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Ndrangheta: sequestrati beni per 5 milioni ai fratelli Sarcone. Un altro colpo al clan Grande Aracri

24/9/2014 – Operazione in corso a Reggio, Perugia, Crotone. La Dia di Firenze e Bologna, coadiuvata dai Carabinieri di Reggio, ha bloccato beni per 5 milioni di euro riconducibili a imprenditori edili calabresi di Reggio Emilia, i fratelli Sarcone, ritenuti affiliati alla ’ndrangheta e precisamente alla cosca Grande Aracri di Cutro, ma saldamente insediata nel reggiano.   

Il sequestro è stato disposto in via d’urgenza dal presidente del Tribunale di Reggio Emilia Francesco Maria Caruso con ordinanza emessa lunedì, su richiesta del direttore della Dia Arturo De Felice, dopo che gli investigatori del Centro operativo di Firenze avevano rilevato, da parte di familiari
di uno dei fratelli, ripetuti tentativi di sottrarre al sequestro ingenti somme di denaro. Dalle intercettazioni è anche emerso il tentativo di ritirare dalle banche denaro liquido per centinaia di migliaia di euro, oltre ad alcune
vendite di titoli.

I beni posti in sequestro sono costituiti da circa 40 immobili (terreni e fabbricati) in Emilia-Romagna, in Umbria e in Calabria, da numerosi autoveicoli intestati a persone fisiche e giuridiche, da quote societarie e da consistenti disponibilità finanziarie.
La rete degli affari dei Sarcone fa capo alla holding Sarcone Group. Sequestrate anche le quote societarie delle imprese attive nell’edilizia New Essetre srl, di Sarcia srl, World House e Terre Matildiche. Nella nostra provincia i Carabinieri hanno operato sequestri in Comune di Reggio, a Bibbiano, Vezzano sul Crostolo e a Montecchio.
In tale contesto, è stata monitorata la posizione dei quattro fratelli Giuseppe Grande, Nicolino, Gianluigi e Carmine 
Sarcone, ritenuti affiliati alla ’ndrangheta, e in particolare al clan Grande Aracri.
Nicolino è stato condannato con sentenza di primo grado del 25 gennaio 2013 a otto anni per associazione mafiosa nel processo scaturito dall’operazione Scacco Matto, essendo stato accertato il suo ruolo di vertice nella cosca Grande Aracri. Il suo nome è saltato fuori anche dalle intercettazioni dell’inchiesta sulla maxi frode fiscale da 32 milioni che ha coinvolto fra gli altri il giornalista Marco Gibertini (che lo lo trovò a un incontro e disse di essere rimasto spaventato, perchè ne conosceva lo spessore criminale).
Gianluigi Sarcone invece ha precedenti per usura, estorsione
e riciclaggio.

“L’operazione – scrive la Dia – si colloca nell’ambito di un procedimento di applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali avviato a seguito di una richiesta formulata dal Direttore della Dia all’esito di una accurata analisi delle infiltrazioni della criminalità organizzata di origine calabrese nei settori imprenditoriali dell’Emilia Romagna”.

In estate un altro maxi sequestro, in quel caso da tre
milioni, aveva colpito la famiglia di Francesco Grande Aracri, fratello del boss Nicolino reggente della cosca saldamente insediata a Brescello, e di cui i Sarcone sono un ramo potente. A questo punto le dimissioni di Maurizio Coffrini, il sindaco di Brescello secondo cui Francesco Grande Aracri, condannato per associazione mafiosa, è “persona composta e educata”, appaiono inevitabili.

I BENI SEQUESTRATI

L’udienza di convalida del sequestro preventivo di ben per cinque milioni è stata fissata per il primo ottobre.
Ecco cosa scrive nell’ordinanza di sequestro il presidente del tribunale di Reggio, Francesco Maria Caruso: “L’univocità degli elementi raccolti, rappresentati sia da indizi che da
condanna, a carico di tutti i fratelli Sarcone, induce a ritenere inconfutabile il perdurante legame alla consorteria criminale di matrice mafiosa. Appare dunque verosimile pensare che le attività economiche dei fratelli Sarcone, nelle quali era inserito a pieno titolo anche Nicolino Sarcone, siano ancora oggi strettamente legate al sistema organizzativo dell’associazione mafiosa”.

Gli investigatori sottolineano anche “la sperequazione fra il tenore di vita e il reddito dichiarato”. A mettere in allarme la Dia il fatto che la moglie di Gianluigi Sarcone, Viktoria Todorova Gujgulova, “aveva richiesto la monetizzazione dei titoli detenuti  presso una banca e voleva prelevare una somma complessiva di 370mila euro, scadenziata in più operazioni, la prima delle quali è stata effettuata il 18 settembre scorso per un importo pari a 35mila euro”. Conclude l’ordinanza: “Il pericolo sussiste non solo in relazione ai conti correnti, ma anche per i beni mobili registrati per loro natura facilmente alienabili, ma anche rispetto ai beni immobili”.

Sono dunque sotto sequestro quattro immobili a Bibbiano in via G.B. Venturi 34 e sei immobili, sempre a Bibbiano, in via Angelo Secchi.
Quattro immobili a Reggio in via S. Ambrogio ai numeri 167-169 cinque immobili in via Plauto, oltre a otto immobili in via Prospero Martelli a Vezzano, otto in via strada di Bassa a Montecchio, tre terreni a Crotone, un terreno a Perugia, le aziende New S3, Sarcia, Word House e Terre Matildiche. I beni mobili registrati sequestrati sono cinque motocicli, otto autoveicoli e cinque autocarri. Sotto sequestro anche i conti correnti attivi in una quarantina di banche.

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