23/10/2014 -Fabrizio Benati, candidato Pd al Consiglio Regionale, ingegnere e imprenditore leato alle coop (siede nel board di Coop Nordest) fa sapere che non andrà alla manifestazione della Cgil a Roma. Ci tiene evidentemente a segnare una distanza da Silvia Prodi, che invece a Roma ci va. Tuttavia non e d’accordo sul metodo di Renzi. E lancia una proposta: imoortiamo il modello tedesco della cogestione magari cominciando dalle grandi cooperative.
“Non sfidato i sindacati sull’art. 18 – ha dichiarato oggi – Piuttosto avrei provato a spostare il confronto sul potere di rappresentanza dei lavoratori nelle grandi imprese. Perché alcuni modelli – ad esempio, quello attuato in Volkswagen – con un po’ di buon senso potrebbero diventare strumenti più adeguati alle esigenze attuali dei lavoratori. Magari cominciando dalle grandi coop.
Benati poi annuncia che sabato non parteciperà allo sciopero generale contro la riforma del lavoro. “Non andrò alla manifestazione di Roma anche se l’approccio “muscolare” di
Renzi al tema non mi è piaciuto, a partire dall’uso dello strumento della legge delega e dalla richiesta di fiducia sul Job Act, che ha provocato l’ennesima impennata di tensione.
“I, punto non è l’art. 18, tuttavia non avrei sfidato i sindacati su questo terreno – sottolinea il candidato – L’art. 18 è rimasto un totem anche dopo che la Fornero ne ha ridotto sensibilmente l’ambito di applicazione. E andare allo scontro con la Cgil non fa bene a nessuno, né al governo Renzi né alla Cgil”.
Positivo invece il giudizio complessivo sul Job Act: “A parte il nome – difficile da pronunciare anche per un anglofono come me – credo che non sia tanto male. Perché guarda più all’ingresso nel mondo del lavoro che all’uscita. E perché lo fa con una serie di misure utili quali la semplificazione dei contratti, ma anche con azioni “di sinistra” quali l’introduzione della garanzia del reddito minimo e l’allargamento delle tutele a chi oggi non ce le ha, anche rimodulando gli ammortizzatori sociali e chi vi può
Si poteva fare di meglio? Sì, con un approccio meno muscolare in parlamento. E portando il sindacato su un terreno di dialogo su uno dei veri nodi: “Sul potere di rappresentanza dei lavoratori nelle grandi imprese ci sono alcuni modelli positivi di governo d’impresa sui quali si potrebbe iniziare a
riflettere insieme. Interessante, ad esempio, quello di Volkswagen che vede rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione. Con un po’ di pragmatismo, questi potrebbero diventare strumenti più adeguati ai lavoratori
questo secolo. Magari cominciando dalle grandi imprese cooperative”.