12/10/2014 – Sono pochi i sindaci e i consiglieri comunali che questa mattina in quattro ore, dalle 8 alle 12, si sono recati in Provincia a Reggio per votare per il nuovo consiglio provinciale. Nell’unico seggio elettorale allestito a piano terra di Palazzo Allende, per la prima volta dal 1860 non si recano i cittadini, ma soltanto sindaci e consiglieri comunali dei 45 comuni reggiani: complessivamente 640 amministratori pubblici. Alle 12 si erano recati a votare 241 amministratori, per un’affluenza pari al 37,65%. Il rischio astensionismo è elevato, ai danni soprattutto delle opposizioni. Il seggio chiuderà alle 20. Scontata l’elezione di Giammaria Manghi a presidente, i dodici eletti del consiglio saranno resi noti domattina.
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12/10/2014 – Oggi, domenica 12 ottobre – ricorrenza della scoperta dell’America – i 640 sindaci e consiglieri comunali di tutti i comuni del Reggiano sono chiamati al voto per eleggere il nuovo consiglio provinciale, che sarà formato da 12 membri. Votano in un seggio unico, istituito nella sede della Provincia a palazzo Allende, dalle 8 alle 20. Sono in lizza due liste e un solo candidato presidente che prenderà il posto di Sonia Masini: il sindaco di Poviglio Giammaria Manghi.
La nuova legge, è noto, mantiene le Province come prima, con gli stessi confini e le stesse funzioni, con la differenza sostanziale che a eleggere il consiglio provinciale non sono più i cittadini, ma appunto sindaci e consiglieri comunali. Si tratta quindi di elezioni di secondo grado, e con un meccanismo elettorale mai visto prima nell’Italia repubblicana, che moltiplica a dismisura gli effetti del maggioritario. Il sistema della legge, che porta il nome del sottosegretario Delrio, assegna un peso specifico diverso al voto di ciascun consigliere a seconda del numero di abitanti del comune in cui è eletto.
Ad esempio, la preferenza vale 22,778 voti ponderati se espressa da un consigliere o sindaco di Busana o Vetto, 57,332 se di Rolo o Casina, 111,672 se di Cavriago o Gualtieri, 171,218 se di Scandiano o Correggio, addirittura 949,434 per i 33 elettori (il sindaco e 32 consiglieri comunali) di Reggio Emilia. Così il voto del sindaco Vecchi di Reggio vale circa cinquanta volte più di quello del sindaco Pregreffi di Ligonchio. La violazione del principio di eguaglianza è evidente, ma intanto si vota facendo figli e figliastri.
Quale sia la ratio alla base del sistema Delrio, resta un mistero. Di certo però ha conseguenze perverse: secondo le simulazioni effettuate nelle ultime settimane, la rappresentanza viene completamente stravolta. Il Pd, che ha il 45% dei voti, avrà quasi il 90% dei seggi, e le minoranze potranno contare solo su due consiglieri, se va bene. Ma potrebbe finire anche col 100% dei seggi al PD, e tutti gli altri fuori dal portone in viale Garibaldi.
È la ragione per cui da giorni batte il tam tam, sotto forma di mail, sms e telefonate, del “non facciamo i furbi e andiamo tutti a votare”. È l’unico modo per assicurare un minimo di rappresentanza alle opposizioni in un consiglio da dittatura di partito, ma che eserciterà gli stessi poteri di prima, quando veniva eletto democraticamente dal popolo.
La cosa è talmente seria che molti consiglieri hanno rinviato impegni programmati da tempo. Claudio Bassi, ad esempio, ha spostato un viaggio di lavoro in Portogallo.
Il capogruppo azzurro a Reggio, Giuseppe Pagliani, ha lanciato un appello ai titubanti: “È assolutamente necessario venire a votare domenica a Reggio – afferma -. Ne va della garanzia della nostra rappresentanza. Disertare il seggio per protesta sarebbe un gesto sterile, che lascerebbe il potere interamente al Pd”.
L’altra conseguenza di queste elezioni è che l’asse politico reggiano si sposterà vistosamente verso Sala del Tricolore, e a discapito soprattutto della montagna: un terzo del territorio provinciale sarà rappresentato da un solo consigliere.
I CANDIDATI
L’unico candidato alla carica di primo presidente della ‘nuova’ Provincia di Reggio Emilia è Giammaria Manghi (Pd), sindaco di Poviglio.
LE DUE LISTE
Pd: Claudia Dana Aguzzoli, Chiara Albanese,
Enrico Bini, Elena Carletti, Paola Casali, Angelo Cigarini, Ilenia Malavasi, Alessio Mammi, Mariachiara Morelli, Marcello Moretti, Pierluigi Saccardi e Andrea Tagliavini.
Terre Reggiane (centrodestra e altri): Alessandro Bussetti, Paolo Delsante, Sara Devincenzi, Daniele Erbanni, Enrico Ferrari, Daniele Galli, Vincenzo Iafrate, Marcella Menozzi, Giuseppe Pagliani, Giovanni Salvarani,
Manuela Venturi e Gianluca Vinci.
I consiglieri da eleggere sono 12.
Questa mattina a Reggio E., circa una cinquantina di persone tra consiglieri e consigliere comunali, attivisti di associazioni e movimenti e comuni cittadini, ha manifestato davanti alla sede di Corso Garibaldi, in occasione delle elezioni provinciali 2014, per protestare contro la “privatizzazione della politica”.
Il presidio ha stazionato davanti al palazzo della Provincia, dalle ore 11 alle 12, con striscioni e cartelli sui quali apparivano gli slogan: «”Nuova” Provincia: rubato ai cittadini il diritto di voto», «La “nuova” Provincia privatizza la politica», e ancora: «La Provincia c’è ancora, ma tu cittadino non puoi votare».
Un gruppo di consiglieri reggiani di vari Comuni, oltre una decina, si è staccato dal raggruppamento e si è recato, con una copia della Costituzione italiana in mano, ai seggi, dove ha dichiarato di voler esercitare il diritto di rifiutare la scheda e di non esprimere il proprio voto per protesta, chiedendone la verbalizzazione.
Altri consiglieri, impossibilitati ad essere presenti in mattinata al presidio, si sono recati successivamente al seggio, rifiutando le schede.
La lettera aperta dove si spiegavano i motivi della protesta che ha condotto al presidio di questa mattina, presentata in un’assemblea che si è tenuta il 20 settembre scorso a Scandiano e finora sottoscritta da oltre 50 consiglieri e consigliere comunali di maggioranza e di opposizione, è stata diffusa nei giorni scorsi in varie iniziative di informazione alla cittadinanza promosse in diversi comuni reggiani.
La legge Delrio (approvata in via definitiva nell’aprile 2014, legge 56), non ha eliminato le province, che restano operanti. Si estinguono solo dove si prevede subentrino le città metropolitane e anche in questo caso finirà per cambiare solo il nome.
È cambiata invece la modalità di denominazione delle Province attuali e saranno amministrate da tre organi: il Presidente e il Consiglio provinciale, nonché l’Assemblea dei sindaci.
Il Presidente, avrà la rappresentanza legale dell’ente; convocherà e presiederà il Consiglio provinciale e l’Assemblea dei sindaci; sovrintenderà al funzionamento dei servizi provinciali e svolgerà tutte le funzioni attribuite dal nuovo Statuto.
Il Consiglio provinciale, composto da 12 amministratori eletti tra sindaci e consiglieri comunali in carica, si occuperà di proporre il nuovo Statuto all’Assemblea dei sindaci; approvare regolamenti, piani e programmi; proporre all’Assemblea ed approvare, in via definitiva e previo parere favorevole, il bilancio dell’ente; esercitare le funzioni attribuite dal nuovo Statuto.
L’Assemblea dei Sindaci, composta da tutti gli attuali 45 sindaci reggiani, approverà il nuovo Statuto ed eserciterà compiti propositivi, consultivi e di controllo.
Presidente, consiglieri provinciali e sindaci che comporranno l’Assemblea, non percepiranno alcun compenso (gettone di presenza o indennità) per l’attività svolta.