13/9/2014 – Con la loro inchiesta sui rimborsi spese del consiglio comunale i consiglieri di Progetto Reggio, in testa Zeffirino IRali e l’allora capogruppo Giacomo Giovannini, non aveva diffamato nessuno, e avevano esercitato correttamente le loro prerogative, a cominciare dall’accesso agli amministrativi.E’ quanto afferma l’amministrativista Giacomo Donini, docente di Unimore, in parere richiesto dal Comune di Reggio, e pagato 4 mila euro.
Lo scrive oggi Prima Pagina. La pazienti verifiche di Progetto Reggio, che per mesi aveva spulciato moduli di rimborso, liquidazioni e soprattutto migliaia di pezze d’appoggio presentate dai consiglieri, rivelarono situazioni poco simpatiche e senza dubbio curiose, come il rimborso del bicchiere di whisky del consigliere Capelli, oggi capogruppo Pd, a Bruxelles, o il biglietto per una partita di baseball negli States a carico del Comune. la Rimborsopoli suscitò un’ondata di indignazione e di sarcasmo, facendo nel contempo crescere a dismisura la voglia nella giunta e nella
maggioranZa di farla pagwre in Tribunale a quei rompiscato,e di Progetto Reggio. Il prosindaco Ugo Ferrari chiese all’ufficio legale di valutare e possibilmente procedere. Da qui il parere pro veritate chiesto al professor Donini.
La risposta è stata inequivocabile: “Non è possibile riscontrare un abuso del diritto di accesso” da parte dei
consiglieri di Progetto Reggio, ed è “da escludere la configurazione di fattispecie di rivelazione” . Insomma “non è emerso nessun fatto di rilevanza penale” e neppure “siamo nella fattispecie della propalazione di notizie false o alterate”.
Irali, Giovannini e C. sono “salvi”, mentre la Giunta deve ringraziare Donini che gli ha evitato una brutta figura in Tribunale. Resta il fatto che la parcella è a carico del bilancio pubblico, e che comunque deve cessare il malcostume delle vertenze giudiziarie usate o minacciate contro oppositori e giornalisti: ha fatto scuola la causa da un milione di euro intentata da Delrio per l’inchiesta sulla vendita dell’area ex casello A1, causa alla quale il Comune dopo numeroae udienze ha rinunciato, come volevasi dimostrare, alla vigilia della campagna elettorale.