Reggio Fiere verso la dichiarazione di fallimento? La Cgil: “È imminente”

15/12/2014 – Sarebbe imminente la dichiarazione di fallimento della società Reggio Emilia Fiere, finita in concordato dopo la rovinosa unificazione tra Siper e Sofiser (carica dei debiti provocati dalla politica reggiana) e il blocco, ad opera della giunta regionale Errani per puro calcolo di potere politico, dell’intervento a Reggio di Fiera di Milano.
I rumors, sempre più assordanti, vengono rilanciati questa mattina dalla Cgil di Reggio Emilia, con una nota della segreteria provinciale firmata da Matteo Alberini. La Cgil da praticamente per certa la dichiarazione di fallimento e paventa l’annullamento delle manifestazioni fieristiche del 2015. Inoltre chiede l’intervento “in articulo mortis” delle banche, della fondazione Manodori, della Camera di commercio e dell’imprenditoria reggiana.

Scrivono i vertici Cgil: “Da alcuni giorni si stanno rincorrendo voci, sempre più precise, su di una prossima, molto prossima dichiarazione di fallimento per le Fiere di Reggio Emilia, il che provocherebbe l’immediato annullamento del calendario espositivo 2015 seguito  inevitabilmente  dall’esodo  presso le strutture fieristiche di altre province delle principali esposizioni che richiamano a Reggio migliaia di visitatori, dove troveranno una interessata ospitalità e a quel punto le avremo perse per sempre.

Non è un problema di campanile – rimarca il sindacato di via Roma – Il nostro tessuto produttivo locale, per contrastare la crisi economica ha bisogno anche di una struttura dove mettere in mostra le proprie eccellenze, che non sono soltanto Reggio Children o il Tecnopolo, ma anche il lavoro di tante piccole e medie aziende sia del settore industriale quanto di quello agricolo e della filiera delle costruzioni che costituiscono l’ossatura “manifatturiera” della nostra terra”

“Ma  aggiunge – va anche ricordato che attorno alle manifestazioni fieristiche gira un indotto che rappresenta diverse centinaia di posti di lavoro ed alcuni milioni di euro di fatturato : allestitori, ristorazione, servizi alberghieri, espositori e visitatori da fuori provincia che quando ripartono acquistano una “punta” di Parmigiano – Reggiano ed una bottiglia di lambrusco prodotte qui, facendosi  in questo modo ambasciatori nel mondo di Reggio Emilia non solo per lo specifico della fiera che sono venuti a visitare”.

Adesso non ci interessa molto sapere quanto è il “buco” economico della passata gestione, e di chi è la colpa, (che comunque non va cercata nella gestione fieristica quanto piuttosto in quella immobiliare), sottolinea la Cgil, ma “diventa urgente capire se c’è qualcuno che è interessato a fare qualcosa per tentare di salvare – in articulo mortis – le attività fieristiche della nostra provincia ed il loro indotto.

Visto lo stato attuale delle finanze degli enti locali, al Comune di Reggio Emilia ed alla Nuova Provincia non possiamo certo chiedere ulteriori impegni economici in questo campo, ma almeno che prendano “politicamente” a cuore il problema e quindi la regia di un possibile piano di salvataggio e di rilancio che segni una cesura netta tra il passato ed il futuro della attività fieristico-espositiva a Reggio”.

” Alle banche già socie delle Fiere si deve chiedere che considerino questa loro partecipazione come una opportunità da sviluppare per il bene di tutta l’economia locale, e non solo, come è stato in passato, una occasione per incassare generosissimi interessi sui prestiti. Mentre la Fondazione Manodori potrebbe indirizzare qui, a fronte di un piano di rilancio credibile, un poco delle risorse che oggi ha investito in realtà molto lontane dal nostro territorio”.

Ed infine “il complesso dell’imprenditoria reggiana, sia a titolo individuale che come è rappresentato collettivamente dalle Associazioni d’impresa e dalla stessa Camera di Commercio : possibile che non abbiano niente da dire ? Che la cosa non interessi più a nessuno ?

Se ci sono anche solo qualcuno dei soggetti citati, od anche altri, che non vogliono rassegnarsi a questa perdita e sono disponibili a fare qualcosa, è bene che lo dicano pubblicamente adesso, perché fra alcune settimane potrebbe essere tardi, e dopo potremo solo fare il conto di quanti altri posti di lavoro vediamo saltare in questa provincia”.

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