di Pierluigi Ghiggini
8/11/2014 – E’ finito in bagarre il dibattito di venerdì sera sulle mafie, a Reggio Emilia, in una Sala del Tricolore come sempre gremitissima, organizzato da Cortocircuito web tv con l’ex procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli e il procuratore capo di Torino Armando Spataro.
È come se si fosse aperto il vaso di Pandora delle mafie a Reggio e degli intrecci fra ndrangheta, politica, amministrazioni, appalti. Attacchi alla Procura, alle Giunte di sinistra, agli stessi Caselli e Spataro che hanno reagito indignati. Il sindaco Vecchi ha accusato Maria Edera Spadoni, giovane deputata dei 5 Stelle intervenuta con accuse a tutto campo, di fare propaganda elettorale.
A metà dibattito dà fuoco alle polveri proprio la Spadoni, invitata a parlare da Elia Minari, il direttore di Cortocircuito che coordina il dibattito. Non si limita alle domande, ma pronuncia una requisitoria in piena regola, preparata a tavolino, dopo essere arrivata in Sala del Tricolore col seguito di numerosi supporter.
Torna a denunciare la famosa cena degli imprenditori calabresi agli Antichi Sapori (incontro pubblico che fu annunciato anche dai media) ma non si ferma lì: accusa Iren per gli appalti a ditte coinvolte in inchieste di mafia, per la discarica di Poiatica “affidata a Ciampà”, per una consociata
siciliana. Ora gli applausi dei Pd presenti si gelano nelle mani. Ricorda che Sonia Masini nel 2009 affermò perentoria “Reggio è sana”, e attacca il sindaco di Brescello Marcello Coffrini per le sue disgraziate dichiarazioni su Grande Aracri quale persona “gentile ed educata”.
Infine, tra urla e applausi, punta il dito contro il sindaco Luca Vecchi, impietrito sul suo scranno: “La responsabilità è anche di queste amministrazioni, per 70 anni hanno gestito Reggio e hanno permesso la penetrazione delle mafie”. A quel punto Elia Minari cerca si riportare la calma, ma inutilmente: il vaso di Pandora ormai è in frantumi.
Prende la parola Maria Petronio, ricercatrice e figlia un maresciallo che lavorò col generale Dalla Chiesa. Petronio accusa di immobilismo la Procura reggiana, coinvolgendo nella critica anche la Prefettura e le forze di polizia.
Minari vorrebbe interromperla, lei parla in modo torrenziale di Poiatica e dell’appalto Global Service della Provincia, della scuola di Montecchio, di appalti e subappalti Tav, dello scandalo En.cor, del park Vittoria e di Lodetti Alliata intercettato con protagonisti dello scandalo Expo, di società svizzere.
Accusa le amministrazioni di aver fatto un lifting di facciata: “Tutta la campagna contro le mafie sembra non frutto di una vera volontà di redenzione, ma una furbesca messa in scena… nonostante l’evidenza di fatti e il sovrapporsi sul nostro territorio di indagini da parte di altre procure, qui la Procura continua a temporeggiare…”.
Quindi tocca a una ragazza che pone due domande sul suicidio del maresciallo Lombardo e sulla cattura di Totò Riina ribattendo anche sulla voce a Spataro e Caselli, che infatti rispondono, spiegano ma non tacciono la loro indignazione per il trattamento a loro riservato. Netta l’impressione di domande insinuanti, della serie “voi non la raccontate giusta”.
Forse è un’impressione sbagliata, ma agli ospiti certi atteggiamenti non vanno giù: “In trent’anni di dibattiti – dice con franchezza Spataro – non mi era mai accaduto di sentire domande tanto aggressive al punto da sovrapporsi alle risposte“.
L’on. 5Stelle Spadoni alla Camera (foto d’archivio)
Caselli difende la Procura reggiana: “Non conosco le questioni di cui parlate. Ma qui sono stati fatti grandi sequestri di beni e la procura ha collaborato strettamente con la Dda. Bisogna stare attenti a non passare da un estremo all’altro, dal silenzio alla denuncia incontrollata“.
Quindi Catia Silva, esponente Lega e capogruppo del centrodestra a Brescello, racconta delle minacce ricevute da un Grande Aracri e del clima di isolamento in cui ha vissuto per anni: “Il sindaco dell’epoca convocò un’assemblea contro di me”. E chiede un giudizio sull’atteggiamento assunto dai cittadini di Brescello, scesi in piazza a sostegno di Coffrini”.
“Hanno sbagliato e l’ho scritto a chiare lettere – risponde l’ex procuratore di Palermo – Va bene l’affetto verso il proprio sindaco, però bisogna essere coerenti sui principi di democrazia e legalità. È un errore enorme circoscrivere la ndrangheta a un’accolita di gangster. Si tratta anche e soprattutto di una questione culturale e sociale: i mafiosi con le loro ricchezze si insinuano nella politica, si mangiano le aziende pulite e occupano l’economia. E alla fine provocano l’impoverimento di tutti. Non si può far finta di niente e tirare oltre”.
Intanto Minari, dopo aver tolto la parola a una persona che chiede “perché non ci sono magistrati in galera” (e per questo si prende anche una botta di “fascista” dal loggione), cerca disperatamente di chiudere il dibattito, ma senza successo.
Interviene anche Rita Baraldi, madre dell’on. Spadoni, che pronuncia l’intervento più sorprendente, quasi una notitia criminis: racconta di una cena di vent’anni fa in cui l’ex direttore di una tv locale raccontò di aver dovuto vendere sotto minaccia, insieme agli altri soci dell’emittente, un terreno a un noto costruttore calabrese di Reggio. “Il costruttore, che lui non aveva mai conosciuto prima, lo invitò a cena, e con un tono che non lasciava dubbi, gli intimò: ‘Quel terreno è mio, dovete venderlo a me’. È cosi fu. Il direttore disse: mi sentii chiaramente minacciato”.
Mentre il pubblico rumoreggia e applaude, Minari chiude l’incontro. O meglio, crede di chiuderlo. Qualcuno già si alza per andarsene, ma a sorpresa Spataro insorge: “O mi fate parlare o me ne vado io“. Così il procuratore di Torino replica per le rime alla Spadoni, senza citarla, e al pubblico intervenuto. Stigmatizza l’aggressività di alcuni interventi e condanna “la strumentalizzazione politica dell’antimafia“.
Poi: “Mi aspetterei dai politici riforme serie e codici di autoregolamentazione, ma non ne vedo la volontà”. Poi contesta un’affermazione di Petronio: “Reggio Emilia è al 90% mafiosa? Non ci credo! Certe affermazioni fanno il gioco dei mafiosi“.
Ciliegina sulla torta, l’inattesa polemica finale tra gli stessi Spataro e Caselli a proposito dello stile e delle sortite dell’ex magistrato Antonio Ingroia, già pm a Palermo. “Gli atteggiamenti di certi pm sono insopportabili – dichiara Spataro – Non ne posso più della retorica di quei magistrati che vanno in piazza a raccogliere firme in proprio sostegno”. Ribatte Caselli: “I magistrati quando si mettono a fare politica salgono su questo o quel carro. Invece bisogna riconoscere a Ingroia di aver mantenuto la propria indipendenza”.
Si arriva davvero alle conclusioni, con Minari stremato per la situazione fuori controllo, e col sindaco Vecchi che prende la parola e si fa sentire. Definisce inaccettabili gli attacchi dal pubblico ai magistrati ospiti, e “irricevibili” le affermazioni sulla Procura reggiana, la polizia e la Prefettura.
Si rivolge direttamente all’onorevole Spadoni: “In questa sede intendiamo praticare l’antimafia della cultura in un confronto aperto. Va bene il dibattito acceso, però è inaccettabile che qualcuno venga qui arrogandosi il monopolio della moralità e a fare propaganda elettorale sull’antimafia. Onorevole Spadoni, in questa sala rappresentiamo non dei partiti, ma le istituzioni. Fuori i mafiosi ci sono e ci osservano, forse sanno già cosa è accaduto qui stasera. Attenti a non fare il loro gioco”.
L’assemblea con Caselli e Spataro si chiude davvero, ma la gente continua a discutere in piazza Prampolini sino a notte fonda.
***
Nella notte, il sindaco Vecchi scrive sulla sua pagina Facebook
“Voglio ringraziare Giancarlo Caselli ed Armando Spataro per il contributo dato stasera in Sala del Tricolore e naturalmente l’Associazione Corto Circuito.
Ma voglio anche dire che gli attacchi dal pubblico agli stessi Spataro e Caselli, l’accusa alla prefettura di dormire o alla procura di non far nulla, unitamente al violento attacco all’amministrazione comunale da parte dell’Onorevole Spadoni e di altri esponenti sono indecenti e irricevibili.
Non è così che si combatte la mafia. Non è organizzando agguati in un’ottica strumentale puramente pre-elettorale.
Le istituzioni devono rispondere con forza e unite perché è solo così che possono affermare credibilità e autorevolezza.
Noi continueremo il nostro impegno al fianco delle associazioni impegnate sul fronte antimafia, ma sopratutto al fianco e in stretta collaborazione con la prefettura, le forze dell’ordine e tutti gli organi istituzionali inquirenti.
I 5 Stelle facciano come credano, ma Reggio non li seguirà, perché non è con uno spirito invasato e settario che si costruisce l’antimafia.
Serve altro. Serve quello spirito libero, democratico e quel senso delle istituzioni che sta da sempre è nelle corde di questa città”.
(Il sindaco Luca Vecchi sul suo profilo Facebook alle ore 1.55 di notte)
***
LA SOLIDARIETÀ DI CORTOCIRCUITO ALLA PREFETTURA DI REGGIO EMILIA
Ringraziamo i tantissimi cittadini che ieri sera hanno, ancora una volta, affollato la Sala del Tricolore. Come sempre, abbiamo lasciato spazio agli interventi dei cittadini, perché crediamo che sia importante permettere a tutti di rivolgere domande ai magistrati ospiti.
Tuttavia pensiamo che c’è chi, questa volta, ne ha approfittato: sinceramente non abbiamo apprezzato gli attacchi che alcuni hanno rivolto alla Prefettura di Reggio Emilia, attacchi non fondati su alcun fatto.
Ricordiamo le decine di aziende bloccate, con apposite interdittive antimafia, da parte della Prefettura di Reggio Emilia, in collaborazione con le Forze dell’Ordine. La Prefettura della nostra città è stata premiata a livello nazionale per il suo impegno contro la criminalità organizzata.
Siamo i primi a denunciare i fatti quando qualcosa non va, basandoci sempre sui documenti, ma non apprezziamo affatto attacchi gratuiti non basati sui fatti. (Ovviamente queste parole NON si riferiscono all’intervento dell’On. Spadoni, sulle cui parole non entriamo nel merito, dato che gli scontri politici non ci interessano. Crediamo che ci vorrebbe maggiore unità e meno scontri politici nella lotta alle mafie)”.
(La Redazione di Cortocircuito, web-tv e giornale studentesco indipendente di Reggio Emilia)
***
SPADONI: “MAFIA E PARTECIPATE, PORTO IN PARLAMENTO IL CASO LICO SANTO, PARTNER DI IREN Spa FINO AL 2009 DENTRO IAM”
“Intervenendo al dibattito organizzato da Cortocircuito in Sala del Tricolore con il procuratore capo di Torino Armando Spataro e l’ex procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli, ho portato alla luce il caso delle partecipazioni societarie di Agac, poi Enia e Iren Spa in IAM Spa, la società che gestisce tra l’altro il depuratore di Gioia Tauro che tra i suoi soci vede la Lico Santo di Vibo Valentia che lo scorso 28 maggio 2014 è stata posta sotto sequestro dalla DIA. Il caso approderà in Parlamento.
E’ stata predisposta una interrogazione al Ministro dell’Interno, della Giustizia e dell’ Ambiente dove si ricostruisce tutta la storia partecipazioni societarie. IAM S.p.A. è una società mista a prevalente capitale pubblico partecipata. Nel 2005 risultata composta da aziende quali ASI di Reggio Calabria, Lico Santo S.r.l. e AGAC S.p.A di Reggio Emilia ( confluita poi in Enia Spa ed infine in Iren Spa società entrambe quotate in Borsa).
Negli anni seguenti IAM Spa ha visto la partecipazione azionaria di ASIREG al 60,5%,LIGEAM Srl 20% (controllata ad oggi al 92% da Lico Michelino 92% e Lico Santo 8%) Enia Spa 15%, Comune di Gioia Tauro 3%, Comune di Rosarno 0,5%.
Come si evince dalla relazione trimestrale consolidata al 30 settembre 2009 di Iren Spa, la società quotata in borsa ha ceduto in quell’anno la propria partecipazione azionaria in IAM Spa. Ad oggi la partecipazione azionaria di IAM Spa è così composta: LIGEAM srl (controllata al 92% da Lico Michelino e 8% Lico Santo ), Comune di Gioia Tauro 3%, Undis Spa-Saca Spa, Servizi Ambientali Centro Abruzzo 2,25%, Qua SAR Ambiente SRL 1,5%, SASIT Srl 1,5%, Comune di Polistena 1%, 3TI ITALIA Spa 0,75%, Comune di Rosarno 0,50%.
Il 28 maggio 2014 una di queste aziende socie di IAM in passato partner di Agac-Enia-Iren, la Lico Santo Srl di Vibo Valentia, è stata messa sotto sequestro dalla DIA di Roma in quanto avrebbe utilizzato per le sue attività aziende riconducibili al boss della ‘ndrangheta Saverio Razionale; la Lico Santo srl avrebbe impiegato nel ciclo lavorativo operai non in regola con la normativa vigente, forniti dalle società di Razionale risparmiando così notevoli costi del personale.
Tramite la mia interrogazione ho chiesto ai ministri interessati quali azioni intendano perseguire per ottenere la massima trasparenza affinché nessuna azienda che collabori con enti partecipati dai Comuni e/o quotate in Borsa possa tessere relazioni con la criminalità organizzata o esserne addirittura parte integrante.
Troppe volte in questi anni aziende poi coinvolte con il crimine organizzato specie nel settore rifiuti hanno avuto a che fare con le municipalizzate di Reggio, Parma, Piacenza Agac-Enia ed Iren. E’ accaduto anche in questo caso fino al 2009. Servono misure più stringenti ed una trasparenza totale oltre alla collaborazione costante e continua della DIA nell’assistere ogni operazione affinchè le infiltrazioni vengano bloccate sul nascere.
Maria Edera Spadoni – cittadina alla Camera dei Deputati
Movimento 5 Stelle
Si allega il testo dell’interrogazione
Interrogazione a risposta scritta
al Ministro dell’ Interno
al Ministro della Giustizia
al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare
Per sapere – premesso che:
IAM S.p.A (Iniziative Ambientali Meridionali) di Reggio Calabria-Gioia Tauro nata per gestire la depurazione civile e industriale, è oggi un’azienda pluriservizi che offre progettazione attuazione e gestione di sistemi integrati ambientali;
Le principale attività attività di IAM S.p.A. sono: gestione del ciclo integrato dell’acqua di captazione distribuzione e depurazione, progettazione, realizzazione e gestione di impianti di sollevamento, di potabilizzazione e depurazione, gestione reti per il controllo degli agenti inquinanti. Analisi di laboratorio aria, acqua e suolo. La principale struttura gestita è il depuratore di Goia Tauro.
– IAM S.p.A. è una società mista a prevalente capitale pubblico partecipata. Nel 2005 risultata composta da aziende quali ASI di Reggio Calabria, Lico Santo S.r.l. e AGAC S.p.A di Reggio Emilia (confluita poi in Enia Spa ed infine in Iren Spa società entrambe quotate in Borsa).
Negli anni seguenti IAM Spa ha visto la partecipazione azionaria di ASIREG al 60,5%, LIGEAM Srl 20% (controllata ad oggi al 92% da Lico Michelino 92% e Lico Santo 8%), Enia Spa 15%, Comune di Gioia Tauro 3%, Comune di Rosarno 0,5%.
– Come si evince dalla relazione trimestrale consolidata al 30 settembre 2009 di Iren Spa, la società quotata in borsa ha ceduto in quell’anno la propria partecipazione azionaria in IAM Spa.
– Ad oggi la partecipazione azionaria di IAM Spa è così composta: LIGEAM srl (controllata al 92% da Lico Michelino e 8% Lico Santo), Comune di Gioia Tauro 3%, Undis Spa-Saca Spa, Servizi Ambientali Centro Abruzzo 2,25%, Qua SAR Ambiente SRL 1,5%, SASIT Srl 1,5%, Comune di Polistena 1%, 3TI ITALIA Spa 0,75%, Comune di Rosarono 0,50%.
Il 28 maggio 2014 una di queste aziende socie di IAM, la Lico Santo Srl di Vibo Valentia, è stata messa sotto sequestro dalla DIA di Roma in quanto avrebbe utilizzato per le sue attività aziende riconducibili al boss della ‘ndrangheta Saverio Razionale; la Lico Santo srl avrebbe impiegato nel ciclo lavorativo operai non in regola con la normativa vigente, forniti dalle società di Razionale risparmiando così notevoli costi del personale.
Nell’interrogazione chiedo quali azioni i Ministri intendano perseguire per ottenere la massima trasparenza affinché nessuna azienda che collabori con enti partecipati dai Comuni e/o quotate in Borsa possa tessere relazioni con la criminalità organizzata, o esserne addirittura parte integrante”.
(Maria Edera Spadoni, deputata M5S)
Il gruppo consiliare M5S in comune a Reggio ha annunciato una interrogazione analoga al sindaco Luca Vecchi
maria luisa casarotti
11/11/2014 alle 03:09
Perchè in Italia non si riesce a fare neppure più un dibattito serio senza che qualcuno si insinui per fare la sua sporca propaganda politica, piena di false affermazioni? Dopo un fosco ventennio di attacchi caluniosi non sappiamo più discutere se non tendenziosamente? Che malinconia. lù