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Il procuratore antimafia a Reggio: “La ndrangheta s’infiltra con la corruzione”. Sotto accusa le gite elettorali a Cutro

di Pierluigi Ghiggini

4/10/2014 – “Contro le mafie abbiamo fatto moltissimo. I casalesi sono sconfitti, e Cosa Nostra non è più quella stragista di prima. Però è mancata la completa comprensione del fatto che la corruzione fa parte del metodo mafioso. I mafiosi si sono infiltrati soprattutto con la corruzione, col loro “volto buono”.
Se volete, queste parole pronunciate ieri sera dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, a Reggio Emilia, bastano da sole a comprendere come hanno fatto ndrangheta e camorra, occupare interi settori economici del reggiano e a condizionare le attività delle amministrazioni.
Ieri sera almeno trecento persone (ma altrettante non sono riuscite a entrare) hanno affollato la Sala del Tricolore per
l’intervista pubblica al procuratore antimafia e al giudice Giuseppe Gennari, magistrato del tribunale di Milano e autore del libro Le fondamenta delle città, per l’intervista pubblica organizzata dalla web tv giovanile Cortocircuito con la
collaborazione del comune e del sito Reggio contro le mafie, e
condotta da Elia Minari, al quale il pubblico ha tributato
un’autentica ovazione pèr la video inchiesta choc dedicata alle mani della ndrangheta su Reggio, e che ha fatto scoppiare il finimondo per le dichiarazioni del sindaco di Brescello.
In Sala del Tricolore, con il sindaco Luca Vecchi a
presiedere, c’erano tutti o quasi: i vertici delle forze
dell’ordine, i vertici della magistratura, esponenti del mondo economico (anche Stefano Landi), sindaci, associazioni, giornalisti, politici di vari schieramenti, parlamentari,
soprattutto tantissimi giovani.
C’erano, come una presenza costante ed ineliminabile, i fatti di questi ultimi giorni che hanno sconvolto Reggio,

l’interrogarsi su come Reggio e la sua terra abbiano potuto ridursi cosi, cosa fare per guarire dal cancro mafioso.
Le risposte alle domande di Minari, dei giornalisti e di numerosi presenti sono state necessariamente e indirette, generali, ma chiare.
IN primo luogo, Roberti e il giudice Gennari hanno insistito sul fatto che alla fine le mafie si insediano attraverso reati
facili e “comuni”: la corruzione, i favoritismi negli appalti, la violazione sistematica delle norme urbanistiche, violazione delle norme sul lavoro e sulla sicurezza per battere la concorrenza (tipico dell’autotrasporto e del
movimento terra), i giri di fatture false, le consulenze agli amici degli amici. Ed è la “zona grigia” enormemente estesa dei complici in affari che le fa crescere a dismisura e che le offre le migliori coperture.
E le amministrazioni, come pure gli imprenditori, devono comportarsi di conseguenza. Agli amministratori va chiesto – ha detto Gennari – di fare una cosa semplice: rispettare le leggi e le regole, e tenere gli occhi aperti.
In secondo luogo il richiamo all’impegno costante delle istituzioni perchè se è vero che ai cittadini spetta fare la loro parte come agli imprenditori spetta non cedere alla
tentazione dei soldi e dei vantaggi competitivi assicurati dai mafiosi, e altrettanto vero – ha rimarcato Roberti – “per il cittadino è difficile reagire se non ha alle spalle la forza delle istituzioni”. Solo così si può battere l’omertà. Il procuratore ha citato una frase di Falcone quasi dimenticata: “Non possiamo pretendere l’eroismo dai cittadini”.

Cosa devono lo Stato e le amministrazioni? Roberto ha messo in guardia sul fatto che le mafie, oltre a occupare settori come l’edilizia e il movimento terra, sono all’assalto dell’agroalimentare e del settore delle energie rinnovabili.

Ha difeso il sistema delle interdittive antimafia (“anche se so che vi sono delle obiezioni”), ha chiesto l’abolizione di
fatto del sistema del massimo ribasso negli appalti, che spalanca le porte all’illegalità: “Il massimo ribasso alla fine si trasferisce nella qualità scadente delle opere”.

Questo tema era stato introdotto da Enrico Bini, già presidente della Camera di commercio, e ora sindaco di Castelnovo Monti, che ha ricevuto un grande applauso per il suo impegno antimafia: “È stato fra i primi”, ha detto Minari. Sul massimo ribasso sono finite nel mirino Iren e le altre partecipate comunali, come Seta: “Basta con le gare al massimo ribasso, bisogna imporre un cambiamento netto alle partecipato”.Bini ha denunciato in proposito che nel cantiere della statale,63 ha visto i camion di una ditta calabrese “che non dovrebbe esserci”.

È toccato a un imprenditore parlare con chiarezza di argomenti tabù: “Non ho sentito nessuno fare un po’ di esame di coscienza. Troppo spesso abbiamo messo la polvere sotto il tappeto. Perchè il boom edilizio ha fatto comodo a tutti, e mi sarei aspettata un po’ di autocritica da parte degli
amministratori. E nessuno si è posto il problema dei politici che sono andati a Cutro a fare la campagna elettorale”. Chiarissima la risposta di Roberti: “Se vai giù, sai che é laggiù che si decide, non qui. È bene essere consapevoli che ogni ndranghetista che si trovi in qualsiasi parte del mondo,
prende sempre ordini dal “crimine” di Polsi”.

Robetti, infine, ha attaccato frontalmente l’idea di inserire anche lo spaccio di droga e le attività mafiose nel conteggio del Pil: “Porterebbe a una correzione dei conti di cento miliàrdi, ma sarebbe inaccettabile, un ritorno indietro drammatico”.

Convitato di pietra, la manifestazione di piazza di Brescello a sostegno di Coffrini, con la presenza dei figli e dei congiunti dei Grande Aracri. Se n’è parlato in maniera ellitica, ma senza lascia dubbi: ha aperto il fuoco di fila il sindaco Vecchi, con un discorso antimafia vigoroso, quando ha detto “La mafia può anche passeggiare in paese comportandosi in modo cordiale e gentile, ma bisogna saper riconoscere. Poi Elia Minari: “come cittadini scegliamo a chi far ristrutturare casa nostra. E certe parole non possiamo accettarle”, Sonia Masini (“quella manifestazione non c’è piaciuta”), Maria Wdera Spadoni (“Fatto gravissimo”), Enrico Bini (“Quello che è successo rischia di riportarci indietro di molti anni”).

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