14/9/2014 – Ieri sera Pierluigi Bersani, affiancato da Diego Bianchi, alias Zoro, autore e regista del film Arance e Martello. Questa sera, domenica conclusiva, confronto in diretta tra Roberto Balzani e il segretario regionale Stefano Bonaccini, i due candidati superstiti alle primarie Pd per la presidenza della Regione fissate per il 28 settembre.
Questa volta il week end finale di FestaReggio è dominato dalla politica più che dallo spettacolo, dopo la tempesta che ha fatto traballare il Partito democratico emiliano-romagnolo, con le indagini per peculato che toccano anche Matteo Richetti e Bonaccini. Tempesta non ancora finita e che anzi potrebbe continuare a lungo.
Il tema dominante sono certamente le primarie, ma soprattutto lo stato di salute del partito emiliano immerso sino al collo nella questione morale e alle prese con una distanza crescente tra i gruppi dirigenti e la base.
Gli occhi sono puntati sulla tenda centrale del Campovolo dove va in scena il primo match in assoluto tra Balzani e Bonaccini (quest’ultimo indagato per peculato a proposito di 4 mila euro di rimborsi spese come consigliere regionale), portatori di visioni anche molto diverse sul partito, sul governo dell’Emilia e dell’Italia, sulla “casta” targata Pd, peraltro costosa, che è un tutt’uno col sistema pubblico e istituzionale dell’Emilia Romagna e responsabile di una moltiplicazione di poltrone, seggiole, enti, agenzie, autorità, partecipate, assunzioni politiche, uffici di comunicazione che ha assunto dimensioni lunari.
Le primarie si faranno comunque il 28, nonostante la ramazza della Procura di Bologna e la minaccia di una possibile seconda ondata grillina. Renzi, che non le avrebbe volute, ha tagliato la testa al toro con un tweet: “I candidati del Pd li scelgono i cittadini con le primarie, non soggetti esterni. In Emilia Romagna vinca il migliore”.
Ha riportato chiarezza e ha rassicurato il gruppo dirigente, ma al prezzo di un attacco trasparente al “soggetto esterno”, che poi sarebbe la Procura di Bologna e in generale il potere giudiziario: attacco firmato dal premier, non dall’ultimo arrivato, con una frase che riafferma l’intramontabile principio del non disturbare il manovratore. Lo avesse detto Berlusconi, l’Italia sarebbe in rivolta e la sinistra griderebbe all’attentato alla Costituzione.
Senonché il tweet di Renzi cela un’insidia non trascurabile. Bonaccini, convinto di aver chiarito tutto con i pm, ha chiesto l’archiviazione della sua posizione ed è sui carboni ardenti, perché vuol scrollarsi di dosso al più presto il marchio dell’indagato per peculato. Tuttavia la Procura ha preso tempo.
Un’archiviazione lampo potrebbe apparire non solo una disparità di trattamento rispetto agli altri indagati, ma dopo il cinguettio di Renzi anche come un cedimento al potere politico. Di certo non è così, però potrebbe essere questa la lettura prevalente da parte dell’opinione pubblica.
È la ragione per cui il professore di storia Roberto Balzani raccoglie simpatie crescenti, giorno dopo giorno, come il volto diverso e sano di un partito che arranca col fiatone degli obesi e rischia di stramazzare.
(p.l.g.)