Sciopero generale, venerdì due cortei. Cgil e Uil bellicose: “Bloccheremo la città”

9/12/2014 – Ben due cortei venerdì mattina 12 dicembre a Reggio Emilia, per lo sciopero generale politico contro il governo Renzi proclamato da Cgil e Uil all’insegna dello slogan “Così non va”. L’obiettivo dichiarato è “bloccare la città”. Finalità e dettagli organizzativi sono stati illustrati stamani in una conferenza stampa tenuta alla Camera del Lavoro di via Roma.

battere“Occorre fermare il Paese, ogni attività in fabbrica, campagna, ufficio, scuola, servizi, trasporti, ecc.. – questo il grido di guerra di Cgil e Uil – Occorre in quel giorno lanciare un chiaro messaggio: quei diritti che stanno sequestrando ai lavoratori col Jobs Act, gli stessi lavoratori se li riprenderanno con l’iniziativa di lotta, riempiendo le piazze e, se sarà necessario, anche azienda per azienda, ente per ente nei prossimi mesi”.

Linguaggio bellicoso, che fa venire alla mente gli anni del 68. Guido Mora e Luca Chiesi della CGIL, insieme a Ferdinando Guidetti e Alberto Zanetti della UIL hanno illustrato, oltre alle motivazioni dell’iniziativa di mobilitazione, anche lo svolgimento della manifestazione provinciale.

Due i cortei, come detto, che partiranno dalle ore 9 da PIAZZA DEL TRICOLORE/ANGOLO VIALE MONTEGRAPPA e dall’AREA COMMERCIALE MERIDIANA /lato via F. Ferrari. I due cortei si uniranno poi in prossimità di PIAZZA DUCA D’AOSTA e proseguiranno per le vie del centro fino a PIAZZA MARTIRI DEL 7 LUGLIO per gli interventi e il comizio conclusivo.

“I due cortei che collegheranno la periferia al centro sono a disposizione di lavoratori, pensionati, studenti, cittadini perché, bloccando la città, venga manifestata con forza la protesta contro lo scempio dei diritti nel lavoro e perché questo Governo” – insistono i sindacalisti – “rimetta al centro il lavoro, le politiche industriali e dei settori produttivi fortemente in crisi”.

“Non è vero che la partita sia conclusa, anzi da ora in poi dovrà svilupparsi il confronto, anche aspro, e la battaglia nel merito di cosa serva al Paese uscire dalla crisi”.

“La legge delega “Jobs Act” che va a stravolgere nel profondo il sistema dei diritti del lavoro nel nostro Paese, è stata approvata senza un vero confronto parlamentare ed in assenza totale di confronto con il sindacato.
Anzi, i contenuti della legge sono stati decisi in altre sedi imponendo agli stessi parlamentari una disciplina di partito”. Concludono Cgil e Uil: “Possiamo parlare di eclissi della democrazia? Crediamo proprio di sì!”.

“Il Governo col Jobs Act sostiene di voler ridurre la precarietà e le differenze fra lavoratori di serie A e di serie B mentre nei fatti il provvedimento le allarga e le approfondisce perché non riduce le forme di lavoro precario esistenti anzi ne introduce di nuove come il contratto a tutele crescenti e toglie i diritti a chi li ha senza estenderli a chi non li ha mai avuti. Occorre, quindi, fare esattamente il contrario. Il lavoro manca non perché è poco flessibile ma perché non c’è e il mercato da solo, senza investimenti pubblici adeguati e senza una politica industriale non è in grado di crearlo”.

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