patriota perché “oggi essere patrioti significa voler bene all’Italia, avere fiducia nel rilancio del nostro paese, essere consapevoli dell’interesse nazionale e operare per la coesione nazionale e la riduzione delle disuguaglianze”. Nel ricordare come l’adesione all’Unione europea, la cui anima sta nella pluralità, è occasione di valorizzazione delle singole identità, Gentiloni ha sottolineato come “il Tricolore non deve significare chiusura o negazione dei nuovi diritti di cittadinanza”. E citando gli italiani che portano l’orgoglio del nostro paese nel mondo, dall’astronauta Samantha Cristoforetti al direttore del Cern di Ginevra Fabiola Giannotti e al personale impegnato in missioni di pace e di cooperazione nel mondo, ha ricordato come grazie all’impegno italiano nell’operazione Mare nostrum, sono state salvate oltre 80mila persone.
Gentiloni ha riaffermato l’impegno in prima linea dell’Italia contro gli orrori dell’Isis (“Le sue bandiere nere sono un’insegna lugubre e infame”). “È una battaglia di civiltà”.
LA LECTIO DI GIORGIO DIRITTI
Nel corso della suo intervento dedicato al legame tra Resistenza e Tricolore, il regista Giorgio Diritti, con riferimento al 70esimo anniversario della Liberazione, ha auspicato che “quest’anno sia occasione per rinnovare il senso di speranza che ci ha insegnato la Resistenza, un momento cruciale di lotta per la libertà e l’uguaglianza, perchè è nella libertà che c’è vita ed è nella libertà che c’è il riconoscimento dell’uguaglianza”. “Come emiliani siamo custodi del Tricolore, nel 1797 siamo stati tra i primi a sentire il bisogno di rilanciare i valori francesi di libertà, uguaglianza, fratellanza”. Numerose le scene del suo film “L’uomo che verrà” e del relativo backstage utilizzate nel corso del suo intervento. Tra queste anche diverse interviste a partigiani realizzate nelle fasi di preparazione del film.