11/8/2014 – In pochi giorni, con un’attività investigativa da manuale, i Carabinieri della Compagnia di Castelnovo Monti e della Stazione di San Polo d’Enza, coordinati dalla sostituta procuratrice di Reggio Emilia, Raffaella Stignani, sono arrivati a capo della “rapina” in villa avvenuta il primo agosto, nelle campagne di Canossa, nella casa estiva di un imprenditore reggiano.
I militari hanno assicurato alla giustizia i responsabili e recuperato la refurtiva – una collezione di orologi preziosi tra cui Girard Perregaux, Cartier e Tissot per un valore superiore ai 50 mila euro – ma soprattutto hanno ricostruito una vicenda che ha del paradossale, e per molti aspetti inedita. Si tratta non di una rapina, ma di un singolare caso di simulazione come di rado se ne vedono.
In realtà, il capo delle banda era… la vittima stessa. O meglio, era la colf rumena, l’unica in casa al momento della rapina, che per sviare le indagini si è fatta legare a una seggiola, imbavagliare e pestare a sangue dal suo complice, che probabilmente è anche il suo amante. Una messinscena
realistica oltre ogni misura, al punto che la donna era stata giudicata guaribile in 20 giorni per la frattura di una costola e le ferite al volto, completamente tumefatto dai cazzotti.
Questo iperrealismo tuttavia non ha tratto in inganno i Carabinieri che, dopo appena qualche giorno, partendo dalle prime, piccole incongruenze nel racconto della colf, sono arrivati al complice della donna (anche lui rumeno) e a un terzo componente della banda “in corso d’identificazione” e tre fratelli, anche loro rumeni e anche loro residenti a Modena, ricettatori degli orologi.
Il brillante esito dell’inchiesta, che non è ancora conclusa, è stato illustrato in mattinata dal comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Paolo Zito, affiancato dal comandante facente funzione della Tenenza di Castelnovo Monti, tenente Tosi, dal comandante del Nucleo Operativo di Castelnovo Monti, Pastore e dal nuovo comandante della stazione di San Polo, maresciallo Tondo.
L’altra mattina sono stati sottoposti a fermo di Polizia Giudiziaria la rumena Alina Florina Loredana Serban, 27 anni, residente a Modena, e il suo connazionale Mihai Vasile Iordache, 26 anni, domiciliato a Modena. È ricercato un terzo rumeno, che avrebbe partecipato alla finta rapina.
I tre sono accusati di furto aggravato in abitazione con l’aggravante dell’ingente danno economico (50 mila euro) e dall’aver commesso il fatto con l’abuso delle relazioni domestiche.
Come detto, con l’accusa di ricettazione in concorso fra loro sono finiti altri tre fratelli rumeni, incensurati, tutti residenti a Modena, risultati secondo i Carabinieri i “custodi” della refurtiva costituita dalla collezione di orologi di pregio.
Non è escluso che oltre quelle dei sei rumeni, le indagini non portino ad individuare altre responsabilità in un caso di simulazione francamente difficile, se non impossibile, da individuare. Fra l’altro, ha riferito il colonnello Zito, la donna non paga del “colpo” ha tentato di estorcere denaro al proprietario della casa, perché di fatto svolgeva le mansioni di custode ed era stata “esposta” all’aggressione.
Ha spiegato il comandante dei Carabinieri di Reggio Emilia: “Una vicina di casa aveva sentito le urla della donna. Legata e imbavagliata, col volto tumefatto, era riuscita a trascinarsi sino al balcone e da lì aveva gridato aiuto. Questa è la scena vista dai Carabinieri, quando sono intervenuti: un classico caso di rapina i villa. In realtà era una simulazione: la donna si era fatta appositamente picchiare dal complice, che poi era il suo compagno”.
La scena, anche di fronte alla gravità delle ferite della colf, sembrava non lasciare dubbi. “Ma abbiamo colto alcune incongruenze nella deposizione della vittima che, insieme ai primi rilievi compiuti sul posto, hanno indirizzato le indagini in modo ben preciso”.
Da qui appostamenti, pedinamenti della donna, sino a quando non si sono scoperti i rapporti col suo “aguzzino”: entrambi avevano precedenti di polizia. Invece risultavano “puliti” e con lavori normali i tre fratelli “tesorieri” del malloppo. Gli orologi sono stati recuperati tra Reggio e Modena.
Dunque nessuna banda delle ville nel senso corrente del termine, ma una messinscena ben orchestrata. Le indagini dei Carabinieri rassicurano in qualche modo sulla situazione, alla luce del moltiplicarsi dei reati predatori al punto che ormai si parla, per l’ennesima volta, di una emergenza criminalità a Reggio e in provincia.
Semmai, come ha sottolineato Zito, casi come quello di Canossa devono spingere i cittadini verso una maggiore prudenza: “Le collaboratrici famigliari, le badanti dell’Est svolgono una funzione insostituibile e apprezzata da tutti, ma talvolta i rapporti affettivi possono trarre in inganno circa la loro affidabilità. E lo stesso vale per i lavori di ristrutturazione delle abitazioni”.
“Noi comunque ci siamo e ci saremo – ha assicurato il comandante dei Carabinieri – Andremo avanti nel nostro impegno per la sicurezza dei cittadini”.
Nadia Borghi
12/08/2014 alle 08:32
le badanti sono necessarie perchè non abbiamo strutture sufficenti per i nostri anziani, strutture che a pagamento in forma privata sono troppo care, ma se la politica si occupasse di questa piaga che col tempo colpirà tutti noi, forse,non servirebbero queste figure per di più incapaci di gestire l’anziano.
I nostri nonni hanno pagato per una vita il servizio sanitario e poi si vedono rifiutati dalle strutture convenzionate perchè non c’è posto fino al prossimo dei prossimi decessi,le strutture private si aggirano sugli 80 euro al giorno e allora si ripiega su una badante qualificata come tale e il più delle volte irresponsabile e incapace di gestire anziani, questa è un’altra nostra eccellenza.
lo scafista fa scuola...
14/08/2014 alle 00:53
e il politico rifocilla e tutela….
Se ne fottono. Di noi e degli anziani.