9/12/2012 – È stato trovato tra gli effetti personali di un reggiano di 40 anni, denunciato per ricettazione, uno dei cinque pezzi di altissima oreficeria di fine Ottocento provenienti dalla celeberrima bottega Marcy di Parigi, trafugati da due bacheche della Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia alla fine di marzo.
Questa mattina l’oggetto, un frammento di cintura formato da 4 pezzi di rame dorato e decorati a smalto, completo della relativa targhetta descrittiva, è stato riconsegnato dal Comando Provinciale Carabinieri alla direttrice dei Civici Musei di Reggio, Elisabetta Farioli.
Gioiello Bottega Marcy collezione galleria Parmeggiani Reggio Emilia, trafugsto ne, marzo 2014 e ritrovato dai Carabinieri
Ora le indagini continuano sia per rintracciare gli altri quattro monili trafugati (una placca in oro con smalti, una fistola in argento dorato, un medaglione d’oro a quadrifoglio, un medaglione circolare) tutti appartenenti alla collezione dei cosiddetti “falsi Marcy” della Galleria Parmeggiani, probabilmente la più importante del genere in Europa tra le poche di proprietà pubblica; sia per arrivare al committente
del furto.
Il capitano Nardò ha definito il quarantenne trovato in possesso della refurtiva come una “persona comune”, vale a dire nè un collezionista nè un esperto d’arte nè un gallerista. I Carabinieri infatti lo ritengon il “custode” dell’oggetto per conto di altri.
L’operazione è condotta dai Carabinieri della Stazione di Corso Cairoli, ai quali era stato denunciato il furto (il monumentale ingresso della Parmeggiani, del resto, si affaccia all’angolo di corso Cairoli con piazza della Vittoria) di concerto con il Nucleo operativo della Compagnia di Reggio Emilia e col supporto del Nucleo Tutela Patrimonio artistico.
Ad accorgersi del furto, 26 marzo scorso, era stata la stessa direttrice dei Musei, che nel corso di un sopralluogo mentre la PArmeggiani era chiusa al pubblico per lavori al piano superiore, si era resa conto della manomissione di due bacheche. Qualcuno poteva aver sottratto i gioielli Marcy anche un mese prima.
Si tratta di oggetti per i quali i collezionisti farebbero qualsiasi follia, ma che sul mercato antiquario sono difficilmente collocabili, proprio per la loro particolare provenienza. La bottega Marcy di Pàrigi, in piena Belle Epoque, era specializzata in riproduzioni o addirittura reinvenzioni di oggetti, gioielli, dipinti di varie epoche. Il “Velasquez” e il “Canaletto” della Parmeggiani, appartengono proprio alla produzione dei falsi Marcy. Il loro valore intrinseco nasce non solo e non tanto dalla perfezione degli oggetti falsificati, quanto dal contesto storico, proprio come rara testimonianza del gusto della Belle Epoque. E del resto tutto l’allestimento della galleria, portato da Parigi dai coniugi Pàrmeggiani, appartiene a quell’epoca e proviene dalla casa d’artista parigina del barone d’Escosura. Il quale era quasi certamente uno dei terminali della vasta organizzazione di artigiani, fonditori, cesellatori, pittori, indoratori, tessitori, mercanti arrivata sino a noi come “bottega Marcy”. Per questa ragione il museo reggiano è una tappa obbligata per gli estimatori del genere.Del resto il furto avvenuto in marzo non è il primo e neppure il più grosso. Negli anni 80 fece scalpore il colpo che sottrasse alla Galleria alcuni pezzi fra i più importanti fra cui la famosa “Elsa della spada del vescovo di Metz” che era particolarmente apprezzata dai reggiani.
Nei giorni, comunque, la svolta: il frammento di cintura metallica è stato recuperato dai Carabinieri nel corso di una perquisizione domiciliare, alla quale si è evidentemente arrivati in base a indagini non semplici: il quarantenne indagato costudiva il monile in una bustina di plastica riposta in un cassetto tra gli oggetti personali.