5/12/2014 – Il vescovo di Reggio Emilia monsignor Massimo Camisasca si schiera con le Sentinelle in piedi e dichiara che le loro convinzioni sono anche le sue. Non sconfessa il viceparroco di Regina Pacis, che ha annullato un incontro in parrocchia con le “Sentinelle”, ma sottolinea con forza che “ognuno deve avere la possibilità di esprimere, nel rispetto degli altri, ciò di cui è convinto. Proprio in virtù di questo principio di libertà, occorre che da parte di tutti sia riconosciuto anche alle Sentinelle in piedi il diritto inalienabile a far sentire la loro voce”.
Con queste parole il vescovo, teologo di Comunione e Liberazione, fondatore della comunità sacerdotale San Carlo Borromeo, ha preso una posizione ferma, priva di ambiguità, sulla discriminazione che ha colpito le Sentinelle: con le quali si può essere anche in totale disaccordo, nondimeno hanno il diritto di parola come tutti, a maggior ragione dentro la chiesa.
Le Sentinelle in piedi sono un movimento per la famiglia che si batte, fra l’altro, contro i matrimoni gay e contro la legge sull’omofobia. Protestano restando in piedi in assoluto silenzio per un’ora e più, leggendo un libro. Subiscono regolarmente le contestazioni rumorose di associazioni contrarie e di centri sociali (è avvenuto anche a Reggio) e anche per questo conquistano adesioni e consensi in misura crescente.
A Regina Pacis era in programma un incontro delle Sentinelle proprio sui temi “gender” e in particolare sulla legge anti-omofobia. Don Paolo Cugini ha annullato la serata, cedendo alle peraltro prevedibili proteste di varie sigle, compresi i centri sociali che mesi fa aveva coperto di insulti le Sentinelle che manifestavano in silenzio in piazza Prampolini.
Con coraggio, il vescovo Camisasca si espone in prima persona nella vicenda: “Le convinzioni che le Sentinelle in piedi, con umile forza e in modo pacifico – ha scritto ieri sera – vogliono portare all’attenzione pubblica sono le stesse che anche io, come uomo e come vescovo di questa diocesi, ho più volte sottolineato e che ho riassunto nella nota sul gender…”.
È forse il primo vescovo che prende posizione, con tanta forza e ufficialmente, a fianco delle Sentinelle: “Desidero esprimere la mia gratitudine e il sostegno della Chiesa per la testimonianza di tanti uomini e tante donne, soprattutto di tanti giovani, appartenenti a fedi e storie diverse – facenti capo ad associazioni laiche o religiose, circoli culturali, ecc… – che si espongono in prima persona a difesa del bene dell’umanità”.
Il consigliere reggiano del Pd De Lucia, da seduto, è contrario alle ‘Sentinelle in piedi’, con cui ha polemizzato via Fb
Ma Camisasca ha colto soprattutto il pericolo dell’avanzare anche nella Chiesa del “pensiero unico” che emargina con prepotenza chi non è d’accordo, che toglie la parola a chi esprime posizioni diverse e col politically correct reinventa i linguaggi, ai quali naturalmente tutti devono attenersi.
Col suo intervento ha ricordato a tutti, senza citarlo, il principio volterriano, il più laico e liberale-libertario che ci sia: “Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la mia vita perché tu lo possa dire”. È persino paradossale che debba essere un vescovo cattolico a rinfrescare la memoria ai laici intolleranti (ma che per sé rivendicano ogni genere di libertà), mentre richiama la propria Chiesa al coraggio della libertà.
(p.l.g.)
IL MESSAGGIO INTEGRALE DEL VESCOVO CAMISASCA
“Rispetto alle ultime vicende relative alla cancellazione di un incontro sul tema del gender che avrebbe dovuto svolgersi nella Parrocchia di Regina Pacis, essendosi alzate in proposito molte e contraddittorie voci, avverto come mio dovere di vescovo la necessità di un chiarimento.
Innanzitutto ritengo che la decisione presa da don Paolo Cugini sia stata frutto di una valutazione coscienziosa della situazione in ordine al bene dei fedeli. Certamente egli, in futuro, saprà esprimere al popolo cui è mandato la voce della Chiesa e della ragione relativamente ai temi in questione.
Detto questo e senza entrare nel merito dei metodi e degli statuti, non posso non rilevare come molte delle convinzioni che le Sentinelle in piedi, con umile forza e in modo pacifico, vogliono portare all’attenzione pubblica sono le stesse che anche io, come uomo e come vescovo di questa diocesi, ho più volte sottolineato e che ho riassunto nella nota sul gender (pubblicata nello scorso aprile) e nell’ultimo Discorso alla città, in occasione della festa di san Prospero: la famiglia nasce dall’incontro tra un uomo e una donna; i figli non sono un diritto, né di singoli, né di coppie, ma un dono da accogliere e rispettare; i bambini hanno il diritto ad una madre e ad un padre e i genitori, – con il sostegno degli amici, dei parenti e delle istituzioni pubbliche – devono essere messi nelle condizioni di poter educare liberamente i propri figli.
Questi convincimenti non nascono da una posizione confessionale, ma sono patrimonio comune dell’esperienza umana, fondata sulla ragione. È per questo che anche la Chiesa, da sempre avvocata dell’uomo, si impegna a difenderli. Sono convinzioni che papa Francesco ha espresso più volte dall’inizio del suo pontificato.
Desidero perciò esprimere la mia gratitudine e il sostegno della Chiesa per la testimonianza di tanti uomini e tante donne, soprattutto di tanti giovani, appartenenti a fedi e storie diverse – facenti capo ad associazioni laiche o religiose, circoli culturali, ecc… – che si espongono in prima persona a difesa del bene dell’umanità.
Accolgo con rispetto e attenzione, perché portatore di una dignità umana uguale alla mia, chi ha posizioni differenti, qualunque sia la sua cultura, il suo credo, il suo orientamento sessuale: ognuno deve avere la possibilità di esprimere, nel rispetto degli altri, ciò di cui è convinto. Proprio in virtù di questo principio di libertà, occorre che da parte di tutti sia riconosciuto anche alle Sentinelle in piedi il diritto inalienabile a far sentire la loro voce”.
+ Massimo Camisasca